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Copertina | 01 aprile 2025, 00:00

Eugenio In Via Di Gioia, si torna in scena: il gruppo torinese pubblica il nuovo disco "L'amore è tutto"

Giovedì 17 aprile il concerto del tour al Teatro Concordia di Venaria Reale: " Esiste un mondo sotterraneo musicale che Torino ha sempre saputo valorizzare. Lavorare nel settore cinema? Ci piacerebbe molto"

Eugenio In Via Di Gioia, si torna in scena col nuovo disco "L'amore è tutto"

Eugenio In Via Di Gioia, si torna in scena col nuovo disco "L'amore è tutto"

Sono trascorsi tre anni dalla pubblicazione dell’ultimo album degli Eugenio In Via Di Gioia. Il gruppo torinese è ora pronto per tornare in tour per presentare il nuovo disco: “L’amore è tutto”. 

Dieci tracce disponibili dal 21 marzo realizzate in collaborazione Carosello Records che si unisce a Woodworm nel team discografico. 

Un viaggio emozionale in cui l’amore è il filo conduttore di ogni esperienza umana. Il disco è stato anticipato dal singolo “Buio”, che racconta il dramma della solitudine generata dai social e dai nuovi media. 

Buio racconta della solitudine e della distanza che viene amplificata dalla tecnologia. Questa sensazione non ci è distante, la conosciamo bene perché siamo completamente immersi nell’utilizzo dei social e della tecnologia, in un mondo che scorre troppo veloce” ci raccontano gli Eugenio In Via Di Gioia.  

Il brano, come il resto delle tracce, si separa molto dai temi e dal sound cui ci eravamo abituati. Perché questo salto?  

“Abbiamo provato ad affrontare l’attualità in maniera più poetica e intimista, più introspettiva. Abbiamo sempre usato un approccio collettivo e concreto, qui abbiamo voluto lasciarci trasportare dalla lentezza e dall’essere radicati in un mondo fatto di pranzi di lavoro e di scrittura quotidiana. Abbiamo un piccolo studio a Torino, dove ci incontriamo tutti i giorni e facciamo maturare le canzoni, questa in particolare è un po’ uno degli aspetti di questa analisi che si capisce ascoltando tutto l’album”. 

Temi come l’ansia, la depressione, la solitudine, sono stati affrontati da tanti artisti negli ultimi tempi, secondo voi è perché se ne parla più liberamente o perché la nostra generazione ha più difficoltà rispetto a quella dei nostri genitori?

“La nostra generazione è sottoposta a stress emotivi, fa fatica a elaborare. In questa società della performance tendiamo a dividere le emozioni dal lavoro, la performance professionale molto spesso viene staccata da quella emotiva. Sarebbe opportuno far convivere le due anime dentro di noi. Farlo non è facile, è il più grande obiettivo da raggiungere. I nostri genitori avevano altre gatte da pelare per così dire, ma ogni luogo e momento storico ha le sue difficoltà”. 

Parlando di social, in passato li avete usati per veicolare la vostra musica, qual è oggi il vostro rapporto con questi strumenti?
“È un rapporto di amore e odio. Abbiamo un grande amore verso il progresso tecnologico, ma dobbiamo fare attenzione lavorandoci a contatto tutti i giorni a restare il guidatore della macchina. Dobbiamo educare il nostro algoritmo a farci arrivare le notizie che ci interessano che sia di intrattenimento o professionali. Questo vale per tutta la nostra vita, possiamo circondarci del bello della vira, basta concentrarci nel qui e ora”.

La scelta di abbinare al disco i tarocchi, perché? 

“Qualcosa che ci ha subito appassionato. Eravamo a Palermo a registrare, abbiamo riscontrato che c’era qualcosa di quel mondo nelle nostre canzoni. Erano delle metafore di qualcosa che c’è dentro di noi e abbiamo voluto fare la stessa cosa con i nostri brani”.  

Festival di Sanremo, voi avete partecipato nel 2020, cosa ne pensate dell’ultima edizione?

“Siamo contenti che sul podio siano stati riconosciuti artisti con cui abbiamo condiviso i palchi come Brunori e Lucio Corsi, ma anche lo stesso Olly. Siamo molto felici l’Italia si sia affezionata a progetti i cui artisti avessero qualcosa da raccontare di intimo e personale e anche inusuale. Raccontare quello che noi facciamo quotidianamente, che non è superficiale, ma è normalità straordinaria. Rivediamo uno spiraglio verso una società che sa riconoscere la bella vita, non come qualcosa di strutturato e complesso, ma solo lontano dalle relazioni tossiche, dalle persone alle attività”.

Siete un gruppo torinese, molto legato alla Città, qual è la chiave torinese che vi portate sempre dietro? 

“L’artigianalità, diciamo mai spatuss, cioè quella fatta a testa bassa, seguendo le proprie passioni e le proprie visioni. Esiste un mondo sotterraneo musicale che Torino ha sempre saputo valorizzare a partire dalla nostra. È qualcosa che ci portiamo nel resto d’Italia”. 

Torino è anche città del cinema, vi piacerebbe estendere il vostro interesse anche a questo settore? 

“Perché no. Abbiamo visto arrivare produzioni americane a Torino, perciò la città deve riprendersi, come sta facendo, il suo posto nel cinema italiano. Magari in futuro avremo la possibilità, ci piacerebbe scrivere una sceneggiatura, e non solo, le colonne. Vedremo”.

Di progetti ne avete realizzati molti, qual è il vostro sogno nel cassetto?

“La semplicità di continuare ad avere questo rapporto di limpidezza con cui lavoriamo. Come diciamo con la canzone Un’altra America, scoprire l’acqua calda può essere banale, mentre noi questa frase vogliamo acquisisca nuovo valore, non lo banalizziamo”.

Gli Eugenio In Via Di Gioia saranno in concerto giovedì 17 aprile al Teatro Concordia di Venaria.

Chiara Gallo

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