"Garlasco? E' presto per capire il ruolo di Sempio. Quel che è certo è che non mi piace questo continuo aprire e ridiscutere i processi e le sentenze. A prescindere dal caso specifico, trovo che questa sia un'abitudine che mina la credibilità della giustizia italiana". Gianluigi Nuzzi, martedì sera, 18 marzo, porterà il suo spettacolo "La fabbrica degli innocenti" a Torino, al Teatro Colosseo.
E mai momento poteva essere più attuale: in scaletta ci sono infatti tra grandi casi di cronaca, ossia la strage di Erba, l'omicidio di Yara Gambirasio e l'omicidio di Garlasco, che proprio in questi giorni è tornato di stretta attualità, con la riapertura delle indagini per indagare sul ruolo di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi.
"Parlerò di questi casi, con aggiornamenti sul caso Garlasco, ovviamente", spiega Nuzzi, "ma in generale tratterò di come in Italia vengano spesso riaperti casi di cronaca che erano stati chiusi, vedi per esempio oggi il caso di Serena Mollicone o quello di Liliana Resinovich, che dopo 3 anni passa da un'ipotesi di suicidio a quella di omicidio".
Giornalista, scrittore e conduttore della trasmissione televisiva "Quarto Grado", Nuzzi ha risposto alle nostre domande.
Ha titolato il suo spettacolo "La Fabbrica degli Innocenti". Perché?
"Perché è un tema molto attuale. In queste due ore analizzo tre casi di cronaca per far emergere una questione: la costruzione della disinformazione e il potere dei media nella creazione di narrazioni fuorvianti. Ci sono due piani secondo me: quello della giustizia, che perde credibilità con questo continuo riaprire i processi, e quello dell'informazione che, grazie a fake news e campagne di delegittimazione portate avanti da chi ha interessi suoi (i like, fare ascolti, vendere libri), spesso non rispetta le sentenze definitive".
Le conseguenze di questo fenomeno?
"La 'fabbrica' non solo crea falsi innocenti, ma individua e addita nuovi colpevoli, che diventano bersagli del pubblico ludibrio. Investigatori, inquirenti, giudici, magistrati, ma anche parenti delle vittime, amici e conoscenti vengono progressivamente trasformati in complici delle presunte macchinazioni giudiziarie o addirittura in colpevoli. Le conseguenze sono devastanti: c’è chi subisce la gogna mediatica e la delegittimazione, chi non regge il peso dell’accusa e finisce in clinica psichiatrica, chi si ammala sotto il peso di un'accusa infamante. Le nuove vittime sono spesso i familiari delle persone uccise, che rivivono il loro dramma: pensate a come sta oggi Rita Poggi, la mamma di Chiara, risbattuta suo malgrado a 18 anni fa".
Lei è convinto che le sentenze siano tutte giuste?
"Il punto non è quello: una sentenza definitiva dovrebbe essere un punto e a capo. Il ruolo di un giornalista è informare basandosi sulle carte, sulle sentenze. Invece oggi l'obiettivo non è arrivare alla verità, ma fare spettacolo. Mi spiego: una docu-fiction non può rimettere in discussione una verità assodata, che è tale perché accertata da una sentenza. Se qualcuno - che ha letto le carte - ha elementi nuovi, provati, di norma li porta alla giustizia, non ci fa un film. Un conto è la fase di dibattimento, dove il circo mediatico spesso cavalca l'onda dell'opinione pubblica, dividendosi in colpevolisti e innocentisti, un altro è la sentenza definitiva, che deve fare da spartiacque. Dopo quella, nessuno dovrebbe speculare".
Cosa dice su Garlasco?
"Situazione molto scivolosa, ci sono confronti serrati incredibili. Ad oggi c'è una sentenza per Alberto Stasi. Se poi collocheranno Andrea Sempio sulla scena del crimine, in concorso con Stasi o meno, questo lo vedremo. Ma se volete sapere chi è il colpevole non dovete chiederlo a me, io non lo so, non è il mio ruolo".
Perché portare la cronaca in teatro?
"Per stimolare una riflessione. Ma il mio non è il monologo di un giornalista che parla di se stesso. E' uno spettacolo vero e proprio, con clip, contributi audio, una regia straordinaria da parte di Enrico Zaccheo, musiche originali di Davide Cavuti".
Un'ultima domanda: il suo rapporto con Torino?
"Una città che conosco bene. Sono stato al Salone del Libro e ci tornerò tra due mesi. Conosco bene il Circolo dei Lettori, un posto straordinario dove si respira un'aria meravigliosa di cultura e dibattito".
LA FABBRICA DEGLI INNOCENTI
di Gianluigi Nuzzi
Martedì 18 marzo 20.30
Teatro Colosseo, via Madama Cristina 71
Tel. 011.6698034 / 011.6505195
Web www.teatrocolosseo.it