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Sanità | 20 marzo 2025, 11:35

Violenza psicologica e barriere sanitarie: la denuncia di Medici del Mondo

Il 27 marzo una teca trasparente in via Sant'Ottavio darà voce alle testimonianze delle donne

Violenza psicologica e barriere sanitarie: la denuncia di Medici del Mondo

Medici del Mondo, rete internazionale impegnata a garantire l’accesso alla salute, torna ad accendere i riflettori sulla diffusa violenza psicologica cui sono sottoposte molte delle oltre 65.000 donne in Italia, di cui oltre 5.000 solo in Piemonte, che ogni anno vogliono interrompere la gravidanza. Dopo le tappe di Roma e Parigi lo scorso autunno, il 27 marzo arriva per la prima volta a Torino la speciale installazione di Medici del Mondo: una teca trasparente che riproduce un piccolo ambulatorio ginecologico, allestita in via Sant'Ottavio  angolo via Verdi, dove dalle 10.30 alle 17 sarà possibile ascoltare le frasi realmente pronunciate dal personale sanitario, come “Doveva pensarci prima!”, “Ti sei divertita, ora paghi”, “Deve sentire il battito del feto, è fondamentale!”, “Siamo donne, dobbiamo soffrire”.

Le testimonianze

Si tratta di testimonianze reali di donne che, a fronte del proprio diritto di richiedere un'interruzione volontaria di gravidanza, hanno subito abusi e violenze inaccettabili, da Nord a Sud della Penisola. L’installazione fa parte della campagna “The Unheard Voice” che Medici del Mondo ha lanciato lo scorso settembre per denunciare le barriere che ostacolano l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) in Italia e far ascoltare cosa realmente accade nelle strutture sanitarie, in cui la voce delle donne viene spenta per far sentire loro il “battito fetale” o le parole violente di chi vuole negare il diritto all’aborto, da Nord a Sud della Penisola.

L’iniziativa vedrà la partecipazione di Elisa Visconti, Direttrice di Medici del Mondo Italia, insieme alla rete +194 Voci, Obiezione Respinta e Non Una di Meno Torino, nonché diverse personalità politiche. Durante la giornata, verranno presentati dati e testimonianze raccolte sul campo, offrendo un quadro chiaro dell’impatto delle politiche antiabortiste in Italia.

Proprio il Piemonte, da regione pioniera nell’introduzione dell’aborto farmacologico (è stata la prima in Italia ad avviare uno studio sperimentale nel 2005), è diventato oggi il simbolo di un contrasto politico sempre più marcato, con le politiche degli ultimi anni orientate a rendere l’accesso alle IVG farmacologiche sempre più difficoltoso. Nel 2020, infatti, la giunta regionale di centrodestra ha emanato una “circolare di indirizzo sull’aborto farmacologico” che vietava la somministrazione della pillola RU486 nei consultori, attivando invece la presenza negli ospedali di “sportelli informativi” gestiti da associazioni antiabortiste. Emblematico è il caso dell’ospedale Sant’Anna, il primo in Piemonte per numero di IVG (2500 nel 2021, il 90% di quelle effettuate a Torino e il 50% a livello regionale), dove i volontari del Movimento per la Vita (MpV) gestiscono la “Stanza dell’Ascolto”, uno sportello per le donne che vogliono interrompere una gravidanza, offrendo un sostegno economico una tantum a chi sceglie di non abortire. Questo finanziamento proviene dal “Fondo Vita Nascente” della Regione, istituito nel 2022 con 400.000 euro, poi aumentato a 1 milione di euro nel 2024.

Eppure, la rete delle strutture sanitarie in Piemonte necessita di investimenti. I consultori piemontesi, sebbene continuino a rilasciare oltre il 62% delle certificazioni IVG nella regione, soffrono per mancanza di spazi, personale e strumentazione, e fuori Torino è complicato accedere all’IVG - basti pensare all’ospedale di Ciriè, con il 100% di obiettori di coscienza.

"Le testimonianze raccolte nell’installazione e i dati dei nostri report dimostrano come l’accesso all’IVG in Italia sia sempre più compromesso da scelte politiche che si traducono in vere e proprie barriere sanitarie. Il Piemonte ne è un esempio emblematico: da regione all’avanguardia nell’uso della pillola abortiva a teatro di interventi che ne ostacolano progressivamente l’applicazione, con sportelli ideologici negli ospedali e restrizioni che allontanano le donne dalla sanità pubblica. Siamo ancora lontani dalle raccomandazioni dell’Oms e dal diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione e garantito dai Livelli Essenziali di Assistenza. Con “The Unheard Voice” vogliamo portare alla luce una violenza psicologica sistematica e istituzionalizzata che non può più essere tollerata - dichiara Elisa Visconti, Direttrice di Medici del Mondo Italia -. La tappa torinese vedrà la partecipazione di figure politiche e istituzionali e di diverse associazioni impegnate nella tutela della salute e dell’autodeterminazione, con l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza su un tema che riguarda non solo la salute delle persone, ma anche il rispetto dei diritti fondamentali".

Aborto a ostacoli

Quella del Piemonte è una situazione che Medici del Mondo ha ben raccontato nel suo report 2023 “Aborto farmacologico in Italia: tra ritardi, opposizioni e linee guida internazionali” e che si vede confermata nel report 2024 “Aborto a ostacoli. Come le politiche di deterrenza minacciano l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza” che documenta come, tra iniziative promosse a livello nazionale e politiche anti-scelta in diverse Regioni, l’accesso all’IVG sia sempre più compromesso, erodendo così un diritto che dovrebbe essere garantito, con gravi conseguenze sulla salute mentale delle donne.

Tra scarsità di consultori, tassi elevati di obiezione di coscienza, disinformazione e mancata applicazione delle linee guida ministeriali del 2020, l’accesso all’IVG in Italia resta infatti una corsa a ostacoli, soprattutto se si parla di IVG farmacologica: basti pensare che in Europa la pillola abortiva è usata da oltre 30 anni, mentre in Italia è ancora considerata un farmaco rischioso ed è difficile da trovare. Risultato? Per abortire molte donne devono spostarsi tra città e regioni, con costi economici e psicologici pesanti. E, a complicare ulteriormente l’accesso, vere e proprie politiche di deterrenza, dall’obbligo di ascoltare il battito fetale al finanziamento di gruppi antiabortisti con fondi pubblici, rese possibili dagli ampi margini di manovra lasciati dalla legge 194 del 1978.

 

Comunicato stampa

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