Scuola e formazione - 17 marzo 2025, 17:55

Università ed Europa al centro del nuovo anno accademico, l'ultimo di Geuna. Sul palco critiche a riarmo e guerra

Meno finanziamenti alle armi e più all'istruzione: così gli interventi dei docenti precari e della rappresentante degli studenti: "La parola pace affiancata a riarmo è svuotata dal suo significato"

L'anno accademico dell'Università di Torino è ufficialmente iniziato, con la lunga cerimonia al Teatro Regio, l'ultima del rettore Stefano Geuna che lascerà l'incarico nel 2025. Le proteste degli studenti e dei docenti precari hanno movimentato la mattinata, che si è conclusa con l'intervento - e la contestazione - dell'ospite d'onore Enrico Letta, ex presidente del Consiglio ed ex segretario del PD (  ). Al centro degli interventi c'è stata l'Europa, con Unito che punta sempre più alla propria internazionalizzazione mentre all'esterno infuria il dibattito sul progetto di riarmo e sul ruolo del vecchio continente nei conflitti in corso.

Le parole di Letta

"Al centro dell'Europa - le parole di Letta, intervenuto come decano della scuola politica e economica della IE University e presidente dell'Istituto Jacques Delors - c'è l'idea della frontiera come luogo dello scambio e della crescita comune, e non dove si muore per spostarla con i carri armati. L'Erasmus e le alleanze tra le università europee sono figlie del mercato unico europeo, la differenza con oggi è che l'Italia era economicamente grande quanto la Cina e l'India messe insieme. Oggi il mercato unico europeo è diventato un successo su alcune cose ma fa grande fatica su servizi, capitali e educazione che sono rimasti nazionali. La frammentazione fu mantenuta perché ogni paese europea pensava di essere grande abbastanza per giocarsela nel mondo di ieri, che era piccolo. I paesi europei si dividono in due: i paesi piccoli e quelli che non sanno ancora di essere piccoli".

Docenti precari e studenti contro il riarmo

Gli 800 miliardi per le spese militari del piano ReArm Europe non sono andati giù ai docenti precari che, oltre alla protesta all'esterno del Teatro, hanno parlato sul palco della cerimonia, invitati dal Rettore, criticando la mancanza di finanziamenti per l'istruzione. "Da mesi - ha dichiarato la portavoce di Assemblea Precaria Universitaria - ci stiamo mobilitando per i 700 milioni di tagli a università e ricerca previsti per il prossimo triennio. Non possiamo tacere di fronte a un aumento delle spese militari senza precedenti, del +12,5% rispetto allo scorso anno. Vogliamo dirlo soprattutto all'ex primo ministro Letta, non possiamo tacere davanti a chi approva 800 miliardi di euro per il progetto ReArm Europe. Come membri della comunità scientifica rifiutiamo fermamente che la nostra ricerca venga strumentalizzata per la produzione di armi o asservita agli interessi bellici che foraggiano il genocidio in Palestina e tutte le altre guerre. Ci opponiamo alla riforma del preruolo che, moltiplicando le figure contrattuali, garantisce ancora più figure ricattabili e a basso costo agli atenei. Oggi la riforma Bernini è solo sospesa, ne chiediamo il ritiro completo. Chiediamo il raddoppio del fondo di finanziamento ordinario, quello che ci servirebbe per portarci in linea con la media OCSE. Chiediamo ricerca e didattica svincolati dagli interessi bellici. Chiediamo il ritiro della riforma Bernini, la stabilizzazione del personale precario e un contratto di ricerca unico adeguatamente finanziato".

Critiche al riarmo e agli accordi dell'Università con le aziende belliche anche da parte di Lorena Luceri, salita sul palco come rappresentante degli studenti. "Le parole d'ordine che sentiamo continuamente ripetere non rappresentano noi e i valori in cui crediamo - ha detto nel suo intervento -. La parola 'pace', affiancata a 'riarmo', è completamente svuotata dal suo significato. Esemplare in questo è il nuovo piano 'ReArm Europe', con stanziamenti da 800 miliardi sottratti, tra gli altri, da fondi per aiutare le aree in difficoltà. Promosso come garanzia per un'Europa sicura e resiliente, gli unici interessi che persegue sono in realtà quelli delle aziende belliche che nell'ultimo anno hanno più che raddoppiato il loro profitto. Tra queste Leonardo, con la quale la nostra università si rifiuta di rescindere gli accordi. L'Europa che vediamo ha ben poco di integrazione e investe sempre di più in militarizzazione, anche nei luoghi universitari e nei saperi accademici. Il Consiglio Regionale piemontese ha approvato una mozione per diminuire i fondi destinati alle borse di studio. È inaccettabile lo stanziamento di fondi alle guerre e alle armi quando si dovrebbe lavorare per garantire ricerca e sapere liberi ed etici. Se da un lato la nostra università avvia progetti Erasmus ed esperienze internazionali, sappiamo che dall'altro questi stessi ponti spesso permettono il trasporto diretto e indiretto di armi, aerei, brevetti dalle nostre università a entità che perpetuano genocidi".

Cirio: "Borse passate da 40 a 100 milioni"

Poco prima, il governatore Alberto Cirio aveva parlato proprio di quei fondi che gli studenti hanno accusato di tagliare, rivendicandone l'aumento e l'impegno della Giunta nell'istruzione. "Noi cerchiamo e cercheremo di mettercela tutta - ha dichiarato -. Negli anni il Consiglio Regionale ha lavorato affinché le dotazioni per le borse di studio aumentassero, siamo passati da 40 a 100 milioni e pur avendo potenziato al massimo le risorse è aumentata la platea. Cercheremo di mettercela tutta, oggi con 120 milioni rischiamo di fare stare fuori qualcuno mentre anni fa con 40 milioni coprivamo tutti. Si dovrà tenere conto degli studenti piemontesi e insieme continuare a lavorare sulla nostra grande forza di attrazione per far sì che le ragazze e i ragazzi di tutto il mondo scelgano di venire a studiare in Piemonte. Quando ci chiedono di essere attrattivi, avere all'interno Politecnico e Università aumenta di molto la nostra offerta". 

Sulle contestazioni, il presidente Cirio non ha polemizzato ma ringraziato chi ha portato la propria voce. "È giusto partecipare all'avvio di un'attività universitaria in una democrazia del dibattito, non dobbiamo spaventarci. La nostra bellissima Costituzione, repubblicana e antifascista, dà permesso a tutti di parlare, è un segno di democrazia. Quindi grazie anche a chi ha voluto contribuire con il proprio pensiero, che verrà messo insieme agli altri, insieme al pensiero di tutti".



Lo Russo saluta Geuna: "Grazie per il lavoro fatto insieme"

Per il sindaco Stefano Lo Russo le contestazioni sono un'opportunità per riflettere sul ruolo dell'Università all'interno della città. "Oggi - ha commentato dal palco - credo che la dimensione di riflessione sia una dimensione davvero necessaria. Penso che quindi ragionare sull'Università degli Studi di Torino, di come questa istituzione può collocarsi, anche alla luce della contestazione che c'è stata all'inizio, sia un elemento di riflessione non solo della comunità accademica ma anche della città nel suo complesso. A Torino abbiamo delle condizioni di partenza abbastanza ideali: i due grandi atenei non hanno un'offerta formativa concorrenziale e quindi possono essere messi assolutamente in sinergia tra di loro, e questo io credo sia l'obiettivo che dobbiamo darci come istituzioni cittadine. Essere città universitaria non vuol dire solo ospitare importanti università, significa pensare alla trasformazione della città fisica, sociale, economica, culturale con un'ottica che vede l'alta formazione scientifica e l'alta formazione di carattere universitario come una cifra caratterizzante. Questa è l'impostazione che stiamo cercando di dare, che si declina in tantissimi progetti che si scontrano contro le fatiche della pubblica amministrazione italiana". 

In conclusione, Lo Russo ha salutato e ringraziato il Rettore per il suo ultimo anno alla guida dell'Università di Torino e accolto chi lo seguirà: "Grazie Rettore Geuna per tutto quello che abbiamo fatto in questi anni insieme. Benvenuto o benvenuta a chi prenderà questo difficile compito che dopo di te traghetterà la nostra Università nei prossimi sei anni. Da parte nostra ci sarà, come sempre abbiamo dimostrato, la massima disponibilità a collaborare nell'interesse della nostra comunità".