In piazza Palazzo di Città movimenti studenteschi, partiti e comitati hanno organizzato oggi pomeriggio un presidio per promuovere il corteo del 24 aprile contro le politiche di guerra e di riarmo in corso, con un focus principale sul conflitto in Palestina.
Partiti e associazioni in campo
A organizzarla è stato Potere al Popolo, insieme a una rete di realtà sociali e universitarie che si riconoscono nei valori dell’antifascismo e della pace, tra cui Opposizione Studentesca d'Alternativa, Cambiare Rotta e il Movimento No Tav.
Il momento non è stato scelto a caso, ma si inserisce nel contesto delle commemorazioni del 24 e 25 aprile. Per questo, in piazza, lo striscione simbolo del presidio riportava la scritta: "Antifascismo è pace e disarmo".
Indice puntato contro il Comune di Torino
Anche il luogo scelto ha avuto un significato preciso: sotto il Municipio di Torino, dove è stato puntato il dito contro l’amministrazione, accusata di promuovere l’antifascismo solo a parole, mentre nei fatti investe nella costruzione della cittadella dell’Aerospazio e della Difesa con colossi come Leonardo SpA e Thales Alenia, sostiene l’apertura del centro Nato D.I.A.N.A. e ignora il gemellaggio con Gaza, proprio nel pieno del conflitto con Israele.
L'accusa lanciata in piazza è che quegli stessi ideali che hanno segnato la storia antifascista torinese sembrano oggi traditi da chi governa la città, il Paese e l’Unione Europea, pronti a sostenere un piano europeo di riarmo da 800 miliardi e a trasformare Torino in un polo militare d’eccellenza.
"Contro le guerre per una Palestina libera"
"Lo slogan promosso è contro le guerre per una Palestina libera – ha spiegato Francesca Bertini di Potere al Popolo – Il piano europeo di riarmo avrà ricadute sulla nostra città, dobbiamo fare chiarezza sul significato che ha il corteo del 25 aprile, marcando una differenza con chi come il sindaco celebra la festa e punta il dito contro le destre, ma è pronto a investire milioni di euro negli armamenti, negando lo spirito pacifista di Torino. Questa giunta è pronta a riconvertire Torino in città della guerra".
"È necessario capire i colpevoli, quelle persone che si dicono pacifiste e incentivano un progetto da 800 miliardi destinato a armi e bombe per ammazzare la gente – ha dichiarato Greta del movimento OSA – Queste persone non possono parlare di pace e non ci rappresentano. Anche il sindaco dovrebbe pulirsi la faccia, perché sappiamo cosa questo Comune vuole: cambiare la città in città di guerra".
"Anche noi siamo stanchi di vedere indicati come amici i partiti di centrosinistra che ogni anno ci hanno affamato e ci mandano alla guerra – ha sottolineato Francesco del movimento studentesco Cambiare Rotta – Come studenti universitari lo sappiamo bene: il centrosinistra è responsabile dei tagli all'istruzione e dell’apertura alle destre. I giovani non staranno con chi vorrà fargli mettere l'elmetto".
"È paradossale fare una festa vuota, funebre non del sindaco ma di chi resiste tutti i giorni – ha spiegato Giulia Ferro del Movimento No Tav – La nostra valle è stata completamente militarizzata e il conflitto sociale è diventato una zona di guerra. La logica della Tav è di realizzare un corridoio militare per trasportare i carrarmati e i mezzi pesanti".
Le richieste dei manifestanti
Infine, il presidio ha presentato l’appello che riassume le rivendicazioni di questo percorso condiviso. Non si tratta solo di memoria, ma di scelte concrete per il futuro: no alla trasformazione di Torino in città della guerra, no all’economia di guerra mascherata da progresso, sì a una spesa sociale vera, che metta al centro le persone e non le armi.