I beni confiscati alla mafia, restituiti alla comunità per portare avanti progettualità sociali. Far rivivere gli spazi dove dilagava il malaffare e renderli beni comuni. Iniziative nobili che, spesso, naufragano perché si scontrano con costi elevati di manutenzione che gli enti pubblici, specie se la confisca avviene in piccoli comuni, non riescono a sostenere. E così il tasso di inutilizzo aumenta rendendo vano lo sforzo per combattere la criminalità organizzata con opere di bene.
Il via libera dal Consiglio regionale
Con quest’intento è stata approvata questa mattina in sede di Consiglio regionale la delibera che varia i criteri con cui si assegnano i contributi per il recupero di immobili e terreni appartenenti a organizzazioni malavitose. Ai bandi non parteciperanno più le realtà singole, ma anche le unioni dei comuni. Il contributo, rispetto al precedente, raddoppia passando dai 740 mila del bando 2024-2025 ai 1,2milioni del 2025-2026.
Cresce inoltre il sostegno economico della Regione per gli interventi strutturali, con contributi fino al 70% della spesa e un tetto massimo di 100 mila euro. Nei comuni con meno di 5.000 abitanti, la quota coperta può arrivare fino al 90%. Per i progetti di recupero sociale, il contributo regionale può raggiungere il 50% delle spese, fino a 30 mila euro. Anche in questo ambito, per i comuni più piccoli, la percentuale sale al 70%, mantenendo invariato il limite massimo.
È stata introdotta anche la possibilità di assegnare i beni per finalità economiche, a condizione che i proventi vengano reinvestiti in progetti a carattere sociale.
Proposta approvata all'unanimità
La proposta, approvata all’unanimità, ha visto la presentazione di due emendamenti (bocciati) presentati da Domenico Rossi (Pd), presidente della commissione legalità in Regione che chiedevano l’ampliamento dei beneficiari agli enti del terzo settore e la revisione dei punteggi per la valutazione dei progetti.
Sul tema è intervenuta Alice Ravinale (Avs) che ha parlato dell’importanza di sviluppare centri riabilitativi con focus sulle tossicodipendenze, in particolare inerenti alla recente ondata di crack, uscendo da una risoluzione securitaria del problema.
Una delibera che per Gianna Pentenero (Pd) rappresenta “un buon risultato, conseguito grazie al nostro lavoro, condiviso in commissione, e agli emendamenti del presidente della commissione Legalità che hanno recepito le richieste arrivate da Anci e Libera”.
Giudizi unanimi positivi arrivati dai banchi della maggioranza. Dalla consigliera Gianna Gancia (Lega) che ha ringraziato per il lavoro svolto in commissione e in aula, ad Alessandra Binzoni (FdI) che ha sottolineato l’impegno della regione in un intervento che vuole contrastare la criminalità organizzata, ad Annalisa Beccaria (FI) che sostiene come la modifica alla legge regionale possa generare esperienze positive, passando per Silvio Magliano (Lista Cirio) che ha parlato di un "passo importante” che auspica in un futuro la possibilità di affidare questi bene a enti del terzo settore selezionati.
Marrone: "Una buona notizia per la nostra Regione"
“Nel 2025 - spiega l’assessore regionale al contrasto alle mafie Maurizio Marrone - dopo un confronto con la Commissione competente, le amministrazioni locali, le associazioni e le Forze dell’Ordine, abbiamo scelto aumentare le risorse e di concedere contributi per il riutilizzo dei beni confiscati fino al 70% delle spese ammissibili, per un massimo di 100mila euro. Prima era del 50%. Questa percentuale salirà al 90% per i beni localizzati in comuni con meno di 5mila abitanti, per venire ulteriormente incontro alle difficoltà dei piccoli comuni nel realizzare questo tipo di progetti”.
“L’unanimità che si è registrata per l’approvazione di questo provvedimento è una buona notizia per la nostra Regione. Le relazioni che ci arrivano dagli inquirenti sull’alto tasso di infiltrazione sul nostro territorio devono motivarci nel proseguire il lavoro intrapreso in questi anni - dichiara ancora l’assessore Marrone - Il riutilizzo dei beni, così come i progetti che portiamo avanti, anche con le scuole, sono segnali importanti nei confronti della criminalità organizzata, a cui non lasceremo tregua”.