Terminano questa settimana le riprese a Torino e dintorni del lungometraggio, “L’età dell’oro”.
“L’Age d’or” è il titolo originale dell’opera prima del regista francese Bérenger Thouin, progetto da Gogogo Film e dalla torinese Graffiti Film di Erica Capra, già produttrice del torinese Manodopera. È stato realizzato con il contributo del PR FESR Piemonte e il sostegno di Film Commission.
I ciak questa volta si sono girati dallo scorso 10 marzo per due settimane tra Agliè, Collegno, Savigliano e Torino. Nel capoluogo in particolare si è girato a Teatro e Palazzo Carignano, Museo del Risorgimento, i Docks Dora, l’Istituto San Giuseppe e il Circolo Canottieri Armida. Gli altri luoghi coinvolti sono stati la chiesa di Borgo Cornalese, il Villaggio Leumann, la Certosa di Collegno, il Castello Provana di Collegno, il Castello di Agliè, il Castello di Viòle e il Museo Ferroviario di Savigliano.
Tutti questi luoghi rappresentano nel film sia Parigi sia un piccolo villaggio nel sud della Francia.
“L’idea di girare in Italia nasce dal personaggio di Celeste - spiega Thoiun - che è italiano nella sceneggiatura e che porta con sé tutta l’Italia. Era necessario un contesto italiano per dare forma al personaggio. Cercavamo luoghi che fossero impressionati o che fossero per stile e coerenza un set naturale. Abbiamo girato in luoghi diversi tra loro, ma il comun denominatore è il patrimonio storico rimasto intatto. In Francia ci sono tanti luoghi storici ma sono stati rimaneggiati dalla modernità. Qui il tipo di manutenzione è stata fatta con rispetto”.
Il progetto ruota intorno alla storia di due donne, Jeanne e Celeste, figlie del secolo scorso, che attraversano una prima parte del ‘900. Particolarità del film è l’uso di filmati originali d'archivio che si fondono con il girato e dai cui prendono vita alcuni dei personaggi.
“I personaggi negli archivi, li usiamo come veri attori del nostro film - racconta il regista -. Li facciamo parlare, ma abbiamo scelto di non inserire personaggi storici. Ci siamo accorti che per la maggior parte non c’erano le donne. Volevamo fare un affresco storico, ma abbiamo constatato che il 50% delle storie che non erano state raccontate, erano loro. Da lì abbiamo creato la storia delle due protagoniste”.
A vestire i panni della contessa Jeanne de Baranthe è Souheila Yacoub, già vista in Dune - Parte 2. “Sono due donne che prendono le loro libertà in un secolo fatto dagli uomini e per gli uomini. L’evoluzione di Jeanne è complessa, si parte dai 15 ai 65 anni. Lei cambia a ogni incontro che fa. Sono di Ginevra, ritrovo qualche cosa della Svizzera. Qui le persone sono molto gentili e rispettose. Fare un film storico qui ha senso perché è molto autentico, il patrimonio storico è bello e ben conservato”.
Celeste è invece interpretata da Yale Vianello che a Torino aveva già girato per La Bella Estate di Laura Luchetti: “Secondo me in Italia manca la scrittura nelle sceneggiature.
Questa è stata una bella sorpresa. Una narrazione che non nasce da esigenze commerciali. Il mio personaggio mi somiglia molto, è una giovane anarchica che si trova a sopravvivere in luogo e in un tempo in cui non poteva fare molte cose rispetto a oggi”.
Un film che parla di donne e di libertà, ma non chiamatelo femminista: “Non ne abbiamo molto di storie di donne per quello si fa in fretta a dire che è una storia femminista - spiegano le attrici, il regista e la produttrice -. È un film femminista come L’arte della gioia di Gogliarda Sapienza, perché naturalmente le donne portano con sé quello che c’è di buono, ma non è un film a tesi, è tutta vita. Celeste trova la sua libertà perché è una rivoluzionaria. Jeanne scopre grado per grado la libertà, perché il suo mondo non aveva quelle premesse. Attraverso il suo cammino riesce a diventare estremamente libera. Entrambe si trovano nella sua capacità di uscire dai canoni”.
Le riprese ora si sposteranno in Francia, una parte del lavoro di post produzione è già fatto, ma per vedere in sala L’età dell’oro si dovrà aspettare almeno la primavera 2026.