Economia e lavoro | 28 marzo 2025, 10:11

Rinnovo del contratto nazionale, i metalmeccanici scioperano e sfilano a Torino: 5000 in strada e brucia la bandiera Ue [FOTO E VIDEO]

Adesione stimata all'80%. Il corteo, in partenza da piazza Arbarello, si conclude via Fanti sotto la sede dell'Unione Industriali. Presente anche il mondo della politica. Disordini e lanci di uova

Otto ore di sciopero indette unitariamente da Fim, Fiom e Uilm per riaprire la trattativa con Federmeccanica e Assistal per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici.

Da piazza Arbarello a via Fanti
In centinaia si sono radunati da questa mattina in piazza Arbarello per partire in corteo verso la sede dell'Unione industriali. Si stima che le presenze in strada siano intorno alle 5000 unità. Secondo i primi dati forniti dai sindacati, si parla di un'adesione superiore all'80%: in particolare, tra le fabbriche, si registrano dati che parlano di Webasto al 90%, con linee praticamente ferme, Avio Rivalta officine vuote e 90% di adesione tra gli operai, pochissimi ingressi a Leonardo Caselle, con adesione al 95%, adesione al 70% per Marelli al primo turno, Denso all'80%, Farid al 90%. E ancora: Valvital Agliè 70%, Tenneco Cuorgnè 90%, Sata Valperga 70%, Magna Olsa 90%, Tr europe 90% e Icsa 65%.
  
Al termine del corteo, in via Fanti, interverranno i segretari provinciali di Fim, Fiom, Uilm, Rocco Cutrì, Edi Lazzi, Luigi Paone, alcuni lavoratori e con le conclusioni del segretario generale Fim, Ferdinando Uliano.

"Lo sciopero di oggi è per rivendicare l'apertura del tavolo di trattativa con gli industriali, che riguarda 2 milioni di lavoratori metalmeccanici per i quali questo contratto è fondamentale - dice Luigi Paone, segretario generale UILM Torino -. Riteniamo che in questo momento di difficoltà del Paese, occorra puntare su salario e orario: aumentando il potere d'acquisto dei lavoratori si fa ripartire il mercato interno, diminuendo l'orario si riduce la cassa integrazione e redistribuendo il lavoro riduce l'utilizzo degli ammortizzatori sociali. Alla nostra controparte chiediamo che venga inserita una percentuale massima di somministrazione per ridurre il precariato e dare un futuro ai giovani.
Il nostro contratto non rappresenta un semplice aumento di salario, ma l'idea di Paese che noi abbiamo".

“Questa città sta soffrendo, in particolare a causa della recessione nell’automotive - commenta così il segretario generale  della Fim Cisl Ferdinando Uiliano - siamo qui con tutti i lavoratori, anche quelli operanti nel settore della componentistica e dell’indotto, per chiedere il rinnovo del contratto. Abbiamo chiesto un importante aumento salariale per difendere il potere d’acquisto, per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori nelle fabbriche, sia in termini di sicurezza che in termini di diritti. Ma dall’altra ci confrontiamo con un fronte imprenditoriale retrogrado e conservatore che a maggioranza sta impedendo lo sviluppo di un negoziato utille per i metalmeccanici e per il paese.”

Mentre per difendersi dai dazi l’unica difesa, per il segretario della Cisl, è "il rilancio dell’industria con importanti investimenti”.

“I dazi sono sbagliati - commenta così il segretario torinese Edi Lazzi - Chi si intende di economia sa che sono deleteri. In questo momento storico la soluzione è chetare le guerre, trovare la pace e sedersi attorno a un tavolo per discutere quali devono essere gli equilibri del mondo che devono essere basati sul commercio tra le nazioni, in maniera tale di portare benessere per tutti.”

Ma questa incertezza, per la Cgil, non deve  incidere sull’attuale trattativa contrattuale.

“In questi anni i profitti ci sono stati chiediamo di ridistribuire quella ricchezza a chi contribuisce a crearla”, conclude Lazzi.

Timore per i dazi
L'iniziativa arriva a pochi giorni dall'annuncio dei dazi al 25% da parte del presidente USA Donald Trump sull'automotive, comparto che a Torino e per chi opera nella componentistica sta già scontando un duro prezzo e per cui si teme un nuovo scossone.

I volti della politica
Presenti anche rappresentanti della politica come la parlamentare pentastellata ed ex sindaca di Torino Chiara Appendino e la vicepresidente del Partito Democratico Chiara Gribaudo, il deputato Marco Grimaldi di Avs e rappresentanti di Rifondazione Comunista. Presenti anche Nadia Conticelli (Presidente Assemblea Regionale Pd Piemonte), Gianna Pentenero (presidente gruppo regionale PD) e Anna Rossomando (parlamentare PD e vicepresidente del Senato).

Proprio Gribaudo spiega: “Sono scesa in piazza anche io a Torino, al fianco dei lavoratori e la lavoratrici e dei sindacati per lo sciopero dei metalmeccanici. È vergognoso che il settore non abbia ancora avuto un nuovo contratto nazionale, quando il vecchio è scaduto quasi un anno fa. Queste persone chiedono diritti che ormai dovrebbero essere alla base di qualsiasi contratto di lavoro: salario, tutele, welfare, sicurezza, riduzione dell’orario  Invece non si vedeva un passo indietro del genere da oltre vent’anni. Nel frattempo l’Italia è il Paese del G20 con i salari reali più bassi e la povertà, anche tra chi un lavoro ce l’ha, aumenta sempre di più. È solo ridando dignità e qualità al lavoro, abbandonando la propaganda e costruendo nuove frontiere dei diritti, che si cambia la situazione”.



"Torino oggi in strada ha dimostrato di essere ancora automotive, ricerca, fabbrica, innovazione, lavoratori e lavoratrici pronti a difendere un settore fondamentale - aggiunge Conticelli - Ma oggi, insieme al Piemonte, è stanca di promesse: servono misure concrete, subito, da parte del governo e della Regione. In un momento segnato da dazi e instabilità globale, l’Italia e l’Europa sembrano incapaci di offrire risposte all’altezza. L’Italia finge di potersi muovere da sola, ma a pagare il prezzo più alto sono proprio Torino e il Piemonte. Il consiglio regionale aperto? Un’occasione mancata da parte del Governo regionale che non ha preso nessuna decisione, nessun impegno concreto e ha lasciato tutto come lettera morta".  

E Pentenero ribadisce: "È inaccettabile che il contratto dei metalmeccanici sia fermo da tre mesi, senza alcuna volontà reale di procedere al rinnovo. Intanto il costo della vita continua a crescere, e a pagare sono sempre gli stessi: i lavoratori. Troppi di loro vivono ormai più di cassa integrazione che di stipendio. La manifestazione di oggi a Torino è importante e significativa: Torino è il cuore dell’automotive, ed è proprio da qui che si alza una richiesta chiara e legittima: il contratto va rinnovato subito. Non si può continuare a far ricadere sui lavoratori il peso di uno stallo che non è più sostenibile né accettabile".

Conclude Rossomando: “Siamo al fianco dei metalmeccanici per chiedere alla maggioranza e al governo interventi concreti. Finora abbiamo assistito solo al taglio dei fondi destinati all'automotive e alle dichiarazioni di un ministro che definisce i dazi una grande opportunità. La realtà è ben diversa: i dazi stanno già colpendo duramente il settore automobilistico, in particolare la componentistica, che rappresenta una voce fondamentale nell’economia della nostra regione. E, ovviamente, continuiamo a insistere su un tema centrale: i salari. Una giusta retribuzione resta – oggi più che mai – la prima e più urgente richiesta”.

"Da mesi incontriamo i lavoratori e ascoltiamo le loro sofferenze in tutt’Italia, da Pomigliano a Brindisi a Mirafiori, e oggi eravamo in corteo con i metalmeccanici che scioperano per ottenere un rinnovo dignitoso del contratto nazionale - dice Appendino - In Italia si sta sempre peggio: le famiglie non arrivano a fine mese, centinaia di migliaia di lavoratori vivono il dramma della cassa integrazione e le imprese non reggono più. Il governo Meloni non solo non fa nulla contro carovita e caro bollette ma danneggia le imprese e si oppone al salario minimo. Sta legalizzando lo sfruttamento e i risultati sono evidenti: da quando governa, i salari reali sono scesi di oltre il 4%. Queste sono le emergenze che una presidente del Consiglio seria dovrebbe affrontare, invece di pensare a buttare miliardi per armarci fino ai denti". 

Unia aggiunge: "È inaccettabile che nel 2025 vi siano ancora salari da fame, contratti precari e cassintegrati senza sostegni concreti, nella totale assenza di politiche industriali lungimiranti. Il rinnovo del contratto collettivo è una questione di dignità e di equità, servono tutele e aumenti salariali in un mondo del lavoro che sta cambiando profondamente e a grande velocità. Battaglie da affiancare alla riduzione dell’orario di lavoro, a parità di salario, e ad investimenti sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Non lasciamo inascoltati lavoratrici e lavoratori, cuore pulsante del mondo industriale piemontese". 

"Tre mesi senza contratto per 1 milione e mezzo di metalmeccanici e metalmeccaniche e una trattativa ferma perché Federmeccanica e Assistal tutelano i profitti lasciando al palo i salari di lavoratrici e lavoratori, e rimangono sordi alle loro richieste: stabilità dei rapporti di lavoro, diritti garantiti per lavoratrici e lavoratori degli appalti, riduzione di orario a pari di retribuzione e più sicurezza sul lavoro. A loro sembra tanto, a noi il minimo", dichiarano gli esponenti di AVS Grimaldi, Ravinale, Cera e Diena, presenti allo sciopero. "L'assenza del contratto nazionale rischia di creare una giungla di contratti: a farne le spese sono sempre i lavoratori".

Brucia la bandiera Ue davanti all'Unione


Il corteo ha raggiunto intorno alle ore 11,20 la sede dell'Unione Industriali dove sono cominciati i comizi dei segretari. Un gruppo di studenti del Fronte Gioventù Comunista ha srotolato uno striscione contro il riarmo e il piano Von Der Leyen da 800 miliardi. Qui sono state bruciate le bandiere della Nato e dell'Europa.

La Polizia si è schierata in tenuta antisommossa davanti agli ingressi dell'Unione. Durante gli interventi sono state lanciate uova e banconote finte oltre la ringhiera perimetrale della sede di via Fanti.

Daniele Caponnetto

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