Cinque persone di nazionalità brasiliana sono state arrestate lo scorso 15 aprile dalla Polizia di Stato di Torino, al termine di un’operazione investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica. Sono gravemente indiziate di far parte di un’organizzazione criminale dedita alla tratta di esseri umani, con l’aggravante dello sfruttamento della prostituzione.
L'inchiesta
L’inchiesta, avviata nel settembre 2024, ha portato alla luce una rete strutturata che si occupava del reclutamento e dello sfruttamento di transessuali brasiliani, fatti arrivare in Italia con la falsa promessa di un lavoro regolare. Una volta giunte a Torino, le vittime venivano private del passaporto, alloggiate in appartamenti sotto controllo e costrette a prostituirsi, consegnando tutti i guadagni ai propri sfruttatori.
Fondamentale per l’inchiesta è stata la cooperazione internazionale di polizia nell’ambito del progetto Interpol “EL PAcCTO 2.0”, grazie al quale è stato possibile mappare le attività di reclutamento svolte direttamente in Brasile.
Al vertice dell’organizzazione figurano due coniugi brasiliani, promotori e gestori del traffico. A loro si affiancava il padre dell’uomo, incaricato della logistica quotidiana: acquistava generi alimentari, accompagnava le vittime nei luoghi di prostituzione e riscuoteva i proventi. Anche la madre dell’uomo aveva un ruolo attivo: cucinava per le vittime, trattenendo il costo dei pasti dalle somme guadagnate con la prostituzione.
Il ruolo chiave
Un ruolo chiave era affidato a una delle transessuali reclutate, incaricata di sorvegliare le altre vittime, trasmettere ordini e, in alcuni casi, ricorrere anche alla violenza fisica.
Ancora, l’indagine ha disvelato il ruolo decisivo attribuito dall’associazione ad una delle transessuali che aveva il compito di controllare senza sosta le vittime che si prostituivano in strada con lei, ricevendo dai vertici dell’organizzazione le “istruzioni” da impartire alle altre e intervenendo – ove necessario – anche con violenza.
Le parti offese, inconsapevoli del destino al quale sarebbero andate incontro, accettavano di trasferirsi dal Brasile in Italia ma, una volta giunte a Torino, veniva loro sottratto il passaporto – con la promessa di restituzione al saldo del proprio debito – ed erano costrette a prostituirsi, perdendo ogni margine di libertà di scelta, movimento e autodeterminazione.
Contestualmente all’esecuzione del provvedimento, sono state effettuate, su disposizione della Procura di Torino, perquisizioni personali e domiciliari, che hanno consentito di recuperare i passaporti delle vittime nonché di sequestrare migliaia di euro in contanti, computer e smartphone sui quali saranno svolti accertamenti tecnici.
Il procedimento penale versa nella fase delle indagini preliminari e pertanto vige la presunzione di non colpevolezza a favore degli indagati, sino alla sentenza definitiva; pur tuttavia, gli elementi raccolti dagli investigatori sono stati ritenuti, dall’A.G. procedente, sufficienti a costituire gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei destinatari dei provvedimenti restrittivi.