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Attualità | 15 aprile 2025, 16:50

‘Un partigiano a Mauthausen’: la testimonianza di Sergio Coalova, portata per anni in scuole e associazioni

Domani si terrà alla Società Operaia di Mutuo Soccorso la presentazione del libro da lui scritto negli anni Ottanta, in occasione della sua ripubblicazione

Il Museo del mutuo soccorso, che ospiterà la presentazione

Il Museo del mutuo soccorso, che ospiterà la presentazione

Una chiara scelta antifascista è quella che ha portato Sergio Coalova, mancato nel 2018 all’età di 95 anni, a prendere parte nel 1943 alla Resistenza in Val Pellice e a essere poi deportato a Mauthausen. Nel 1985, dopo anni di sofferenza psicologica, ha raccontato la sua esperienza in ‘Un partigiano a Mauthausen’.

Nato a Pinerolo nel 1923, ha frequentato il corso per ufficiali all’Accademia di Artiglieria e Genio. Dopo l’8 settembre 1943 è tra i primi a prendere parte alla Resistenza in Val Pellice. “Lui era in Accademia, dopo l’Armistizio la situazione è degenerata. Con i suoi colleghi ha capito che dovevano, hanno lasciato la divisa e si sono travestiti. Sono riusciti a tornare a Pinerolo. Secondo il suo senso di giustizia, la sua idea di rispetto e inclusività, la sua indole, è stato naturale schierarsi contro il fascismo e con i partigiani”, racconta la figlia Mariella Coalova.

Coalova aderisce alle formazioni Giustizia e Libertà, che sarebbero poi diventate la V Divisione ‘Sergio Toja’, e viene catturato dai nazifascisti durante un’azione a Torre Pellice il 19 marzo 1944. Portato a Luserna San Giovanni, viene in seguito rinchiuso a ‘Le Nuove’ di Torino. Deportato attraverso Fossoli e Bolzano, arriva a Mauthausen il 7 agosto 1944, dove gli viene assegnato il numero di matricola 82331 e dichiara il mestiere di disegnatore. La liberazione arriverà il 5 maggio 1945, con il rientro in Italia alla fine del giugno seguente.

Il dopoguerra segna, come per tutti i reduci di guerra, un periodo complicatissimo, soprattutto dal punto di vista psicologico: “Nessuno credeva a quello che aveva passato, nessuno sapeva condividere con lui la sua sofferenza. All’inizio assolutamente la memoria da parte sua non c’è stata, perché è stato proprio lasciato ‘da solo’, non per cattiveria ma perché a quei tempi non era previsto nessun tipo di supporto psicologico. La sua famiglia l’ha aiutato e accudito, ma mio padre non ha parlato del campo di concentramento per anni, è stato chiuso in sé stesso. Soltanto a partire dagli anni Sessanta ha cominciato a poco a poco ad aprirsi”.

Da lì sono iniziati interventi e conferenze, per far sì che quella tragedia non fosse dimenticata. “Ma questo è avvenuto solo dopo la rielaborazione del dolore. Con il suo libro è poi riuscito a spiegare quello che aveva dentro. Gli ultimi 10, 15 anni li ha dedicati con passione proprio a portare la sua testimonianza nelle scuole o in associazioni. Ha accompagnato viaggi di studenti o di anziani a Mauthausen, dove faceva lui da guida”, riporta la figlia.

In occasione della ripubblicazione del volume con Alzani Editore, voluta dalla famiglia Coalova, domani, mercoledì 16 aprile, alle 17 alla Società Operaia di Mutuo Soccorso in via Silvio Pellico 19 a Pinerolo si terrà la presentazione dal titolo ‘Un partigiano a Mauthausen. La sfida della speranza di Sergio Coalova’. L’evento, a ingresso libero, è organizzato dall’Associazione Pensieri in Piazza, in collaborazione con Soms Pinerolo, Anpi e l’Associazione Ettore Serafino. Introdurrà il professore Grado Merlo.

Sabina Comba

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