Economia e lavoro - 14 marzo 2025, 07:00

La frenata dell'auto travolge l'occupazione: Torino si conferma anche nel 2024 la provincia più cassaintegrata d'Italia

I dati forniti dalla Uil rilanciano l'allarme per l'impiego: nell'ultimo anno sono state oltre 51 milioni le ore di cig in Piemonte

Torino si conferma anche nel 2024 la provincia più cassaintegrata d'Italia

Non solo export e analisi congiunturale. C'è un terzo indizio che va a comporre una prova: quella della crisi dell'economia piemontese (e torinese in particolare), con la zavorra legata soprattutto al comparto dell'automotive. Se infatti gli scambi con la Germania e con i mercati stranieri in generale hanno segnato un passo indietro e la produzione industriale ha rallentato dopo alcuni anni, anche sul fronte dell'occupazione i riflessi di questa difficoltà sono evidenti. 

Secondo quanto elaborato dall'ufficio studi della Uil, infatti, in Piemonte, nel 2024, sono state richieste 51.112.713 ore di cassa integrazione, in aumento del 64,2% rispetto allo stesso periodo del 2023 e 1.372.016 ore dei fondi di solidarietà gestiti dall’Inps, che coprono i lavoratori privi di strumenti di sostegno al reddito, per un totale complessivo di 52.484.729 ore (+61,2%).

A livello nazionale le ore autorizzate sono state 507.018.459, con un incremento del 20%.

Torino e Novara maglie nere tra le province

L’andamento nelle province piemontesi, considerando solo le ore di cassa integrazione, è stato il seguente: Novara +178%, Torino +103,1%, Biella +76,9%, Asti +42,9%, Vercelli +33,5%, Verbania -12,7%, Alessandria -17,3%, Cuneo -18,2%. E non stupisce che proprio la città della Mole, legatissima all'auto e al suo indotto, sia tra le aree più in difficoltà. Tanto che proprio Torino, con 32.463.913 ore, si conferma anche nel 2024 provincia più cassaintegrata d’Italia, seguita da Vicenza e Brescia.

Uil Piemonte rilancia l'allarme

Il segretario generale della Uil Piemonte, Gianni Cortese, ha rilanciato l'allarme: “I dati relativi alla cassa integrazione, letti assieme ad altri importanti indicatori economici, confermano le difficoltà attraversate lo scorso anno dalla nostra regione. Ricordo le tante crisi occupazionali aperte, il calo della produzione industriale scesa dello 0,8%, le esportazioni ridimensionate del 4,9%. Il 2025, purtroppo, si annuncia foriero di forti preoccupazioni, a causa delle crescenti tensioni geopolitiche, delle guerre in atto, degli annunci e delle decisioni sui dazi, che rischiano, tra l’altro, di provocare una nuova accelerazione dell’inflazione, colpevole della pesante riduzione del livello dei consumi interni, dovuta alla perdita del potere d’acquisto di salari e pensioni. Per l’automotive, così come per gli altri settori produttivi, investiti da profonde trasformazioni, c’è bisogno di un approccio europeo basato sulla neutralità tecnologica, affinché le scelte industriali e produttive non penalizzino l’occupazione e favoriscano una transizione giusta".

"Finora l’Unione Europea si è concentrata prevalentemente su regolamentazioni e restrizioni, senza un adeguato supporto finanziario. Ora, secondo noi della UIL, dovrebbe assumersi la responsabilità di guidare il cambiamento attraverso la creazione di un grande fondo sovrano, un "Fondo Sure in Transition", con una dotazione importante di miliardi di euro, destinato all’innovazione, alla ricerca e alla tutela dell’occupazione. Parliamo di strumenti simili al programma SURE - previsto durante la pandemia – di cui ci sarebbe bisogno per garantire anche la continuità occupazionale e la tenuta del tessuto sociale, sostenendo la riqualificazione professionale dei lavoratori e delle lavoratrici”, ha concluso Cortese.

redazione