Ha visto nascere con orgoglio i marciapiedi in pietra di via Primo Maggio e il campetto da basket nei giardinetti del centro ma ha anche assistito con senso di impotenza all’aumento del fenomeno dell’abbandono dell’immondizia e del traffico automobilistico. Stefano Villano, ora di Torre Pellice, è stato caposquadra degli operai di Luserna San Giovanni per oltre trent’anni e ha visto cambiare il paese in cui scelse di venire a vivere nel 1990 con moglie e figli. Da pochi giorni è in pensione perché ha compiuto 67 anni sabato 8 marzo e ancora non se ne rende conto – “Mi sembra di essere semplicemente in ferie” afferma – e continua a guardare il paese con l’occhio esperto di chi per decenni è stato chiamato per risolvere i problemi.
Da Roma al “paese tranquillo”
La prima volta che lui e sua moglie, Sara Giordani, videro Luserna San Giovanni fu nel 1970. “Avendo sempre vissuto a Roma, il paese ci stupì per la sua tranquillità e per la vivibilità. Avevo già uno zio, Daniele Ciriaco, che abitava qui e oltretutto eravamo legati alla chiesa evangelica e pentecostale di Largo Dino Buffa. Così cominciammo a frequentare con assiduità la Val Pellice nei giorni di vacanza”.
Nei primi tempi lavorava nell’edilizia e i giorni di vacanza che si poteva permettere erano pochi ma poi divenne dipendente dell’azienda municipalizzata per la nettezza urbana di Roma che allora si chiamava Amnu e che ora è diventata Ama (Azienda municipale ambiente).
A fine degli anni ottanta marito e moglie decisero di trasferirsi con i figli nel paese che li aveva colpiti per la tranquillità e trovarono lavoro entrambi in Comune: “A Roma mia moglie lavorava al Ministero dei trasporti ma riuscì, grazie ad una legge del 198,8 a ottenere il trasferimento qui, al settore demografico del Comune – racconta –. Io invece ci misi un po’ più di tempo: lavorai per circa dieci mesi all’Amiat di Torino”. Dopo aver vinto un concorso, il 2 gennaio del 1992 divenne capo operaio a Luserna San Giovanni. “L’ho detto a tutti i giovani colleghi che sono entrati a lavorare in Comune: è vero che nel settore privato gli stipendi potrebbero essere più alti ma la sicurezza che garantisce questo tipo di impiego, a lungo andare, paga” racconta.
Dall’Ape, picconi e scope, agli autocarri e mini escavatori
Dal suo ingresso nei magazzini comunali a oggi, il lavoro di operaio comunale è molto cambiato. “Sicuramente è migliorato dal punto di vista dell’attrezzatura a disposizione e della sicurezza” rileva. All’inizio dovevano arrangiarsi con un paio di Ape, qualche piccone e le scope: tutto depositato nei garage del municipio in via Roma. Ora il magazzino in strada dei Jallà è ben fornito: “È uno spazio finalmente adeguato e pulito e abbiamo a disposizione un autocarro, trattori e un mini escavatori” spiega. Un altro miglioramento riguarda la sicurezza: “Ora siamo forniti di divise e di dispositivi di protezione individuale necessari ai nostri interventi e anche l’Amministrazione comunale è più attenta alle condizioni di sicurezza del nostro lavoro”. Gli operai tuttavia sono meno di una volta: “All’inizio oltre a me c’erano sei dipendenti, adesso solo più quattro. Tuttavia l’impiego di persone in mobilità, borse lavoro e lavoratori socialmente utili, ha permesso di sopperire a qualche carenza”.
Traffico e rifiuti: anche Luserna ‘non era così una volta!”
Ogni volta che tornano a Roma, a Villano e Giordani scappa un ‘Non era così una volta!’ ma la stessa frase vale anche per Luserna San Giovanni: “L’aumento del traffico in via Primo Maggio provoca problemi di sicurezza e inquinamento che prima non c’erano. È diventato sempre più scomodo uscire dalla Val Pellice con i mezzi pubblici e questa è la conseguenza”. Tra gli interventi più frequenti per gli operai negli ultimi anni c’è stata la riparazione e la sostituzione della segnaletica verticale: “Anche questa è una conseguenza dell’aumento del traffico e della maleducazione degli automobilisti che spesso colpiscono la segnaletica parcheggiando dove non dovrebbero” rivela.
Un altro peggioramento che preoccupa Villano è il fenomeno dell’abbandono dell’immondizia: “Con il passaggio al nuovo sistema di cassonetti ad accesso controllato il fenomeno è esploso ma stava già crescendo negli anni precedenti. Ora, inoltre, è tipico trovare nei cestini per la raccolta dei piccoli rifiuti, disseminati in paese, sacchetti pieni immondizia”.
Ma il problema non è solo l’immondizia che ‘si vede’: “Sotto gli ecopunti c’è una buona quantità di rifiuti schiacciati che gli operai non riescono più ad estrarre. Quando il mezzo dell’Acea solleva il cassonetto per lo svuotamento, infatti, i sacchi appoggiati all’esterno finiscono spesso sotto. E il cassonetto viene riposizionato al suo posto schiacciandoli”. Lui e i suoi colleghi negli ultimi tempi non riuscivano più a contenere il fenomeno dell’abbandono: “I due giorni a settimana che dedicavamo a quel lavoro non erano più sufficienti”.
Ghiaccio, marciapiedi e campo da basket
Ciò di cui invece gli operai non devono più preoccuparsi come un tempo è la presenza di neve e giaccio. “Mi ricordo ancora la nevicata dell’8 dicembre 1990 – ricorda – eravamo appena arrivati da Roma rimanemmo impressionati. Mi pare di sentire ancora il freddo di quei giorni in cui la temperatura raggiunse i -14” racconta. Allora la rimozione della neve, lo spargimento di sale, sabbia su strade e marciapiedi era un’occupazione preponderante: “Naturalmente oggi non è più così e questo ci ha premesso di anticipare alla stagione invernale i lavori che di solito si facevano in primavera come la pulizia dei tombini e dei fossi”. Tra le sue conquiste, Villano annovera la decisione del Comune di non occuparsi più di rimuovere il ghiaccio da tutti i marciapiedi del paese: “Prima dovevamo fare tutto noi ma poi riuscii a far prendere atto della legge che prevede che gli operai si occupino solo di quelli ‘istituzionali’: ad esempio perché legati ad edifici pubblici o perché in posti particolari come quello sul ponte sul torrente Pellice in corso Matteotti. Degli altri devono occuparsi i frontisti cioè i cittadini che abitano in prossimità. La gente dovrebbe ricominciare a rimboccarsi le maniche come in passato”. Tra gli altri motivi di orgoglio c’è la nascita del campetto di basket nei giardinetti di via Ribet: “Avevo notato quanto i giovani avessero bisogno di uno spazio in cui giocare. E sono contento sia stato fatto” e la realizzazione dei marciapiedi di via Primo Maggio: “Prima degli anni novanta erano piccoli e in asfalto. Partecipai alla progettazione dei marciapiedi in pietra così come sono adesso”.