Attualità | 12 marzo 2025, 15:30

La memoria di Torino in un rifugio antiaereo: oltre 300 firme per salvare il bunker di via Giordano Bruno

La proposta è di trasformare il sito in un museo diffuso per il quartiere: "Nascondere il rifugio non è una scelta utile"

Oltre 300 firme per salvare il bunker di via Giordano Bruno

Oltre 300 firme per salvare il bunker di via Giordano Bruno

Il rifugio antiaereo di via Giordano Bruno è un vero e proprio pezzo di storia che oggi rischia di andare perduto, ma i residenti di Borgo Filadelfia hanno deciso di mobilitarsi per impedirlo. E' stata sottoscritta infatti da ben 308 persona la petizione che chiede alla Città di ristrutturare e rivalorizzare il rifugio.

Sito abbandonato da quasi 40 anni

Abbandonato da quasi quarant'anni, questo luogo potrebbe diventare un importante punto di riferimento per ricordare la storia di Torino. Infatti, la richiesta dei firmatari, si inserisce in un più ampio progetto di tutela della memoria storica del quartiere Borgo Filadelfia, evidenziando il ruolo cruciale che questi spazi hanno avuto durante la Seconda guerra mondiale.

Far nascere un museo diffuso

L’idea dei promotori non si limita alla sola riqualificazione del rifugio, ma punta alla creazione di un vero e proprio museo diffuso capace di collegare diversi luoghi iconici e storici del quartiere. Il percorso proposto includerebbe lo Stadio Filadelfia, con la possibilità di trasferirvi il Museo del Grande Torino, l’ex Laboratorio del Chinino, fino ad arrivare al rifugio antiaereo e alle arcate dell’ex MOI, il mercato ortofrutticolo dismesso nel 2001.

"L'idea di questa petizione, nasce dalla volontà di recuperare un monumento storico per poter dare la possibilità al pubblico di visitare il rifugio antiaereo – ha spiegato uno dei firmatari, Marco Allemandi Non crediamo che tenere nascosta o non rendere visitabile il rifugio possa essere una scelta utile per la comunità. Inoltre si vocifera la costruzione di un nuovo palazzo proprio in questi spazi, pensiamo che vadano bene nuove case ma non possiamo ignorare la storia di questo posto". 

"Già nel 2012, con oltre 2mila firme, provammo a chiedere un recupero del posto dove purtroppo non avevamo ottenuto le risposte che speravamo di ricevere – ha commentato una firmataria, la storica residente del borgo Graziella Grasso Quello che vorremmo fare ora, sarebbe di far partire un museo diffuso per il quartiere Filadelfia capace di raccontare la storia del nostro territorio. Forse sarà un progetto ambizioso, ma la comunità ci crede fortemente".

No alla costruzione di nuove abitazioni

Ma non sembrano esserci solo problemi di recupero, ciò che continua a preoccupare maggiormente residenti e Circoscrizione 8 è la possibilità che alcuni privati possano costruirci sopra nuove abitazioni. Una situazione che non sembra essere nuova, infatti già in passato la Circoscrizione aveva chiesto un arretramento delle palazzine in fase di costruzione, riuscendo così a salvare il rifugio. Ora la proposta della Circoscrizione sarà di attirare i privati per il recupero del sito e,  grazie ai fondi di urbanizzazione, di poter restituire il luogo al quartiere. 

"Inizialmente, quando c'era ancora la giunta dell'ex sindaco Fassino, la città di Torino mise in vendita quest'area che fu acquistata dalla società Gefim – racconta il presidente della Circoscrizione 8, Massimiliano MianoNel frattempo si era aperto un contenzioso, per motivi probabilmente economici, tra la società e la Città. Successivamente, i progetti che interessavano questi spazi, avrebbero previsto l'abbattimento del rifugio. Quindi tramite la Circoscrizione riuscimmo a salvaguardare il rifugio, facendo arretrare le palazzine. La stessa volontà di recupero l'abbiamo ora, dove l'obiettivo sarà di utilizzare, grazie agli oneri di urbanizzazione, i privati per il recupero del sito restituendolo definitivamente alla collettività".

Rifugio usato dai giocatori del Grande Torino?

Una curiosità, recentemente scoperta da alcuni firmatari, anche se non se ne hanno ancora le prove storiche, è che il rifugio probabilmente veniva utilizzato dalla squadra del Grande Torino, durante la Seconda guerra mondiale. Pare infatti che i giocatori e gli spettatori, durante i bombardamenti, si nascondevano proprio nel rifugio di via Giordano Bruno. Solamente quando il pericolo passava e gli allarmi antiaerei non suonavano più, i giocatori uscivano e riprendevano la partita, facendo durare gli incontri addirittura fino a cinque ore. 

Il rifugio di via Giordano Bruno è uno dei 45 costruiti a Torino tra il 1942 e il 1944 e rappresenta un’importante testimonianza dell’impatto del conflitto sulla città. Situato a 14 metri di profondità, si estende per circa 60 metri con tre gallerie larghe 4,3 metri e pareti spesse 15 cm, realizzate in cemento armato per resistere agli attacchi aerei.

Progettato per ospitare cinquemila persone

Un luogo progettato per ospitare fino a cinquemila persone, con una struttura interna dotata di panche in legno, bagni, impianti di illuminazione e ventilazione. Proprio sulla superficie del rifugio, ancora oggi, è possibile notare una presa d'aria, in cemento armato, che serviva per il condotto di areazione. 

Insomma una storia notevole che ora vuole essere recuperata. L'iter della petizione intanto proseguirà dentro il Municipio, dando così la possibilità ai firmatari di poter dialogare con i consiglieri comunali individuando tutte le possibilità disponibili per mantenere e valorizzare il luogo.

Il prossimo appuntamento è previsto per mercoledì 26 marzo alle ore 13, in piazza Palazzo di Città.

Marco D’Agostino

Leggi tutte le notizie di NUOVE NOTE ›

Federica Monello

Giornalista pubblicista, ascoltatrice vorace di musica, amante di tutto ciò che è cultura. Nasco e cresco in Sicilia dove da studentessa di Lettere Moderne muovo i primi passi nel giornalismo, dopo poco unisco la scrittura alla passione per la musica. Giungo ai piedi delle Alpi per diventare dottoressa in Comunicazione e Culture dei media e raccontare di storie di musica, versi, suoni e passioni.

Nuove Note
Nuove Note è la rubrica che ogni settimana ti fa conoscere un nuovo progetto musicale emergente nato tra la Mole Antonelliana e un pentagramma, tra i boschi piemontesi e una sala prove casalinga, tra uno studio di registrazione e i chilometri che lo separano da un paesino in provincia. Nuove Note ti racconta le storie e la musica gli artisti più interessanti della scena musicale piemontese.

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium