Dopo aver conquistato il pubblico nella finale di X Factor 2024, Les Votives, rock band milanese, arrivano sul palco di Hiroshima Mon Amour venerdì 11 aprile per loro Live tour.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con i membri della band, Angelo, Riccardo e Tommaso che ci hanno raccontato il loro percorso e la musica che porteranno a Torino, città in cui si esibiranno per la prima volta.
X Factor, cosa vi ha lasciato questa esperienza?
“Sicuramente è stata una grande palestra per come abbiamo lavorato all’interno del programma. C’è una grandissima routine che ci ha poi preparati per il percorso esterno. E poi il rapporto con Lauro ci ha permesso di avere molta elasticità mentale. Ci ha messo di fronte a delle belle sfide con canzoni che erano molto lontane da noi, ma ci siamo divertiti a prenderle e farle nostre”.
Il vostro stile trae ispirazione da oltre cinque decenni di musica, quali sono i gruppi che vi hanno influenzato di più?
“Pensiamo che tutti gli adolescenti partano dal classi del rock, dai Beatles ai Led Zeppelin, le pietre miliari insomma, per poi passare alla modernità come i Genesis, fino al contemporaneo come i Fontaines DC e i Viagra Boys. Abbiamo fatto un percorso 360° del rock, traendo anche dal metal, dal punk, un bel mix”.
Siete nati nell’aprile del 2023, siete un gruppo giovane, ma avete un’idea di quale sia la ricetta per essere una band che duri nel tempo?
“La ricetta, in generale per durare, è il rispetto in primis. Poi sapere cosa si sta facendo. Stiamo lavorando proprio nella vita per generare arte. È difficile, però è un po’ una missione”.
Secondo voi, cosa è davvero oggi ribellione nella musica?
“Ribelle è qualcuno che ascolta le proprie idee. È difficile seguire la propria testa, appena ti confronti con gli esterni. Cerchiamo di seguire un’immagine nella nostra testa”.
Dopo l’avventura a X Factor 2024, affrontereste un contesto simile, ad esempio un’esperienza come il Festival di Sanremo?
“La scelta di X Factor la rifaremmo, non ci precludiamo niente in generale nel nostro percorso. Se dovesse uscire qualcosa in italiano adatto al mega-recipiente di Sanremo, perché no. Del essere qualcosa di adatto, ma non scritto appositamente per il Festival”.
Cosa volete arrivi al vostro pubblico?
“Vorremmo che tutti i nostri ascoltatori provino a inseguire i propri sogni. Il fatto di combattere e sforzandoci di attraversare i momenti bui, si fa se la missione è ben chiara in testa. Se le Votives dovessero farcela nel futuro, vogliamo mantenere vivo il bimbo dentro di noi. Così speriamo faccia anche il nostro pubblico”.
Voi siete un gruppo di artisti giovani, cosa ne pensate dell’Intelligenza Artificiale usata nella musica?
“Sicuramente è uno strumento difficile che può essere padroneggiato, noi non ne siamo capaci. Ci spaventa un po’, perché crediamo nella parte umana, questo album parla di persone, riflette sul lato umano, su quello che si crea tra le persone. L’IA è uno strumento po’ divisorio. È un’arma che può essere pericolosa. È comoda, ma bisogna vedere come viene utilizzata. Potrebbe atrofizzare la fantasia, che è molto difficile da allenare”.
Parlando di creatività come siete arrivati all’uscita di questo disco?
“Partiamo sempre dalle idee di sola musica. La abbozziamo sull’iphone, poi facciamo grande selezione. Sviluppiamo l’idea, il testo è la parte finale. Ci lasciamo ispirare andando in giro, leggendo, ascoltando tanta musica diversa. Il procedimento è rimasto intatto. Sarebbe interessante per il prossimo album provare a fare il contrario, partire dal testo e poi passare alla musica”.
Vi esibirete all’Hiroshima, cosa ne pensate della città in generale e della sua scena musicale?
“Conosciamo poco la scena torinese. L’Hiroshima sarà il primo concerto che faremo in città”.