Cronaca | 17 aprile 2025, 18:10

Processo Eternit Bis: la Corte di Assise di Appello di Torino conferma condanna di Schmidheiny ridotta a 9 anni e 6 mesi

Bonanni (Osservatorio Nazionale Amianto): “Sentenza che non cancella il dolore, ma afferma un principio fondamentale: la vita e la salute delle persone vengono prima di tutto”

Processo Eternit Bis: la Corte di Assise di Appello di Torino conferma condanna di Schmidheiny ridotta a 9 anni e 6 mesi

“Dopo anni di battaglie legali, finalmente una sentenza che dà voce alle vittime dell’amianto e riconosce la gravità di quanto accaduto. Una condanna che non cancella il dolore, ma afferma un principio fondamentale: la vita e la salute delle persone vengono prima di tutto. È un segnale forte, che dice che chi inquina, chi nasconde, chi mette il profitto davanti alla sicurezza, non può restare impunito. La decisione della Corte è una vittoria della memoria, della dignità e della verità. A chi ha lottato per anni, spesso nel silenzio, va oggi il nostro rispetto più profondo”. E’ il commento dell’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto alla notizia che la Corte di Assise di Appello di Torino  ha confermato la condanna del magnate svizzero Stephan Ernst Schmidheiny, ridotta a 9 anni e 6 mesi per aver ritenuto che il fatto non sussiste per alcune posizioni. Tra le parti civili anche l’ONA, rappresentato dall’Avv. Andrea Ferrero Merlino.

"Dopo la sentenza della Corte D’Assise di Novara che aveva deciso di considerare i fatti non più come omicidio volontario, ma come omicidio colposo aggravato causato da gravi violazioni delle norme sulla sicurezza sul lavoro, per la morte di 392 persone delle quali 62 lavoratori dell’Eternit e 330 persone che vivevano nelle zone vicine alla fabbrica, e condannato l’industriale svizzero, la Corte di Assise di Appello di Torino rende giustizia ai tanti i morti per mesotelioma e le altre patologie asbesto correlate che hanno colpito nel corso del tempo gli operai e gli abitanti delle zone limitrofe alla Eternit" concludono dall'Osservatorio Nazionale Amianto. 

“La condanna a nove anni di reclusione per Stephan Schmidheiny al processo Eternit bis di Torino - ha dichiarato Alberto Deambrogio, segretario regionale piemontese di Rifondazione Comunista – rappresenta un punto importante nella lunghissima vicenda riguardante l’amianto. Come noto i lavoratori e le lavoratrici e i cittadini e le cittadine di Casale Monferrato hanno ingaggiato una determinatissima, coraggiosa e inesausta battaglia non solo per ottenere giustizia, ma per imporre davanti all’opinione pubblica del nostro Paese un’idea di civiltà e moralità ben precise e alternative a quelle che hanno caratterizzato l’attività di Schmidheiny e dell’Eternit: il valore del lavoro vivo, della vita di una comunità contro il disvalore astratto e criminale del profitto”.

“Oggi la condanna a 9 anni segna un punto importante per chi, appunto, ha difeso il lavoro, la vita in comune e l’ambiente; dice che nelle sue argomentazioni c’era e c’è la verità. Quella verità, così dura da affrontare, ma ineludibile, che la difesa di Schmidheiny ha sempre vergognosamente provato a eludere, persino nell’ultimo incredibile passaggio di oggi in aula a Torino”.

“Il fatto che la riduzione della pena rispetto al primo grado sia dovuto alla prescrizione di reati molto gravi, non può che indurre una profonda amarezza, esattamente perché ancora una volta chi, pur avendo responsabilità gravissime, riesce ad approfittare di limiti del nostro sistema giudiziario e normativo. Su questo la riflessione è d’obbligo e dovrebbe coinvolgere, cosa finora non fatta a sufficienza, la politica, spesso lontana sideralmente da tali problemi”.

“Chi ancora pensa che l’affermazione di un alternativo modo di produrre, di stare insieme, di rispettare l’ambiente sia necessaria – ha concluso Deambrogio – deve oggi grande riconoscenza alla battaglia piena di forza e dignità, che non esce sconfitta dal Tribunale di Torino. È questa gratitudine non doma che deve fare aggio sull’amarezza per quel che non è stato riconosciuto”.

“Legambiente esprime, nonostante tutto, soddisfazione per la sentenza della Corte D’assise di Torino – dichiarano Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente Nazionale, Alice De Marco, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta e Vittorio Giordano, Presidente del Circolo Legambiente Verdeblu di Casale Monferrato - E' stata riconosciuta la colpa, la corresponsabilità dell’imputato per le morti per mesotelioma, la corresponsabilità per una ferita ancora aperta sul territorio casalese. Ancora oggi si muore per mesotelioma legato all’esposizione all’amianto, a Casale ma non solo”.

  

“La sentenza va nella direzione auspicata - continuano Ciafani, De Marco e Giordano – pur nella limitatezza delle pene erogate: oltre alla condanna detentiva, infatti, sono stati riconosciuti al Comune di Casale M.to e 500.000 allo Stato Italiano”

 


comunicato stampa

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Federica Monello

Giornalista pubblicista, ascoltatrice vorace di musica, amante di tutto ciò che è cultura. Nasco e cresco in Sicilia dove da studentessa di Lettere Moderne muovo i primi passi nel giornalismo, dopo poco unisco la scrittura alla passione per la musica. Giungo ai piedi delle Alpi per diventare dottoressa in Comunicazione e Culture dei media e raccontare di storie di musica, versi, suoni e passioni.

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