Karla Sofía Gascón, la star di Emilia Pérez, è la madrina che apre la 40esima edizione del Lovers Film Festival.
“Emilia Peréz è un film di culto. Quando hai una voce che può aiutare gli altri, devi usarla per quelli che non ce l’hanno. In tutti i posti in cui sono stata ho fatto discorsi che potessero aiutare”.
"A Torino tante persone meravigliose"
Per Gascón non è la prima volta a Torino, ma questa sarà la prima occasione in cui visitare la città e il Museo del Cinema: “Ho lavorato a Milano per Canale 5 negli anni ‘90. Per me l’Italia è uno dei paesi più importanti. Qui ho tanti amici, ho trovato in questa tappa tante persone meravigliose. È come un ritorno a un Paese che amo con tutta la mia anima”.
L’attrice ha portato tutta la sua energia per l’apertura del Festival che durerà fino al 17 aprile.
“La verità è che essere un’attrice è il mestiere più bello del mondo. Quando recito do l’anima e il mio essere a qualcosa che non ce l’ha. Cerco di entrare in qualcosa che non sono. È stato bello interpretare un personaggio così lontano da me - spiega parlando di Emilia Pérez - Quando hai l’opportunità di entrare in un mondo che non è il tuo, puoi imparare quello che il personaggio ha dentro”.
Emilia Peréz aveva trionfato ai Golden Globes ma non aveva trionfato agli Oscar. “Mi è spiaciuto perché si è persa un’occasione per parlare di persone trans nell’epoca Trump agli Oscar” commenta la direttrice del festival Vladimir Luxuria.
“La vita è così. È un momento davvero pericoloso, che mette in pericolo i diritti di tutti, non solo quelli della comunità Lgbtq+. Sono colpite le persone che fanno più difficoltà a difendersi” conclude Gascón.
Il rapporto tra genitori e figli
“Mia figlia - aggiunge l’attrice - è la persona più importante al mondo. Ho la responsabilità di non metterle stupide idee nella testa. Il problema non è dei figli, ma sono gli adulti che mettono i messaggi sbagliati in testa ai bambini”.
Chatrian: "La sala cinematografica è l’esempio più forte di comunità"
"Ho seguito il Festival da quando si chiamava Da Sodoma a Gomorra, la sua anima non è cambiata: farci scoprire il nostro essere umani nel mondo, che vuol dire essere insieme, rispettando le differenze. Questo è quello che credo i film volessero dirmi allora da studente e oggi da direttore. La sala cinematografica è l’esempio più forte di comunità" commenta il neo direttore del Museo del Cinema, Carlo Chatrian.
Luxuria: "Possono toglierci i diritti, ma mai il sorriso"
"Quarant’anni fa, nel 1985, avevo vent’anni. Furono gli anni in cui cominciai la mia militanza - aggiunge la direttrice Luxuria -. Erano anni di emergenza per l'AIDS.
Noi siamo sopravvissuti a questo male ma con la stessa forza che ci ha sempre contraddistinti sopravviveremo anche al virus dell’omotransfobia. Una malattia che colpisce il cuore dell’Europa e dell’America. E lo faremo con il sorriso, perché possono toglierci i diritti, ma non ci toglieranno mai il sorriso. Il 1985 quando è nato il festival è stato l’anno in cui siamo riusciti a emergere da questa emergenza anche attraverso la cultura. Con film grazie a Philadelphia.