Se il 62% delle persone che si trova a scontare una condanna è già stato in carcere in precedenza (anche per 10 volte), la recidiva crolla al 2% quando si tratta di persone che hanno intrapreso un percorso lavorativo. Ma solo un terzo dei detenuti attualmente è impegnato in percorsi lavorativi.
Numeri che spiegano bene perché da alcuni mesi si stanno impegnando in questo senso il Gruppo Giovani dell’Unione Industriali di Torino, insieme al Fondo Alberto e Angelica Musy e alla Fondazione Ufficio Pio.
Diritto ad una seconda opportunità
“Ogni individuo merita un riscatto e merita di tentare un nuovo inizio con una seconda possibilità. Sono molte le aziende e le realtà coinvolte che appartengono al nostro mondo - dice Marco Gay, presidente dell’Unione Industriali di Torino -Impegnarsi in questo ambito significa impegnarsi in un percorso che permette il reinserimento nella società. È doveroso che il mondo dell’impresa, soprattutto tramite i giovani, giochi un ruolo in questo meccanismo”.
Il problema del sovraffollamento
Tra le difficoltà a perseguire questo percorso, però, c’è il problema del sovraffollamento degli istituti penitenziari. Soltanto a Torino si parla del 132%, mentre a Ivrea si arriva addirittura al 138%. Come spiega Danny Winteler, presidente esecutivo di The Group, “In Italia il tasso è del 119,3% mentre in Piemonte si parla di un 117,9%. In Italia poi la custodia cautelare è uno strumento particolarmente utilizzato, con conseguenze drammatiche. A cominciare dai suicidi in carcere, tornati nel 2024 a massimi storici, insieme a episodi di aggressioni e percosse”.
“A Torino - aggiunge - solo il 21% della popolazione carceraria è impegnato in attività lavorative, di cui solo l’1% all’esterno”.
Soluzioni win win
Un altro aspetto drammatico è che i suicidi, molto spesso, non si verificano all’ingresso in carcere, ma quando si avvicina la liberazione. A testimonianza di una difficoltà a rientrare nella società. “Conosciamo situazioni molto complicate, ma l’unione di intenti che spero ci porterà a firmare un protocollo potrebbe essere una strada per arrivare a una soluzione - dice Barbara Graffino, presidente del Gruppo Giovani - e grazie alla presenza di agevolazioni e sgravi si realizza una situazione di beneficio per tutte le realtà coinvolte”.
Dieci anni di impegno
“Abbiamo costituito questo fondo circa dieci anni fa per ricordare mio marito Alberto - sottolinea Angelica D’Auvare - e abbiamo potuto inserirci fin da subito nelle attività del Polo universitario in carcere. Abbiamo allargato ad altri bracci del carcere le nostre attività per coinvolgere ancora più persone, a patto che si facesse formazione. E dopo dieci anni possiamo dire che questa esperienza dà i suoi frutti”.
“Non è scontato che le imprese si confrontino con il mondo del carcere - aggiunge la vicesindaca Michela Favaro - Per questo cerchiamo di fare un lavoro di squadra e noi abbiamo sempre considerato i detenuti come cittadini. Per questo cerchiamo di costruire ponti, soprattutto verso chi è vicino al reinserimento nella comunità. Perché devono dare un contributo e non rappresentare un problema“.
Il ruolo del Cnel
A chiudere i lavori è stato Emilio Minunzio, consigliere del Cnel e Presidente del Segretariato permanente per l’inclusione economica, sociale e lavorativa delle persone private della libertà personale. Il Segretariato, istituito il 31 luglio 2024, ha come obiettivo la promozione della cooperazione tra le istituzioni e il coinvolgimento delle parti sociali, economiche e del Terzo settore, con l'intento di costruire un sistema integrato di interventi e servizi per il reinserimento sociale e lavorativo delle persone detenute.
In questo contesto, il Cnel ha realizzato, in collaborazione con TEHA Group, il Paper "Recidiva zero. Istruzione, formazione e lavoro in carcere".