Attualità | 14 marzo 2025, 17:16

Per oltre trent’anni alla guida degli operai comunali: Villano racconta com’è cambiata la sua Luserna

Si spostò in Val Pellice da Roma nel 1990 e qualche anno dopo venne assunto in Comune

L'ex caposquadra degli operai di Luserna San Giovanni Stefano Villano

L'ex caposquadra degli operai di Luserna San Giovanni Stefano Villano

Ha visto nascere con orgoglio i marciapiedi in pietra di via Primo Maggio e il campetto da basket  nei giardinetti del centro ma ha anche assistito con senso di impotenza all’aumento del fenomeno dell’abbandono dell’immondizia e del traffico automobilistico. Stefano Villano, ora di Torre Pellice, è stato caposquadra degli operai di Luserna San Giovanni per oltre trent’anni e ha visto cambiare il paese in cui scelse di venire a vivere nel 1990 con moglie e figli. Da pochi giorni è in pensione perché ha compiuto 67 anni sabato 8 marzo e ancora non se ne rende conto – “Mi sembra di essere semplicemente in ferie” afferma – e continua a guardare il paese con l’occhio esperto di chi per decenni è stato chiamato per risolvere i problemi.

Da Roma al paese tranquillo

La prima volta che lui e sua moglie, Sara Giordani, videro Luserna San Giovanni fu nel 1970. “Avendo sempre vissuto a Roma, il paese ci stupì per la sua tranquillità e per la vivibilità. Avevo già uno zio, Daniele Ciriaco, che abitava qui e oltretutto eravamo legati alla chiesa evangelica e pentecostale di Largo Dino Buffa. Così cominciammo a frequentare con assiduità la Val Pellice nei giorni di vacanza”.

Nei primi tempi lavorava nell’edilizia e i giorni di vacanza che si poteva permettere erano pochi ma poi divenne dipendente dell’azienda municipalizzata per la nettezza urbana di Roma che allora si chiamava Amnu e che ora è diventata Ama (Azienda municipale ambiente).

A fine degli anni ottanta marito e moglie decisero di trasferirsi con i figli nel paese che li aveva colpiti per la tranquillità e trovarono lavoro entrambi in Comune: “A Roma mia moglie lavorava al Ministero dei trasporti ma riuscì, grazie ad una legge del 198,8 a ottenere il trasferimento qui, al settore demografico del Comune racconta –. Io invece ci misi un po’ più di tempo: lavorai per circa dieci mesi all’Amiat di Torino”. Dopo aver vinto un concorso, il 2 gennaio del 1992 divenne capo operaio a Luserna San Giovanni. “L’ho detto a tutti i giovani colleghi che sono entrati a lavorare in Comune: è vero che nel settore privato gli stipendi potrebbero essere più alti ma la sicurezza che garantisce questo tipo di impiego, a lungo andare, paga” racconta.

DallApe, picconi e scope, agli autocarri e mini escavatori

Dal suo ingresso nei magazzini comunali a oggi, il lavoro di operaio comunale è molto cambiato. “Sicuramente è migliorato dal punto di vista dell’attrezzatura a disposizione e della sicurezza” rileva. All’inizio dovevano arrangiarsi con un paio di Ape, qualche piccone e le scope: tutto depositato nei garage del municipio in via Roma. Ora il magazzino in strada dei Jallà è ben fornito: “È uno spazio finalmente adeguato e pulito e abbiamo a disposizione un autocarro, trattori e un mini escavatori” spiega. Un altro miglioramento riguarda la sicurezza: “Ora siamo forniti di divise e di dispositivi di protezione individuale necessari ai nostri interventi e anche l’Amministrazione comunale è più attenta alle condizioni di sicurezza del nostro lavoro”. Gli operai tuttavia sono meno di una volta: “All’inizio oltre a me c’erano sei dipendenti, adesso solo più quattro. Tuttavia l’impiego di persone in mobilità, borse lavoro e lavoratori socialmente utili, ha permesso di sopperire a qualche carenza”.

Traffico e rifiuti: anche Luserna non era così una volta!

Ogni volta che tornano a Roma, a Villano e Giordani scappa un ‘Non era così una volta!’ ma la stessa frase vale anche per Luserna San Giovanni: “L’aumento del traffico in via Primo Maggio provoca problemi di sicurezza e inquinamento che prima non c’erano. È diventato sempre più scomodo uscire dalla Val Pellice con i mezzi pubblici e questa è la conseguenza”. Tra gli interventi più frequenti per gli operai negli ultimi anni c’è stata la riparazione e la sostituzione della segnaletica verticale: “Anche questa è una conseguenza dell’aumento del traffico e della maleducazione degli automobilisti che spesso colpiscono la segnaletica parcheggiando dove non dovrebbero” rivela.

Un altro peggioramento che preoccupa Villano è il fenomeno dell’abbandono dell’immondizia: “Con il passaggio al nuovo sistema di cassonetti ad accesso controllato il fenomeno è esploso ma stava già crescendo negli anni precedenti. Ora, inoltre, è tipico trovare nei cestini per la raccolta dei piccoli rifiuti, disseminati in paese, sacchetti pieni immondizia”.

Ma il problema non è solo l’immondizia che ‘si vede’: “Sotto gli ecopunti c’è una buona quantità di rifiuti schiacciati che gli operai non riescono più ad estrarre. Quando il mezzo dell’Acea solleva il cassonetto per lo svuotamento, infatti, i sacchi appoggiati all’esterno finiscono spesso sotto. E il cassonetto viene riposizionato al suo posto schiacciandoli”. Lui e i suoi colleghi negli ultimi tempi non riuscivano più a contenere il fenomeno dell’abbandono: “I due giorni a settimana che dedicavamo a quel lavoro non erano più sufficienti”.

Ghiaccio, marciapiedi e campo da basket

Ciò di cui invece gli operai non devono più preoccuparsi come un tempo è la presenza di neve e giaccio. “Mi ricordo ancora la nevicata dell’8 dicembre 1990 – ricorda – eravamo appena arrivati da Roma rimanemmo impressionati. Mi pare di sentire ancora il freddo di quei giorni in cui la temperatura raggiunse i -14” racconta. Allora la rimozione della neve, lo spargimento di sale, sabbia su strade e marciapiedi era un’occupazione preponderante: “Naturalmente oggi non è più così e questo ci ha premesso di anticipare alla stagione invernale i lavori che di solito si facevano in primavera come la pulizia dei tombini e dei fossi”. Tra le sue conquiste, Villano annovera la decisione del Comune di non occuparsi più di rimuovere il ghiaccio da tutti i marciapiedi del paese: “Prima dovevamo fare tutto noi ma poi riuscii a far prendere atto della legge che prevede che gli operai si occupino solo di quelli ‘istituzionali’: ad esempio perché legati ad edifici pubblici o perché in posti particolari come quello sul ponte sul torrente Pellice in corso Matteotti. Degli altri devono occuparsi i frontisti cioè i cittadini che abitano in prossimità. La gente dovrebbe ricominciare a rimboccarsi le maniche come in passato”. Tra gli altri motivi di orgoglio c’è la nascita del campetto di basket nei giardinetti di via Ribet: “Avevo notato quanto i giovani avessero bisogno di uno spazio in cui giocare. E sono contento sia stato fatto” e la realizzazione dei marciapiedi di via Primo Maggio: “Prima degli anni novanta erano piccoli e in asfalto. Partecipai alla progettazione dei marciapiedi in pietra così come sono adesso”.

Elisa Rollino

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Federica Monello

Giornalista pubblicista, ascoltatrice vorace di musica, amante di tutto ciò che è cultura. Nasco e cresco in Sicilia dove da studentessa di Lettere Moderne muovo i primi passi nel giornalismo, dopo poco unisco la scrittura alla passione per la musica. Giungo ai piedi delle Alpi per diventare dottoressa in Comunicazione e Culture dei media e raccontare di storie di musica, versi, suoni e passioni.

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