Dal binario 17 di Porta Nuova venivano deportati gli ebrei e gli oppositori politici durante il nazifascismo, e dalla targa del binario 17 è partita - come ogni anno - la marcia per Emanuele Artom. La Comunità ebraica, le scuole e le istituzioni della città hanno ricordato il giovane partigiano ebreo, morto il 7 aprile del 1944 alle Carceri Nuove in seguito alla cattura e alle torture avvenute il 25 marzo in Val Germanasca.
"Non c'è futuro senza memoria"
"Non c'è futuro senza memoria" recita il cartello portato dai bambini fino alla Sinagoga di piazzetta Primo Levi. Quattrocento metri per ricordare un oppositore del regime e delle leggi razziali che segnarono la storia d'Europa, percorsi in silenzio in segno di rispetto. Lì, gli interventi in ricordo del giovane si sono alternati ai canti dei bambini delle scuole ebraiche "Colonna e Finzi" e "Artom", che hanno anche letto alcuni passi del suo diario, scritto per documentare le persecuzioni razziali e l'esperienza partigiana.
Disegni: "Preoccupati dai rigurgiti di antisemitismo"
Dario Disegni, presidente della Comunità Ebraica di Torino, non ha mancato di ricordare il momento drammatico dell'attualità, sottolineando come l'insegnamento di Emanuele Artom possa servire da faro in mezzo a questi anni di guerre e discriminazioni. "Anche oggi a 80 anni dalla liberazione - ha detto - stiamo vivendo con immensa angoscia un momento molto oscuro, con due drammatici conflitti in corso: in Ucraina e in Medio Oriente, di cui auspichiamo dal profondo del cuore una prossima soluzione che possa portare una pace giusta e duratura per tutti i popoli coinvolti. Purtroppo assistiamo anche sbigottiti e con grande preoccupazione alla grande ripresa in tutto il mondo di un antisemitismo di dimensioni che non si registravano da anni, con un aumento del 400% di episodi nel nostro paese rispetto all'anno precedente".
"Sono sintomi allarmanti della grave crisi che il nostro mondo sta attraversando - ha aggiunto Disegni - Ancora una volta le testimonianze di Emanuele Artom appaiono di una straordinaria attualità e ci indicano il percorso da compiere per la formazione di un mondo più libero e giusto, in cui gli ideali per cui egli ha sacrificato la sua giovane esistenza possano prevalere sugli orrori delle guerre, sulle discriminazioni civili e religiose e sulle disuguaglianze sociali che ancora oggi affliggono l'umanità".
I commenti della politica
Sia la presidente della commissione cultura del Consiglio Comunale di Torino, Lorenza Patriarca, che il presidente del Comitato Resistenza e Costituzione e vicepresidente del Consiglio Regionale, Domenico Ravetti, hanno rivolto ai ragazzi un pensiero sull'importanza dello studio, per comprendere queste dinamiche e non ripetere gli errori del passato.
"Si deve ripartire dai fatti così come si trovano nei libri di storia - ha commentato Ravetti - Questo stato si è adoperato per istituire il 27 gennaio come giorno della memoria, per ricordare le vittime finite nei campi di concentramento e sterminio, perché facenti parte di comunità ebraiche. Allo stesso modo ha fatto per il 10 gennaio, Giorno del Ricordo dei massacri delle foibe. L'oppressione nazifascista è stato anche ridurre lo spazio della libertà ai bambini a tal punto che quelle persone potevano disporre della loro vita e della loro morte. Ottanta anni fa, ragazzi e ragazze non hanno potuto scegliere il loro percorso da quel binario 17 da cui siamo partiti, oggi voi avete potuto farlo".