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Non solo Fumetti | 13 aprile 2025, 06:30

I 50 anni di Candy Candy

Il compleanno del melodramma in cartoni che ha commosso bambini e bambine negli anni ‘80

I 50 anni di Candy Candy

Come molti altri personaggi protagonisti di manga, Candy Candy non giunse in Italia stampata su carta, ma attraverso la tv.

Il 2 marzo del 1980 i bambini italiani sperimentarono, per la prima volta, un nuovo genere narrativo, sentimentale e melodrammatico.

La prima sigla di Candy Candy

Attenzione, ho usato il termine “bambini”, al maschile, e non l’ho fatto a caso. Certo, il senso è collettivo, comprende anche le femminucce, ma - con buona pace del politically correct - nel caso di Candy Candy, la bionda orfanella creata nel 1975 da Kyoko Mizuki (testi) e Yumiko Igarashi (disegni), la connotazione è piuttosto precisa. Sì, perché il personaggio piacque molto anche ai maschietti, anzi, forse soprattutto a loro.

Luogo comune avrebbe voluto, per la mentalità dell’epoca, che le vicissitudini di una bambina abbandonata, vittima di un’adozione sfortunata, costretta a subire una serie di lutti (uno dei quali particolarmente grave), innamorata di un ragazzo conteso da un’altra donna, eccetera eccetera, potesse emozionare più facilmente le bambine. Invece no, prese, e di brutto, anche i bambini.

Il manga originale di Candy Candy

A pensarci oggi, non c’era nulla di strano o di eclatante. Dove stava scritto che ai maschietti dovessero piacere soltanto le botte e le esplosioni? Candy Candy non era Heidi, non era letteratura per l’infanzia. La struttura narrativa di Heidi era più breve e lineare, la narrazione si basava sulla crescita di un personaggio che, al netto del suo essere orfano, al netto della disabilità di Clara, esaltava il contrasto tra la vita semplice della montagna e quella più complicata della città. Heidi era  in tutte le sue manifestazioni, un prodotto diverso. Se aveste chiesto a un maschietto dell’epoca “ti piace più Goldrake o Heidi?”, la risposta sarebbe stata scontata a favore del robot.

Candy no, lei andava oltre, con lei la risposta sarebbe stata “paritaria”.

Secondo quanto ha più volte dichiarato la stessa Mizuki, il progetto originario non era un cartone, né un manga, ma un vero e proprio romanzo che narrava la vita dei componenti della famiglia Andrew. Insomma, Candy Candy, è nata da un genere che abbracciava per la sua stessa natura un target di pubblico larghissimo. Per questo, tanto nel manga quanto nel cartoon, possiamo trovare, con le dovute proporzioni, illustri riferimenti a certa letteratura del passato, da David Copperfield  a Oliver Twist, per esempio.

A differenza di Heidi poi, Candy Candy divenne una moda, lanciò il genere, al punto che, da lei in poi, le emulazioni si sprecarono. Il mercato italiano dei cartoon ospitò altre serie dedicate a orfane sorridenti e sfortunate, nessuna delle quali però riuscì a ottenere lo stesso successo: Charlotte, Anna dai capelli rossi, Papà Gambalunga, Georgie, Remi. La melodrammaticità Candyana venne assorbita anche da personaggi all’apparenza meno simili, si pensi, ad esempio, all’Ape Magà o al cagnolino Bum Bum.

Ma la “signorina Tarzan tutte lentiggini” resta la capostipite, imbattuta e imbattibile, quella che comunque è riuscita a trasmettere un pathos da romanzo quasi adulto a bambini e bambine nemmeno adolescenti.

Come dimenticare le scene epiche della morte di Anthony, del bacio, e della separazione da Terence?

Il bacio tra Candy e Terence

Candy e Terence si separano

La separazione mi consente, tra l’altro, di segnalare una curiosità relativa al cartone. Nell’ultima puntata sembra che Candy e Terence possano coronare il loro sogno d’amore, cosa che invece nel manga non avviene, perché la protagonista sposa Albert, il vagabondo dietro cui si cela l’identità del capo della famiglia Andrew.

Sono passati 50 anni dalla nascita di Candy e 45 dalla messa in onda in Italia della prima puntata dell’anime. I festeggiamenti si svolgono dalle Alpi alle Piramidi, soprattutto in occasione delle varie fiere fumettistiche.

Nel corso dell’ultima “Lucca Collezionando” (manifestazione di cui abbiamo parlato in un recente articolo), il compleanno è stato festeggiato con una mostra di gadgets e merchandising d’epoca.

Stessa cosa è avvenuta a Roma, al Romics.

Il vastissimo merchandising legato a Candy Candy in mostra

Il Torino Comics, che termina oggi, in tema di celebrazioni non è da meno. Il giorno della sua apertura, venerdì 11 aprile, ha dedicato al personaggio una conferenza intitolata “Buon compleanno Candy Candy: dai 50 anni del manga originale ai 45 della Serie TV in Italia”.

Insomma, questo compleanno verrà festeggiato probabilmente per tutto il 2025, in tutte le fiere comics italiane.

E non si può certo dire che tutto questo affetto Candy non se lo sia meritato.

Noi ci rileggiamo la prossima settimana.

Thomas Pistoia

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