Attualità - 13 aprile 2025, 07:00

Il Divisionismo in Italia: la luce, il colore e la rivoluzione artistica

C'era una volta un'Italia in fermento, dove l’arte non si limitava più a rappresentare la realtà, ma la reinventava attraverso la luce e il colore. Siamo alla fine dell’Ottocento, quando il Divisionismo nasce come risposta innovativa alle sfide della pittura tradizionale. Questo movimento si ispira al Pointillisme francese, ma se ne distacca per la sua sensibilità più emozionale e simbolista: non si trattava solo di sperimentare la scomposizione cromatica, ma anche di dare voce a una società in cambiamento, dove i temi sociali e la natura assumevano un nuovo significato.

Gli artisti divisionisti, come Giovanni Segantini, Giuseppe Pellizza da Volpedo e Angelo Morbelli, mescolarono rigore scientifico e sensibilità artistica, creando opere che vibravano di luce e sentimento. Piemonte e Liguria furono due delle regioni in cui questa corrente attecchì con maggiore forza, portando a risultati straordinari.

Il Divisionismo in Piemonte: tra luce e denuncia sociale

Il Piemonte accolse il Divisionismo con un entusiasmo particolare. Da Torino alle campagne dell’Alessandrino e della Val d’Ossola, gli artisti sperimentarono con la luce e il colore, raccontando la realtà che li circondava. La capitale sabauda, con la sua vivacità culturale, fece da ponte tra la tradizione e la modernità.

Angelo Morbelli, alessandrino, raccontò le difficili condizioni di lavoro nelle risaie. Il suo capolavoro, Per ottanta centesimi!, è una denuncia sociale intensa, ambientata tra le distese di riso del Monferrato e del Vercellese, mentre Giuseppe Pellizza da Volpedo, anch’egli alessandrino, diede vita a un’opera che sarebbe diventata un’icona del XX secolo: Il Quarto Stato, in cui il cammino degli operai verso un futuro più giusto, reso attraverso la tecnica divisionista, resta una delle immagini più potenti della storia dell’arte italiana.

Tra i primi ad avvicinarsi al Divisionismo troviamo il torinese Giacomo Balla, prima di lanciarsi nell'avventura del Futurismo: la sua attenzione per la luce e il movimento nasce proprio in questo periodo, come possiamo ben vedere nella sua Giornata dell’operaio. Matteo Olivero, originario della provincia di Cuneo, si impose come uno dei massimi interpreti del Divisionismo piemontese, realizzando opere che univano lirismo e rigore compositivo, con opere che esplorano la luce e la natura delle montagne, come Nevicata, in cui le alpi cuneesi emergono attraverso una tavolozza vibrante. In Piemonte operò anche Carlo Fornara, dalla Val d’Ossola, che trasformò la bellezza naturale della Val Vigezzo in un tripudio di colori vibranti, rendendo il paesaggio protagonista assoluto delle sue tele. Infine abbiamo Giuseppe Cominetti (nato a Vercelli, ma genovese d’adozione) che fu inizialmente vicino al Divisionismo per poi sviluppare un linguaggio espressionista, influenzato anche dal livornese Plinio Nomellini.

Il Piemonte, dunque, non fu solo una terra di sperimentazione tecnica, ma anche un laboratorio di impegno civile, dove l’arte diventava un mezzo per raccontare le sfide della società.

Il Divisionismo in Liguria: la magia della luce e del mare

Se il Piemonte offriva ai pittori divisionisti il fascino delle campagne e delle risaie, la Liguria donava loro la luce del mare, le scogliere scoscese e il cielo che muta incessantemente. Qui il Divisionismo assunse una declinazione più lirica e paesaggistica, pur senza abbandonare del tutto la componente sociale.

Carlo Cressini, genovese, amava però i paesaggi montani della Valtellina, dell’Ossola e delle Alpi Bernesi, e li rese con una sensibilità divisionista con una personale autonomia, senza mai abbracciarla con rigore assoluto come nel dipinto Tramonto sereno (Foscagno - Valtellina). Lazzaro Luxardo, altro genovese, iniziò con dipinti storici, ma presto trovò la sua vera vocazione nel paesaggio e nel ritratto e le sue tele come San Fruttuoso di Portofino e Scogliera di Voltri sono un inno alla sua terra natale.

Un altro personaggio che trasformò i paesaggi (sia quelli liguri, legati alla città di Savona, che quelli più rurali delle Langhe a cui era molto legato) in un’esplosione di colore fu il savonese Eso Luigi Peluzzi: la sua pittura, però, si fece anche più intimista, esplorando con un tono austero il tema dell’emarginazione sociale.

La Liguria esercitava però un gran fascino anche su artisti di altre regioni. Primo fra tutti Plinio Nomellini, livornese di nascita, trovò a Genova la sua seconda casa. Qui creò il celebre Gruppo di Albaro, un circolo di artisti che comprendeva Giuseppe Sacheri, Eugenio Olivari, Angelo Balbi, Edoardo De Albertis e Angelo Vernazza. Alternò un Divisionismo di denuncia sociale a un Divisionismo paesaggistico, con opere come Sulla costa ligure e Ricordo di Genova, che immortalano la bellezza del mare e della vita quotidiana dei lavoratori portuali. Con il quadro Piazza Caricamento, Nomellini segnò una svolta: la sua arte non raccontava più solo la bellezza del paesaggio, ma anche le storie di chi lo abitava, con un’attenzione particolare ai ceti popolari.

La Liguria, dunque, offrì al Divisionismo una tavolozza unica: la luce cangiante del Mediterraneo, la vita pulsante dei porti e la bellezza delle scogliere. Qui, la tecnica divisionista trovò un’applicazione poetica e suggestiva, dando vita a opere di grande impatto visivo.

Un’eredità artistica senza tempo

Osservando il percorso del Divisionismo in Piemonte e Liguria, emergono due anime complementari: da un lato, l'impegno sociale e il realismo delle campagne piemontesi; dall'altro, la luminosità e la poesia dei paesaggi liguri. In entrambi i casi, questa corrente ha lasciato un’impronta indelebile nell’arte italiana, influenzando le generazioni successive.

Oggi, le opere di questi artisti continuano a parlare a chi le osserva, raccontando un'epoca di cambiamenti, lotte e sogni. Il nostro gruppo editoriale, presente in tutte le città che hanno dato i natali o ispirato questi grandi pittori, da Torino a Vercelli, da Cuneo alla Val d’Ossola fino a Genova e Savona, si impegna a mantenere viva la loro memoria, perché il Divisionismo non è solo un capitolo di storia dell’arte, ma una storia di passione, luce e colore che continua a emozionare.

Valeria Toscano