Una celebrazione senza tempo del corpo e della persona. E soprattutto un’ode alla femminilità. Il suo mentore è William Bondi, artista del fumetto erotico, un genere tornato alla ribalta per Torino Comics, il Festival di anime, fumetti e cultura pop in programma a Lingotto Fiere dall’11 al 13 aprile.
Stiamo parlando di un vero e autentico maestro nel disegnare pin up, donne che hanno reso piacevoli i sogni di tanti signori di ieri, ma anche di adesso. Ispirazioni e suggestioni che animano il moderno graphic novel, di cui è abile interprete grazie ai suoi Artbook. Si potrebbe aprire una parentesi grandissima sulle modelle che hanno posato come pin up, da Bettie Page con il suo ruvido allure alla più dolce Betty Grable fino alle regine del burlesque Tempest Storm e Gipsy Lee Rose. Ma questa è un’altra storia.
Chi sono le pin up allora? Spettacolo, corpo, seduzione. Arte, soprattutto, e non va dimenticato.
Per sapere come si incastona l’arte delle pin up nei femminismi contemporanei, lasciamo la parola a William Bondi.
Le pin-up con i loro look audaci spesso sono state lette come icone di empowerment, donne che pubblicamente definivano e rappresentavano la loro personalità e sessualità e che lottavano per il controllo della propria immagine, in totale libertà. Che messaggio possono dare alle donne di oggi?
«Purtroppo l’idea delle donne che emergevano dall’iconografia americana è tutto il contrario della loro emancipazione, anzi, attraverso questa falsa impostazione sono cadute nella trappola del consumismo e dell’ipocrisia pubblicitaria finendo così nelle mani dei “gestori dell’immagine”, che hanno capito subito il potenziale economico e politico dello sfruttamento dell’apparenza che le donne trasmettevano, spogliandole della sostanza che aggiungevano a loro piacimento e al loro impiego. Ovviamente alcune di loro lo hanno capito e si sono emancipate, ma sono state subito isolate e il loro pensiero è cosa per pochi. Oggi il sistema non è cambiato, anzi si è “marcificato” (e dico “MARCIFICATO” apposta) ancora di più. In tutti i media questa impostazione si è radicata ed è diventata la regola. La mia impressione è ricavata anche dall’esperienza che ho nella grande pubblicità, dove ogni desiderio viene inglobato e utilizzato mediaticamente per ottenere un solo risultato, l’incatenamento delle persone ad una unica idea che viene legata e subordinata al valore della moneta per cui le donne dovranno stare molto attente a quello che dicono o credono di dire! In tutto questo, non ci voglio stare e sto cercando di ridare un valore più rasserenante e meno aggressivo della donna che in realtà avrebbe molto da regalare al genere umano, anche attraverso la sua sensualità».
Come nasce l’artista William Bondi?
«Nasco nel lontano 1959 a Bologna città di cultura e città nella quale muovo anche i miei primi passi nel mondo del fumetto. In questa città ho avuto la fortuna di conoscere nel 1975 a soli 16 anni Giovanni Romanini che mi indirizza subito verso le storie a fumetti e subito dopo Roberto Raviola in arte Magnus, con loro imparo i segreti della nona arte. Con il mio impegno e con la grande pazienza di Romanini e la presenza di Magnus muovo i miei primi passi nel mondo editoriale. Nel 1979 comincio a mettere mano sulla serie di “Wallestein” prima vera prova nel mondo delle serie erotiche. Proseguo poi disegnando Ulula e Bionika, sempre sotto l’ala di Romanini, ma anche con l’inserimento in Bionika di Paolo Morisi, un altro grande maestro. In quel periodo conobbi anche altri autori tra cui Lucio Filippucci col quale ho anche collaborato di recente. Marco Bianchini mio coetaneo è stato il primo che ho conosciuto nello studio di Romanini e col quale, tuttora, ci sentiamo e ci scambiamo idee e pareri. Con Lui ho realizzato un portfolio con tutte le serie di fumetti alle quali abbiamo partecipato in quei magnifici anni. Finita la lunga collaborazione col maestro Romanini la mia storia prosegue con la prima serie realizzata da me, che si chiamava “Elton Cop”, ne realizzo pochi numeri, ma con grande soddisfazione, proseguo poi con Ediperiodici per tutti gli anni ‘90. In quel periodo non si firmavano i fumetti e tutte quelle storie sono passate sotto lo pseudonimo Studio Romanini».
E poi che cosa è successo?
«Come tutte le storie hanno un inizio ed una fine. Continuai con la pubblicità che diventò la mia prima fonte di guadagno, ma non dimenticavo il mio primo amore che erano i fumetti, ma anche le pin up che cominciai a produrre sempre più attivamente fin dal 2006 - 2007 questa volta con la mia firma che era del tutto sconosciuta ai più per tutti quegli anni di bottega del fumetto. Per 30 anni rimasi uno sconosciuto, ma la mia pratica e la conoscenza di professionisti, editori ed altri mi ha aiutato a riemergere presso il grande pubblico non solo italiano, ma soprattutto nel mondo. Questo fatto mi ha aperto le porte alla realizzazione di portfolio personalizzati e alla esecuzione di commissioni per tutti i collezionisti e gli amanti di pin up. L’uso di nuove tecnologie e sistemi di pubblicizzazione hanno fatto sì che il mio stile di disegno e la mia firma fossero di nuovo portate in evidenza. La mia pagina di Facebook è molto ricca di disegni, di bozze, di esperimenti e studi proposti, di esecuzioni finali e di commissioni raggiungendo un vasto pubblico di amanti del genere erotico. Molte sono le serie tra cui scegliere. Più di 2000 disegni disponibili sia in bianco e nero che a colori».
Secondo te che tipo di cultura del fumetto c’è oggi in Italia?
«La cultura del “racconto disegnato” in Italia è diviso tra coloro che hanno vissuto gli anni pre-manga e gli anni dopo. Quelli della prima epoca sono diventati dei veri cultori di fumetti, conoscono autori, storie, e collane. Molti di essi sono diventati collezionisti sia di serie a fumetti che di originali e spesso ne sanno più di quelli che si spacciano per esperti. Quelli della seconda epoca sono più legati a personaggi che nascono in Giappone nelle serie televisive e spesso sono propensi a considerare il mondo del fumetto antecedente come poco interessante. Sono più vicini al disegno computerizzato, hanno solitamente molta fretta e sono poco propensi all’approfondimento, ma il male peggiore è che si sono dimenticati della nostra cultura, intendo quella europea, molto più ricca di situazioni, di generi diversi, ma soprattutto riconoscibili nello stile dei suoi autori».
Nei tuoi disegni troviamo il canone femminile di bellezza, seducente e sorridente, come quello delle donne americane che, a partire dal primo conflitto mondiale, hanno iniziato a comparire sulle riviste settimanali come pin-up. Chi sono i tuoi maestri e che stile è il tuo?
«Anche se ho guardato molto i disegnatori americani, soprattutto quelli a cavallo della metà del secolo scorso, il mio stile è lontano dal loro modello e deriva dal fumetto erotico italiano che ho praticato dal 1980 fino al 2000. I miei maestri sono stati Romanini, Frollo, Eleuteri Serpieri, Manara e tanti altri. Invece gli americani sono dei disegnatori più interessati alla vendita di emozioni che alla trasmissione degli stessi, cioè sono più attenti al mercato che ad altro».
Come ti sei avvicinato al disegno del nudo?
«Mi sono avvicinato al disegno del nudo per una sorta di piacere nel disegnare la figura femminile ricchissima di pathos e di desideri profondi da ricercare nella posa e nella sua espressione, sempre misteriosa, ma limpida come una sorgente di vita!».
Come nascono le protagoniste dei tuoi disegni?
«Nascono semplicemente da quello che trovo intorno e che stimola per qualche motivo la mia fantasia. Possono essere delle semplici pose, dei volti particolari, l’espressione o anche dalle ambientazioni. Insomma tutto ciò che in qualche modo cattura la mia fantasia ed il piacere di fermare questa idea su carta».
A quale di loro ti senti più legato e perché?
«Non ci sono figure in particolare alle quali son legato. Ci sono invece realizzazioni che, credo, siano particolarmente curate e soddisfano i miei criteri creativi o estetici».
I tuoi lavori hanno sempre protagoniste femminili molto belle, provocanti e dalla grande carica erotica. Com’è la tua visione della femminilità fuori dal disegno?
«Assolutamente naturale, ho conosciuto donne bellissime e donne meno belle, ma tutte con le loro caratteristiche diversamente interessanti».
A rendere le tue pin-up così affascinanti è più la loro avvenenza o la determinazione che trasmettono?
«La risposta è nella percezione di chi vede il mio lavoro e decide. Poi ho realizzato così tante pin up in altrettante situazioni diverse che ci stanno molte condizioni possibili».
Dietro alle donne che rappresenti a volte c’è molto di più di un trasporto erotico. Che cosa vuoi comunicare con i tuoi disegni?
«Hai ragione, penso che l’erotismo trasmesso dalle mie pin-up sia solo una parte dell’erotico e vorrei mettere in rilievo qualcosa di diverso da quello istintuale (uno dei fondamenti della nostra vita) che ci accompagna da quando nasciamo a quando lasceremo questa dimensione».
Cos’è per te l’erotismo e come si coniuga all’arte del disegno?
«Nel dizionario si troverà la parola “erotismo” collegata semplicemente a una pulsione sessuale, mentre per me sta in tutte le forme di desiderio profondo, basti pensare a dei profumi esotici o ad alcuni cibi o ad un particolare stato di rapimento da visioni della natura o come un bel quadro che ci colpisce in maniera profonda (sindrome di Stendhal) e che per ognuno di noi è sempre diverso. Attraverso le mie pin-up vorrei trasmettere la voglia di vivere. Senza di essa la nostra esistenza sarebbe alquanto vuota. Solo, non dobbiamo esagerare nel voler trasformare i nostri sogni in bisogni da soddisfare. I nostri desideri, se non compresi, corrono verso la patologia e scatenano dei veri e propri problemi esistenziali».
Cosa rispondi a chi pensa che nei disegni di nudo ci sia volgarità?
«La volgarità sta sempre negli occhi di chi guarda ed è solamente un fatto culturale. Quello che cerco di riportare in primo piano è sempre un erotismo passionale e leggero non commerciale al fine di smitizzare la donna come una possessione e come un trofeo. Non pretendo di usare le donne e non voglio che sembrino più aggressive degli uomini, come adesso sta avvenendo».
Il talento e genio artistico che ti scorre nelle vene è tutto nei tuoi Artbook. Ce li racconti?
«In questi ultimi anni sono riuscito a produrre 3 Art Book di cui l’ultimo uscito nel 2024. Il primo comprende una grande produzione di disegni, oltre 450 disegni su 180 pagine, gli altri un po’ più piccoli, ma sempre molto consistenti che comprendono la produzione dell’anno in cui sono stati realizzati che sono sempre superiori ai 220 disegni tra bozzetti e realizzazioni. Non è una produzione per soli uomini, anzi. La sensualità è apprezzata soprattutto dalle donne, che sanno quello che vogliono… e come ottenerlo».
Con oltre 6500 followers e un’infinità di disegni William Bondi è su Facebook alla pagina che porta il suo nome e su Telegram come Pin up d’Autore (Brigantautore). Per saperne di più alla mail pinupwb@williambondi.eu.