L’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, nella sua qualità di coordinatore vicario della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome di Trento e Bolzano, ha proposto due ordini del giorno che sono stati discussi oggi, mercoledì 26 marzo, con valutazione di idoneità all’immediata assegnazione all’organo tecnico per il relativo studio.
«Grazie al ruolo che mi onoro di ricoprire – ha sottolineato l’assessore Federico Riboldi – abbiamo portato in Commissione due importanti ordini del giorno che raccolgono le esigenze che ci sono state sollevate e che siamo convinti possano essere di assoluto interesse per l’intero comparto sanitario».
Il primo è una richiesta al Ministero della Salute di una nuova autorizzazione in deroga per l’immissione sul mercato italiano di dispositivi privi di marcatura CE e precisamente delle lenti a marchio Silsoft di produzione Bausch&Lomb, utilizzate dai bambini affetti da nistagmo.Il Ministero della Salute è intervenuto a rimedio con due deroghe di commerciabilità, di cui l’ultima scaduta il 30 giugno 2024.Nelle famiglie dei piccoli pazienti si era ingenerata la speranza che tali deroghe fossero propedeutiche ad una soluzione definitiva del problema, ma così non è stato e le scorte prudentemente e comunque con grande dispendio economico effettuate, si sono esaurite oppure sono divenute inidonee in quanto inadeguate per inadattabilità delle lenti iniziali alla intervenuta crescita dell’occhio con l’avanzare del tempo.Nella scorsa legislatura, alcune Regioni tra le quali Piemonte, Lombardia, Liguria e Sicilia si sono fatte portavoce presso il Ministero, della necessità di affrontare la problematica in via definitiva e comunque in via interinale con nuova deroga.
Il secondo odg riguarda la richiesta alle Regioni di adottare un uniforme modello operativo consistente nel ricondurre le prestazioni di Fibroscan o strumenti equiparabili alla prestazione attualmente codificata 88.74.1 in quanto accessorie all’ecografia addome superiore, come già attualmente avviene nelle Regioni Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto. Come si legge nella proposta: «L’adozione uniforme su tutto il territorio nazionale di questa modalità operativa e del conseguente trattamento si tradurrebbe in una riduzione del carico economico sui pazienti beneficiati di più ampio accesso alle cure, con un risultato virtuoso di migliore monitoraggio, riduzione del rischio di complicanze epatiche ed in definitiva di minori costi e in definitiva di minori costi finali di cura a carico dei Sistemi Sanitari Regionali».