Economia e lavoro - 11 marzo 2025, 07:30

La crisi morde i "piccoli": il 2025 porta un'ondata di pessimismo su artigiani e piccole imprese

Calano sia le attese occupazionali che quelle su ordini e produzione. Felici (Confartigianato Piemonte): "Una crisi così stratificata, che coinvolge la manifattura e l’automotive, richiede azioni lungimiranti. In gioco ci sono posti di lavoro e il futuro economico del territorio"

Peggiorano ulteriormente le previsioni del mondo artigiano per il prosieguo del 2025

La crisi azzoppa l'occupazione. Anche per quanto riguarda il mondo artigiano e delle piccole e medie imprese. lo confermano le ultime previsioni elaborate dall'ufficio studi di Confartigianato Piemonte, che mostrano segnali negativi in tutti i valori presi in considerazione alla fine del primo trimestre del 2025.   

Pessimisti al potere

L’andamento occupazionale infatti vede i pessimisti aumentare, portando il saldo con gli ottimisti a un peggioramento (da –3,96% a –7,54%). Discorso simile, anche per il dato relativo all’ipotesi di assunzione di apprendisti che peggiora passando da –18,62% a –24,86%.

Un quadro completato dal pessimismo sulla produzione totale (dal –12,79% al –16,33%) e l’acquisizione di nuovi ordini mantiene un valore negativo passando dal –12,79% al –14,88%. Una difficoltà che si riflette anche sulla minore propensione delle aziende a investire (chi non ne ha programmati sale da 76,64% a 78,20%). Soltanto l'export sembra dare un minimo impulso, ma si resta ancora molto lontani dalla linea di galleggiamento (da–28,04% a –24,76%).

Ritardi negli incassi e non solo

Scende infine la previsione di regolarità negli incassi: da 66,23% al 61,22%; aumenta la stima dei ritardi, passando dal 33,42% al 37,90%; le previsioni di anticipi negli incassi continuano a rimanere minimi passando dallo 0,35% al 0,88%.

"Va peggio che nel 2024"

Peggiora il trend che ha caratterizzato l’ultimo scorcio del 2024 - commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte -. Si accentua la fase congiunturale negativa che ha investito soprattutto i settori della meccanica e della moda, che hanno registrato un’impennata di richieste di cassa integrazione. Ad incidere è una situazione geopolitica complessa di profonda instabilità: il 24 febbraio è stato il terzo anniversario dall’inizio della guerra in Ucraina. Pesa ancora sulle imprese, il problema del caro energia. L’analisi dei dati di Eurostat evidenzia che il prezzo dell’energia elettrica delle imprese nella classe di consumo fino a 20 MWh, nella quale si addensa l’88% dei punti di prelievo del mercato non domestico risulta il più alto trai 27 paesi dell’Ue e superiore del 22,5% alla media europea. Mi domando come facciamo ad essere competitivi sul mercato europeo con questi prezzi energetici. Non si tratta solo di un aggravio di costi per le imprese. L’aumento in bolletta incide anche sui bilanci familiari dei cittadini che, di conseguenza, rallentano i consumi e si vedono ridurre il loro potere d’acquisto e la spesa di beni non di prima necessità. Un effetto domino negativo sulla nostra economia e sul mercato interno, già pesantemente colpito dalle crisi di alcuni comparti manifatturieri come moda e meccanica, settori chiave del made in Italy"

Va da sé - conclude Felici -che una crisi così importante e stratificata che coinvolge quasi tutti i settori dell’artigianato, richieda un approccio politico straordinario ed azioni lungimiranti. La manifattura locale è un patrimonio da salvaguardare e da incentivare. In gioco ci sono posti di lavoro e il futuro economico del nostro territorio”.