Vestiti usati gratis per chi non se li può permettere e circa 3300 persone aiutate soltanto nel corso del 2024. Compie sei anni il Progetto Abito, nato nel 2019 come evoluzione di un servizio pre-esistente nella galassia solidale della Società di San Vincenzo De Paoli: un'attività che nel suo negozio di via Santa Maria 6 distribuisce gratuitamente capi d'abbigliamento a chi ha bisogno.
Povertà lontane e (soprattutto) vicine
Chi va a bussare a quella porta appartiene a fette di povertà e disperazione che - da qualunque angolo del mondo provengano, spesso anche solo a pochi passi di distanza - qui trovano una risposta e un conforto. In uno spazio che sembra a tutti gli effetti una boutique con armadi, manichini ed espositori, a pochi passi da corso Siccardi e dal centro elegante della città di Torino. La distribuzione avviene tutti i giorni, dalle 9 alle 18, con accesso libero, mentre le famiglie (specie se numerose) possono fissare un appuntamento per poter fare con la calma necessaria.
Raccolta fondi (e non solo)
Ma chi si fa carico di queste necessità, quotidianamente, ha anche bisogno di una mano. Lo sa bene Elisa Valenti, coordinatrice del Progetto Abito: "In questi ultimi mesi abbiamo lanciato la campagna 'Non lasciateci in mutande', per la raccolta di abbigliamento intimo nuovo. Abbiamo scelto una chiave ironica e un po' irriverente per sottrarci a certe narrazioni e abbiamo dato vita ad alcuni eventi: abbiamo fatto aperitivi di beneficenza come gli aperislip, in cui i partecipanti potevano portare intimo nuovo da donare, oppure spettacoli teatrali come quello ospitato al teatro Astra in cui l'ingresso si pagava, appunto, con mutande nuove da regalare. E a giugno ripartiremo con nuove iniziative finalizzate proprio a questo filone di aiuto".
Ma ci sono tante cose che stanno bollendo in pentola. Alcune legate al gioco, altre alla divulgazione. Per esempio le attività con le scuole: "A giugno faremo una summer academy pensata per i ragazzi delle scuole superiori e dei primi anni università: tratteremo i temi dell'inclusione sociale, ma anche dell'educazione ambientale, visto che l'acquisto e il consumo di vestiti comporta un impatto sull'ecosistema. Una volta all'anno, inoltre, organizziamo mercatini di seconda mano per finanziare il progetto e per fare acquistare i capi in maniera sostenibile alle persone che partecipano".
Stranieri e senza fissa dimora
Chi si rivolge all'emporio del Progetto Abito porta con sé un bagaglio fatto solo di sofferenze e difficoltà: spesso sono persone che hanno perso tutto, a causa di una guerra o perché non hanno più un lavoro. "Sono tanti gli stranieri, ma almeno un terzo delle persone che si rivolgono a noi sono italiani. Molti sono senza fissa dimora".
"Non poter comprare vestiti per tua figlia che cresce o non poterti permettere una camicia bianca per un colloquio sarebbero ulteriori preoccupazioni - dicono ancora i responsabili del progetto attraverso il loro sito web - In Abito non solo riceveresti i vestiti di cui hai bisogno, ma li potresti scegliere tu stesso, come in un vero e proprio negozio. È questo il nostro valore aggiunto. In Abito si rincontra quella quotidianità perduta e regaliamo una parentesi di normalità a chi ogni giorno affronta mille difficoltà. Gentilezza è la nostra parola d’ordine. Chiunque entri nel nostro emporio trova sempre volontari sorridenti, pronti ad aiutare e fare due chiacchiere".