Economia e lavoro - 11 marzo 2025, 07:00

Come Cancellare Tutti I Debiti Con L'Avvocato Monardo

Avere dei debiti può essere una delle esperienze più stressanti e opprimenti della vita.

Cartelle esattoriali, pignoramenti, rate non pagate, prestiti bancari e finanziamenti: quando il debito diventa insostenibile, molte persone si sentono sopraffatte e non vedono una via d’uscita. Fortunatamente, esistono soluzioni legali che permettono di ridurre, rinegoziare o persino cancellare completamente i debiti.

Il punto fondamentale è affidarsi a un esperto, qualcuno che conosca a fondo la legge e sappia come applicarla nel tuo caso specifico. L’Avvocato Monardo e il suo team di professionisti offrono assistenza per trovare la soluzione più adatta a ogni situazione debitoria, utilizzando gli strumenti previsti dalla legge.

Nel corso di questo articolo vedremo come sia possibile cancellare i debiti, quali sono le strategie più efficaci, le leggi aggiornate fino al 2025 e le procedure specifiche per chi è in una situazione di sovraindebitamento. Inoltre, parleremo di come funziona il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), uno degli strumenti principali per ottenere l'esdebitazione totale, ossia la cancellazione definitiva dei debiti.

Se hai debiti che non riesci più a gestire, sappi che una soluzione esiste sempre. L'importante è muoversi nel modo giusto e con l’aiuto di professionisti esperti come l’Avvocato Giuseppe Monardo che puoi contattare direttamente qui.

Quali debiti possono essere cancellati?

Affrontare una situazione di sovraindebitamento può sembrare un percorso senza via d’uscita, ma esistono strumenti giuridici che consentono di cancellare alcuni debiti e liberarsi da obblighi finanziari insostenibili. La legge italiana prevede diverse modalità per ottenere la cancellazione, totale o parziale, di specifici debiti, attraverso procedure come l’esdebitazione, il saldo e stralcio, la prescrizione e le transazioni con i creditori. Comprendere quali debiti possono essere cancellati è fondamentale per chi si trova in difficoltà economica e vuole trovare una soluzione legale e sostenibile.

Uno degli strumenti più efficaci per ottenere la cancellazione dei debiti è l’esdebitazione, prevista dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. Questa procedura permette a soggetti sovraindebitati, come consumatori e piccoli imprenditori, di ottenere la liberazione dai debiti residui dopo aver pagato quanto possibile attraverso una procedura concorsuale. L’esdebitazione consente di cancellare debiti non garantiti, come quelli derivanti da prestiti personali, finanziamenti, scoperti di conto, forniture e obbligazioni non saldate.

Per accedere all’esdebitazione, il debitore deve dimostrare di essere in uno stato di sovraindebitamento e di non avere risorse sufficienti per onorare tutti i suoi obblighi finanziari. La procedura può essere richiesta al termine di un piano di ristrutturazione del debito o dopo la liquidazione controllata del patrimonio. Una volta concessa, l’esdebitazione libera il debitore da tutti i debiti non pagati, con alcune eccezioni.

Esistono debiti che non possono essere cancellati attraverso l’esdebitazione. Tra questi rientrano quelli derivanti da obblighi di mantenimento, alimenti, risarcimenti per danni derivanti da illecito extracontrattuale e multe penali. Anche i debiti fiscali e contributivi possono essere esclusi dall’esdebitazione, salvo alcune eccezioni legate alle transazioni fiscali con l’Agenzia delle Entrate.

Un altro strumento per la cancellazione dei debiti è il saldo e stralcio, che consente di chiudere una posizione debitoria pagando solo una parte dell’importo dovuto. Questa soluzione viene spesso utilizzata con banche e finanziarie per estinguere mutui, prestiti e carte di credito non pagate. Attraverso una trattativa, il creditore può accettare un pagamento ridotto e rinunciare al restante importo, permettendo al debitore di liberarsi dal debito senza dover pagare l’intera somma.

Il saldo e stralcio è particolarmente utile nei casi di debiti deteriorati (NPL), ovvero crediti che le banche ritengono difficili da recuperare. In questi casi, il debitore può proporre un pagamento immediato e ottenere una riduzione significativa dell’importo dovuto. Questa strategia è spesso preferibile rispetto a un’azione esecutiva, che può richiedere anni e non garantire il recupero totale per il creditore.

Un altro meccanismo che consente di eliminare alcuni debiti è la prescrizione. La legge italiana prevede che, trascorso un determinato periodo senza che il creditore abbia richiesto il pagamento o abbia interrotto i termini con un’azione formale, il debito si estingua automaticamente. I tempi di prescrizione variano a seconda del tipo di debito: le bollette di luce, gas e acqua si prescrivono in due anni, i tributi locali in cinque anni, mentre i mutui e i finanziamenti bancari in dieci anni.

Per far valere la prescrizione, il debitore deve presentare un’opposizione formale se il creditore tenta di recuperare il debito dopo la scadenza del termine. Se il debitore non eccepisce la prescrizione, il creditore potrebbe comunque agire per il recupero forzato, anche se il debito non è più dovuto. Questa regola evidenzia l’importanza di conoscere i propri diritti e di monitorare attentamente eventuali richieste di pagamento.

Un altro strumento che può portare alla cancellazione dei debiti è la transazione fiscale, applicabile ai debiti con l’Agenzia delle Entrate e altri enti pubblici. Questo meccanismo consente ai contribuenti in difficoltà di negoziare una riduzione dell’importo dovuto e una rateizzazione del pagamento. In alcuni casi, la transazione fiscale permette la cancellazione di una parte del debito, specialmente se l’alternativa sarebbe l’insolvenza del contribuente.

Anche la cancellazione delle cartelle esattoriali è un’opzione prevista dalla legge per determinati debiti fiscali e contributivi. Negli ultimi anni, diversi provvedimenti di “stralcio” hanno permesso l’annullamento automatico delle cartelle di importo ridotto o risalenti a molti anni fa. Questi provvedimenti, però, sono limitati nel tempo e dipendono dalle scelte del governo, quindi non rappresentano una soluzione strutturale per chi ha debiti con il fisco.

Un’altra possibilità per cancellare debiti è l’adesione a una procedura di sovraindebitamento, che consente di bloccare le azioni esecutive e riorganizzare i pagamenti in modo sostenibile. Il piano del consumatore e l’accordo di composizione della crisi permettono di ridurre il carico debitorio e ottenere condizioni di pagamento più favorevoli. Se il piano viene rispettato, i debiti residui possono essere cancellati, garantendo una ripartenza economica al debitore.

Anche la liquidazione controllata del patrimonio può portare alla cancellazione dei debiti. In questa procedura, il debitore mette a disposizione i suoi beni per il pagamento dei creditori e, al termine della liquidazione, ottiene l’esdebitazione per i debiti rimanenti. Questa soluzione è estrema, perché comporta la perdita del patrimonio disponibile, ma permette di ottenere una cancellazione definitiva dei debiti non pagati.

Un altro caso di cancellazione automatica dei debiti riguarda il fallimento di un’azienda. Quando un’impresa fallisce, i creditori vengono soddisfatti con il patrimonio aziendale e, al termine della procedura, i debiti residui possono essere cancellati. Questo principio si applica anche agli imprenditori individuali che rientrano nelle procedure di sovraindebitamento.

Infine, alcuni debiti possono essere cancellati per vizi di forma o illegittimità. Se un debito deriva da un contratto nullo, da clausole abusive o da interessi usurari, il debitore può contestarlo e ottenere l’annullamento dell’obbligazione. In questi casi, è necessario un intervento legale per far valere i propri diritti e ottenere la cancellazione del debito.

La possibilità di cancellare un debito dipende dalla natura del credito, dalla situazione economica del debitore e dagli strumenti giuridici disponibili. L’esdebitazione, il saldo e stralcio, la prescrizione, le transazioni fiscali e le procedure di sovraindebitamento rappresentano le principali soluzioni per liberarsi da obblighi finanziari insostenibili. Affrontare il problema tempestivamente e con il supporto di un esperto può fare la differenza tra una soluzione efficace e il rischio di subire azioni esecutive.

Cosa succede se ignoro i miei debiti? Tutte le conseguenze a breve e lungo termine

Ignorare i propri debiti può sembrare, in un primo momento, una soluzione per guadagnare tempo o per evitare di affrontare una situazione finanziaria difficile. Tuttavia, la realtà è ben diversa: le conseguenze dell’inerzia possono essere pesanti, sia nel breve che nel lungo periodo, con ripercussioni economiche, legali e persino psicologiche.

Nel breve termine, il primo effetto dell’ignorare un debito è l’aumento dell’importo dovuto. Gli interessi moratori iniziano ad accumularsi immediatamente, spesso insieme a penali e costi di sollecito che fanno lievitare rapidamente la cifra iniziale. Anche un piccolo debito può trasformarsi in una somma molto più onerosa nel giro di pochi mesi. Le banche, le società di credito e le pubbliche amministrazioni applicano tassi variabili, ma in ogni caso, il passare del tempo gioca contro il debitore.

Le prime segnalazioni e le comunicazioni di sollecito iniziano ad arrivare nel giro di poche settimane. Le società di recupero crediti o gli enti di riscossione pubblici inviano lettere e telefonate per richiamare il debitore ai propri obblighi. In alcuni casi, vengono adottati toni sempre più incisivi, fino alla minaccia di azioni legali. A questo punto, il debitore ha ancora margine per contattare il creditore e negoziare una soluzione, come un piano di rientro dilazionato o una riduzione dell’importo totale in caso di saldo immediato.

Se il debitore continua a ignorare la situazione, il passaggio successivo è la segnalazione presso le banche dati dei cattivi pagatori. Le principali centrali rischi (CRIF, CTC, Experian) registrano l’inadempienza, compromettendo la possibilità di ottenere nuovi finanziamenti, carte di credito o prestiti in futuro. Anche la semplice richiesta di un fido bancario o di un acquisto a rate può essere rifiutata a causa della segnalazione negativa.

A questo punto, il creditore può decidere di agire legalmente per recuperare il credito. Se il debito è contratto con un istituto bancario o una società finanziaria, la pratica può essere affidata a una società di recupero crediti o direttamente a un avvocato per l’azione giudiziale. Se il creditore è un ente pubblico, come l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, la riscossione può avvenire tramite strumenti di esecuzione forzata, come il pignoramento di beni o conti correnti.

Il pignoramento del conto corrente è una delle prime misure adottate in caso di mancato pagamento prolungato. Il creditore può ottenere un’ordinanza dal tribunale per bloccare i fondi disponibili fino a concorrenza dell’importo dovuto. Questo significa che il debitore può svegliarsi una mattina e trovare il proprio conto bloccato, senza possibilità di accedere ai fondi depositati. Anche lo stipendio o la pensione possono essere oggetto di pignoramento parziale, con trattenute mensili fino al soddisfacimento del debito.

Un altro effetto dell’inadempimento è il fermo amministrativo dei veicoli intestati al debitore. Se il debito riguarda tasse automobilistiche, multe non pagate o tributi locali, l’ente di riscossione può disporre il fermo del mezzo, impedendone l’utilizzo fino al saldo della somma dovuta. Questo provvedimento può avere conseguenze dirette sulla vita quotidiana del debitore, specialmente se il veicolo è essenziale per il lavoro o la gestione familiare.

Se il debitore possiede immobili, il creditore può iscrivere un’ipoteca sulla casa o, in casi estremi, avviare un’esecuzione immobiliare. Questo avviene soprattutto per debiti di importo elevato, superiori a 120.000 euro, e in assenza di altre garanzie. L’ipoteca rappresenta un vincolo che limita la possibilità di vendere l’immobile o di ottenere nuovi finanziamenti ipotecari. In casi gravi, si può arrivare alla vendita forzata all’asta.

A lungo termine, il mancato pagamento dei debiti può compromettere la stabilità economica e patrimoniale del debitore. Un soggetto gravato da segnalazioni negative nei sistemi bancari potrebbe trovare difficoltà anche nelle operazioni più semplici, come la sottoscrizione di un contratto di affitto o l’apertura di un nuovo conto corrente. Alcuni datori di lavoro, soprattutto nel settore finanziario e amministrativo, verificano la posizione creditizia dei dipendenti, e una cattiva reputazione finanziaria potrebbe ostacolare nuove opportunità di carriera.

Anche la pressione psicologica dell’essere costantemente inseguiti dai creditori non va sottovalutata. L’ansia di ricevere notifiche, telefonate e comunicazioni di recupero può generare stress cronico, insonnia e problemi di salute mentale. La paura del pignoramento o delle conseguenze legali può portare a tensioni familiari, problemi relazionali e un generale deterioramento della qualità della vita.

L’ignoranza del problema non lo risolve, ma anzi ne aggrava le conseguenze. Chi si trova in difficoltà dovrebbe affrontare la situazione il prima possibile, valutando tutte le opzioni disponibili. Spesso è possibile negoziare con i creditori per ottenere una dilazione dei pagamenti, una riduzione dell’importo o un accordo bonario che eviti le misure più drastiche. Nel caso di debiti fiscali, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione offre piani di rateizzazione e misure straordinarie come la rottamazione delle cartelle o il saldo e stralcio.

Per i debitori in gravi difficoltà economiche, esistono anche strumenti di tutela previsti dalla legge. La legge sul sovraindebitamento consente ai privati e alle piccole imprese di accedere a procedure di esdebitazione, che permettono di cancellare parte del debito in cambio di un piano di rientro sostenibile. Anche la composizione della crisi da sovraindebitamento, gestita dai tribunali, può rappresentare una via d’uscita per chi non è in grado di far fronte ai propri impegni finanziari.

Infine, chi ha accumulato più debiti di diversa natura dovrebbe valutare la possibilità di un consolidamento del debito. Questa operazione permette di riunire tutte le passività in un unico finanziamento con una rata mensile più bassa e un piano di ammortamento più lungo. Sebbene comporti il pagamento di interessi nel tempo, il consolidamento può aiutare a evitare il default e a gestire meglio la propria situazione finanziaria.

In conclusione, ignorare i debiti non è mai una scelta vincente. Le conseguenze nel breve e nel lungo termine possono compromettere la stabilità finanziaria, lavorativa e personale. Affrontare il problema con tempestività, cercando soluzioni con i creditori o ricorrendo agli strumenti legali disponibili, è l’unico modo per evitare le gravi ripercussioni che l’inerzia può causare. 

Come funziona nello specifico la rateizzazione del debito con l’Agenzia delle Entrate e con banche e finanziarie?

Affrontare un debito elevato con l’Agenzia delle Entrate, le banche o le finanziarie può essere un problema complesso, ma esistono strumenti di rateizzazione che permettono di diluire l’importo dovuto nel tempo, evitando azioni esecutive come pignoramenti e ipoteche. La possibilità di ottenere un piano di pagamento agevolato dipende dal tipo di creditore e dalle condizioni economiche del debitore, ma in entrambi i casi è fondamentale rispettare le regole previste dalla legge e le condizioni imposte dagli enti creditori. Il funzionamento della rateizzazione cambia a seconda che si tratti di debiti fiscali con l’Agenzia delle Entrate o di debiti bancari e finanziari, ed è importante conoscere le differenze per scegliere la soluzione migliore.

Quando si tratta di debiti con l’Agenzia delle Entrate, la rateizzazione è regolata da norme precise che stabiliscono il numero massimo di rate, gli importi minimi e le condizioni per ottenere l’agevolazione. Il sistema di dilazione dei pagamenti riguarda sia le cartelle esattoriali già notificate dall’Agenzia delle Entrate Riscossione, sia i debiti fiscali risultanti dalle dichiarazioni dei redditi o da avvisi bonari. L’obiettivo della rateizzazione è permettere ai contribuenti di saldare il debito senza incorrere in procedure esecutive come il pignoramento di stipendi, conti correnti o immobili.

Per richiedere la rateizzazione di una cartella esattoriale, il contribuente deve presentare una domanda all’Agenzia delle Entrate Riscossione. Se il debito è inferiore a 120.000 euro, la rateizzazione viene concessa in modo automatico e prevede un massimo di 72 rate mensili, pari a sei anni di dilazione. Se il debito è superiore a questa soglia, il contribuente deve dimostrare una temporanea difficoltà economica allegando documentazione che attesti l’impossibilità di pagare in un’unica soluzione.

In caso di comprovata difficoltà finanziaria, il contribuente può richiedere un piano di rateizzazione straordinario fino a 120 rate, pari a dieci anni. Questa opzione è concessa solo se il contribuente dimostra che la rata mensile richiesta dalla rateizzazione standard supererebbe il 20% del reddito disponibile. Una volta ottenuta la rateizzazione, l’Agenzia delle Entrate sospende eventuali azioni esecutive già avviate, come pignoramenti o ipoteche, permettendo al contribuente di regolarizzare la propria posizione senza subire ulteriori conseguenze.

Tuttavia, la rateizzazione con l’Agenzia delle Entrate ha regole molto rigide: se il contribuente non paga cinque rate, anche non consecutive, il piano decade automaticamente. Questo significa che il debito torna immediatamente esigibile e l’ente può procedere con l’esecuzione forzata senza bisogno di ulteriori avvisi. Per evitare la decadenza, è importante rispettare scrupolosamente le scadenze di pagamento e, in caso di difficoltà, contattare l’Agenzia delle Entrate per valutare eventuali soluzioni alternative.

Un’altra possibilità per chi ha debiti fiscali elevati è la transazione fiscale, che consente di negoziare con l’Agenzia delle Entrate una riduzione dell’importo complessivo dovuto. Questo strumento è accessibile solo a chi dimostra di trovarsi in una situazione di crisi economica grave e non può saldare il debito neanche con una rateizzazione. La transazione fiscale è particolarmente utile per le imprese in difficoltà, che possono ottenere una riduzione significativa dei debiti tributari evitando il fallimento.

Diverso è il caso della rateizzazione dei debiti bancari e finanziari, che segue regole stabilite direttamente dai singoli istituti di credito e non da normative statali. La possibilità di dilazionare il pagamento di un prestito, un mutuo o un finanziamento in sofferenza dipende dalla volontà della banca o della finanziaria, che valuta il rischio di insolvenza e decide se concedere una modifica delle condizioni contrattuali. La rateizzazione bancaria non è automatica e spesso richiede una trattativa diretta tra il debitore e l’istituto di credito.

Per ottenere una dilazione del debito con una banca o una finanziaria, il debitore deve presentare una richiesta formale, allegando documenti che dimostrino la propria difficoltà economica e la capacità di sostenere un piano di pagamento rateale. Le banche tendono a concedere una rinegoziazione solo se ritengono che il debitore possa effettivamente rispettare i nuovi termini di pagamento. In molti casi, le finanziarie preferiscono ristrutturare il debito anziché avviare un’azione legale, che comporterebbe tempi lunghi e costi elevati.

Uno strumento spesso utilizzato per ottenere la rateizzazione di un debito bancario è il saldo e stralcio, che consiste in un accordo tra il debitore e la banca per pagare una parte dell’importo dovuto in cambio della cancellazione del resto del debito. Questa soluzione è particolarmente efficace quando il debito è stato ceduto a società di recupero crediti, che sono più inclini ad accettare una riduzione dell’importo pur di chiudere la posizione. Il saldo e stralcio può essere combinato con un pagamento rateale, permettendo al debitore di diluire nel tempo l’importo concordato con il creditore.

Per i mutui ipotecari, la legge prevede alcune forme di rinegoziazione obbligatoria per chi si trova in difficoltà economica. Ad esempio, i mutuatari che hanno perso il lavoro o subito una riduzione del reddito possono accedere alla sospensione delle rate per un periodo massimo di 18 mesi, grazie al Fondo di solidarietà per i mutui prima casa. Questa misura permette di sospendere i pagamenti senza subire segnalazioni negative in centrale rischi, dando al debitore il tempo necessario per ristabilire la propria situazione finanziaria.

Anche le carte di credito revolving e i prestiti personali possono essere rinegoziati, ma solo se il debitore dimostra di non poter sostenere i pagamenti senza mettere a rischio la propria stabilità economica. In questi casi, le finanziarie possono concedere un allungamento della durata del prestito, riducendo l’importo della rata mensile, oppure un consolidamento del debito, che permette di unire più finanziamenti in un’unica rata con condizioni più favorevoli. Queste soluzioni, se gestite correttamente, possono evitare il rischio di segnalazione come cattivo pagatore e migliorare la gestione del bilancio familiare.

Se il debitore non riesce a ottenere una rateizzazione attraverso la negoziazione diretta con la banca o la finanziaria, può valutare l’accesso a una procedura di sovraindebitamento. Il Codice della Crisi d’Impresa prevede strumenti come il piano del consumatore e l’accordo di composizione della crisi, che permettono di riorganizzare il debito e ottenere una dilazione del pagamento approvata dal tribunale. Queste procedure bloccano le azioni esecutive e impongono ai creditori di rispettare il piano di ristrutturazione concordato con il giudice.

In conclusione, la rateizzazione del debito con l’Agenzia delle Entrate e con banche e finanziarie segue logiche diverse ma ha lo stesso obiettivo: permettere al debitore di saldare il proprio obbligo in modo sostenibile, evitando azioni esecutive immediate. La chiave per ottenere una dilazione efficace è agire tempestivamente, presentare una richiesta documentata e valutare tutte le opzioni disponibili prima che la situazione diventi ingestibile. Individuare la soluzione più adatta alla propria situazione finanziaria può fare la differenza tra una ripresa economica e il rischio di perdere il proprio patrimonio.

Quando è possibile negoziare un saldo e stralcio e come si fa per bene?

Negoziare un saldo e stralcio è una strategia efficace per ridurre il debito e chiudere una posizione debitoria con un pagamento inferiore rispetto all'importo originario. Tuttavia, non sempre i creditori sono disposti ad accettare una riduzione del debito, ed è fondamentale comprendere quando questa possibilità è praticabile e come procedere per ottenere le migliori condizioni.

Il saldo e stralcio è possibile soprattutto in presenza di determinate condizioni che rendono vantaggioso per il creditore accettare un pagamento ridotto piuttosto che rischiare di non recuperare nulla. Le situazioni tipiche in cui si può avviare una trattativa includono debiti ormai deteriorati, segnalazioni in sofferenza, difficoltà economiche certificate del debitore e, in generale, la prospettiva per il creditore di non riuscire a ottenere il pagamento integrale con i normali strumenti di riscossione.

Uno dei fattori principali che spinge un creditore ad accettare un saldo e stralcio è il rischio di inesigibilità del credito. Se il debitore non ha liquidità e non dispone di beni facilmente pignorabili, il creditore potrebbe considerare preferibile incassare subito una parte del debito piuttosto che affrontare lunghe procedure legali con il rischio di non recuperare nulla. Le banche e le finanziarie, ad esempio, tendono a valutare offerte di saldo e stralcio quando il debitore è già segnalato come insolvente nei registri di rischio.

Anche la presenza di crediti deteriorati nei bilanci delle società finanziarie o delle banche può favorire la trattativa. Gli istituti di credito spesso cedono i crediti in sofferenza a società di recupero crediti (NPL, Non Performing Loans), che acquistano il debito a un valore molto inferiore rispetto all'importo originale. In questi casi, le società acquirenti sono più propense ad accettare un pagamento ridotto, purché sia immediato e definitivo.

Per negoziare un saldo e stralcio con successo, è fondamentale prepararsi adeguatamente e seguire una strategia precisa. Il primo passo consiste nell’analizzare la propria situazione finanziaria e identificare la disponibilità economica per proporre un pagamento parziale. Se il creditore percepisce che il debitore può pagare l’intero importo, difficilmente accetterà una riduzione. Per questo motivo, è spesso utile dimostrare uno stato di difficoltà economica o la mancanza di alternative reali di recupero per il creditore.

Il secondo passo è avviare la trattativa con il creditore, preferibilmente per iscritto. È consigliabile inviare una proposta formale in cui si spiega la propria situazione finanziaria e si offre una somma inferiore rispetto al debito totale come saldo definitivo. La proposta deve essere chiara, realistica e sostenibile. Generalmente, le offerte di saldo e stralcio oscillano tra il 30% e il 60% del debito residuo, ma possono variare in base alla tipologia del credito e alla disponibilità del creditore.

È importante che l’accordo venga formalizzato con un documento scritto e firmato da entrambe le parti. Prima di effettuare il pagamento, è essenziale ottenere una lettera di accettazione in cui il creditore dichiara di accettare la somma pattuita come saldo definitivo del debito e si impegna a rinunciare a ogni ulteriore pretesa. Questo documento è cruciale per evitare contestazioni future o il rischio che il creditore richieda ulteriori somme successivamente.

Un altro aspetto fondamentale è la modalità di pagamento. I creditori preferiscono generalmente un pagamento immediato e in un’unica soluzione. Questo rappresenta un vantaggio negoziale per il debitore: più il pagamento è rapido e sicuro, più è probabile che il creditore accetti una riduzione maggiore. Tuttavia, se non si dispone dell'intero importo in una sola soluzione, si può provare a concordare un saldo e stralcio dilazionato in poche rate, ma in questo caso il tasso di sconto potrebbe essere inferiore.

Per i debiti bancari e finanziari, è utile monitorare l’andamento della posizione nei sistemi di informazione creditizia. Dopo il saldo e stralcio, è possibile richiedere la cancellazione della segnalazione negativa o almeno la sua rettifica per migliorare il proprio profilo creditizio. Tuttavia, la cancellazione non è automatica e potrebbe essere necessario fare una specifica richiesta agli enti preposti.

Nei casi di debiti con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, il saldo e stralcio segue regole diverse. Lo Stato non è sempre disponibile a trattative dirette, ma periodicamente vengono introdotte misure straordinarie di definizione agevolata, come la rottamazione delle cartelle o il condono parziale. In questi casi, è fondamentale monitorare le normative vigenti per cogliere eventuali opportunità di riduzione del debito.

Se la trattativa con il creditore si complica o se il debitore non è esperto in negoziazioni, può essere utile affidarsi a un avvocato o a un consulente specializzato. Un professionista esperto in diritto bancario e finanziario può gestire la comunicazione con il creditore, garantire che l’accordo sia formalizzato correttamente e tutelare il debitore da eventuali clausole svantaggiose o da rischi di rivendicazioni future.

Un altro aspetto da considerare è l’impatto fiscale del saldo e stralcio. In alcuni casi, l’importo condonato potrebbe essere considerato una sopravvenienza attiva e quindi soggetto a tassazione. È importante verificare con un commercialista se esistono implicazioni fiscali legate all’operazione, specialmente quando si tratta di debiti aziendali o di persone fisiche con attività economiche.

Negoziare un saldo e stralcio può rappresentare una soluzione vantaggiosa per chi ha accumulato debiti difficili da gestire, ma richiede preparazione, strategia e attenzione ai dettagli. Affrontare la trattativa con chiarezza e determinazione, evitando errori formali e assicurandosi di ottenere un accordo scritto definitivo, è essenziale per chiudere il debito in modo sicuro e senza rischi futuri.

In cosa consiste la legge sul sovraindebitamento, la cosiddetta salva debiti, e chi può aiutare e come?

La legge sul sovraindebitamento, conosciuta anche come “legge salva debiti”, è uno strumento giuridico pensato per offrire una soluzione a persone fisiche, piccole imprese e professionisti che si trovano in una situazione di difficoltà economica tale da rendere impossibile il pagamento dei debiti. Introdotta con la Legge n. 3/2012 e poi riformata con il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019), questa normativa permette ai debitori non fallibili di uscire da situazioni di indebitamento eccessivo attraverso specifiche procedure.

Il principale obiettivo della legge è consentire ai soggetti sovraindebitati di ottenere un accordo con i creditori o, in alcuni casi, l’esdebitazione totale, cioè la cancellazione di una parte o della totalità dei debiti. Questo permette di ricominciare senza l’incubo delle azioni esecutive e delle pressioni dei creditori, fornendo un’opportunità concreta di ripristino della propria stabilità finanziaria.

La normativa si rivolge a diverse categorie di soggetti che non possono accedere alle tradizionali procedure concorsuali previste per le grandi imprese. In particolare, possono usufruire della legge sul sovraindebitamento:

●       I consumatori, ovvero le persone fisiche che hanno accumulato debiti di natura personale e non derivanti da attività imprenditoriali.

●       I piccoli imprenditori, esclusi dal fallimento perché non superano determinati limiti di fatturato, debiti e dipendenti.

●       I professionisti e gli autonomi, che non possono accedere alle procedure concorsuali delle imprese.

●       Gli ex imprenditori, che hanno cessato l’attività ma rimangono gravati da debiti pregressi.

●       Gli enti non commerciali, come associazioni e organizzazioni senza scopo di lucro.

La legge sul sovraindebitamento prevede tre diverse procedure per risolvere la crisi finanziaria del debitore.

1. Il Piano del Consumatore
 Questa procedura è riservata ai consumatori, ovvero alle persone fisiche che hanno contratto debiti per esigenze personali o familiari. Il debitore propone un piano di ristrutturazione che prevede il pagamento di una parte dei debiti in base alla propria capacità economica, mentre il resto può essere cancellato. L’elemento distintivo di questa procedura è che non è necessario ottenere il consenso dei creditori: una volta approvato dal giudice, il piano diventa vincolante.

2. L’Accordo di Ristrutturazione
 Questa opzione è aperta ai soggetti che hanno debiti derivanti da attività imprenditoriali, professionali o commerciali. Il debitore deve negoziare un accordo con i creditori, che viene omologato dal giudice solo se almeno il 60% dei crediti espressi in valore aderisce alla proposta. A differenza del piano del consumatore, qui è necessario il consenso della maggioranza dei creditori per ottenere la ristrutturazione del debito.

3. La Liquidazione del Patrimonio
 Questa procedura è indicata per chi non ha mezzi sufficienti per rimborsare i debiti e vuole liberarsi in modo definitivo dalla propria esposizione debitoria. Il debitore mette a disposizione tutti i suoi beni, ad eccezione di quelli essenziali per il sostentamento, per soddisfare i creditori. Al termine del processo, se rimangono debiti residui, il giudice può concedere l’esdebitazione totale, permettendo al soggetto di ripartire senza pendenze finanziarie.

Un aspetto fondamentale della legge è la possibilità di ottenere l’esdebitazione, ovvero la cancellazione dei debiti non pagati al termine della procedura. Questo meccanismo è pensato per garantire una seconda opportunità a chi si trova in una situazione di crisi senza colpa, evitando che il sovraindebitamento diventi un problema permanente.

Per accedere alle procedure previste dalla legge sul sovraindebitamento, è necessario rivolgersi a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC). Questi enti, istituiti presso le Camere di Commercio, gli Ordini professionali e le Università, hanno il compito di assistere il debitore nella presentazione della domanda, nella predisposizione della documentazione e nella gestione della trattativa con i creditori. L’OCC svolge un ruolo cruciale, poiché verifica la fattibilità del piano e certifica la veridicità delle informazioni fornite.

Oltre agli OCC, il debitore può farsi assistere da avvocati, commercialisti e consulenti esperti in diritto della crisi. Questi professionisti aiutano nella predisposizione della strategia migliore per la risoluzione del debito, nella negoziazione con i creditori e nella tutela degli interessi del debitore durante l’intero iter procedurale.

Per avviare la procedura, il debitore deve presentare una domanda al tribunale competente, allegando tutta la documentazione necessaria. È essenziale dimostrare la reale impossibilità di far fronte ai debiti e fornire un quadro chiaro delle proprie entrate, uscite e patrimonio disponibile. Il tribunale, dopo aver verificato la completezza della documentazione e l’assenza di dolo o frodi, può omologare il piano o la liquidazione, dando il via alla fase di esecuzione.

Un altro aspetto importante della legge sul sovraindebitamento è la sospensione delle azioni esecutive. Una volta avviata la procedura, i creditori non possono più procedere con pignoramenti, sequestri o altre misure coercitive fino alla conclusione dell’iter. Questo offre al debitore un’immediata protezione, evitando il rischio di perdere beni o subire ulteriori pressioni.

La durata della procedura dipende dalla complessità del caso e dalla collaborazione del debitore. Se il piano del consumatore o l’accordo con i creditori vengono approvati rapidamente, la soluzione può essere raggiunta in pochi mesi. La liquidazione del patrimonio, invece, può richiedere tempi più lunghi, a seconda della necessità di vendere beni e distribuire i proventi ai creditori.

Grazie alla riforma del Codice della Crisi, la legge sul sovraindebitamento è diventata più accessibile e vantaggiosa per i debitori. Le nuove norme prevedono una maggiore flessibilità nell’accesso alle procedure, un abbassamento delle soglie per l’omologazione degli accordi e la possibilità di esdebitazione immediata per chi si trova in condizioni di estrema difficoltà economica.

Questa normativa rappresenta quindi una soluzione concreta per chi è oppresso dai debiti e non vede una via d’uscita. Tuttavia, è essenziale affrontare la situazione con serietà e prepararsi adeguatamente per massimizzare le possibilità di successo. Con il supporto di professionisti e degli Organismi di Composizione della Crisi, è possibile trovare una soluzione sostenibile per uscire dall’indebitamento e ripartire con maggiore serenità economica.

Cos’è la cosiddetta esdebitazione del debitore incapiente per chi è pieno di debiti ma non ha nulla?

L’esdebitazione del debitore incapiente è una misura introdotta dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019) per offrire una via d’uscita a chi è sommerso dai debiti ma non ha alcuna possibilità di pagarli. Questa procedura consente di cancellare i debiti residui per chi si trova in una condizione di grave difficoltà economica e non dispone di beni o redditi sufficienti per soddisfare i creditori, rappresentando una sorta di "reset" finanziario.

Questa forma di esdebitazione è pensata per chi si trova in una situazione di sovraindebitamento totale e non ha alcuna prospettiva realistica di rimborsare i propri debiti, né attraverso un piano di rientro né con la liquidazione del patrimonio, perché semplicemente non possiede nulla da liquidare. Prima dell’introduzione di questa normativa, chi non poteva pagare i propri debiti rimaneva bloccato in una condizione di insolvenza permanente, senza possibilità di ripresa economica. L’esdebitazione del debitore incapiente risolve questa impasse, offrendo la possibilità di cancellare i debiti e ricominciare da zero.

I requisiti per accedere a questa forma di esdebitazione sono molto stringenti. Il debitore deve dimostrare di:

  1. Essere in una condizione di assoluta incapacità economica, senza redditi né beni che possano essere utilizzati per soddisfare i creditori.
  2. Non aver ottenuto un’esdebitazione nei cinque anni precedenti.
  3. Essere meritevole, ovvero non aver causato la propria situazione con dolo, frode o spese irresponsabili.
  4. Aver agito in buona fede, collaborando con i creditori e non avendo tentato di sottrarre beni o risorse.

Una delle caratteristiche fondamentali di questa procedura è che, pur non avendo beni o redditi, il debitore può impegnarsi a versare ai creditori eventuali miglioramenti della propria condizione economica nei quattro anni successivi alla concessione dell’esdebitazione. Se, per esempio, il debitore trova un lavoro ben retribuito o riceve un’eredità, potrebbe essere tenuto a destinare una parte di queste nuove entrate ai creditori. Tuttavia, se la situazione economica rimane invariata, l’esdebitazione resta definitiva e i debiti vengono cancellati in modo irreversibile.

Per avviare la procedura, il debitore deve presentare un’istanza al tribunale, allegando la documentazione che dimostri la propria situazione di totale indigenza. Il tribunale verifica i requisiti e, se li ritiene soddisfatti, concede l’esdebitazione, notificandola ai creditori. Da quel momento, tutti i debiti contratti fino a quel momento vengono cancellati e il debitore non è più perseguitabile per il loro pagamento.

Un aspetto cruciale della normativa è che non tutti i debiti possono essere cancellati. Restano esclusi i debiti di natura alimentare, quelli derivanti da obblighi di mantenimento, le sanzioni penali e amministrative e i debiti fiscali per i quali non è ammessa l’esdebitazione. Tuttavia, per la maggior parte delle obbligazioni finanziarie e bancarie, questa procedura rappresenta una soluzione definitiva.

La procedura di esdebitazione del debitore incapiente offre quindi un’opportunità unica per chi, a causa di eventi avversi, è rimasto senza alcuna possibilità di onorare i propri debiti. È uno strumento pensato per restituire dignità a chi è in una condizione di grave disagio economico e non ha prospettive di risollevarsi senza un intervento giuridico.

Per chi si trova in questa situazione, è consigliabile rivolgersi a un avvocato esperto in diritto della crisi o a un Organismo di Composizione della Crisi (OCC), che può assistere nella presentazione dell’istanza e nella preparazione della documentazione necessaria. Il supporto di un professionista è fondamentale per dimostrare la propria meritevolezza e garantire che la richiesta venga accolta senza ostacoli.

Questa normativa rappresenta un passo avanti nella tutela dei soggetti sovraindebitati, riconoscendo che in alcune circostanze il debito non può essere recuperato e che è più vantaggioso per la società permettere a queste persone di ripartire piuttosto che mantenerle in una condizione di marginalità finanziaria permanente.

Come ti può aiutare l’Avvocato Giuseppe Monardo a cancellare tutti i tuoi debiti

Affrontare una situazione di indebitamento richiede competenze legali approfondite e una conoscenza specifica delle normative più aggiornate. L’Avvocato Monardo è un punto di riferimento a livello nazionale per la cancellazione dei debiti, coordinando un team di avvocati e commercialisti specializzati in diritto bancario e tributario.

Ecco come lo Studio Monardo può aiutarti:

●       Analisi della tua situazione debitoria: valutazione dettagliata del tuo stato finanziario e delle opzioni legali disponibili.

●       Assistenza nelle procedure di sovraindebitamento: accompagnamento in ogni fase del percorso per ottenere l’annullamento o la riduzione del debito.

●       Negoziazione con creditori e istituti bancari: per ottenere accordi vantaggiosi di saldo e stralcio o rinegoziazione delle rate.

●       Protezione del patrimonio: strategie per evitare pignoramenti, ipoteche e sequestri.

●       Presentazione di ricorsi e opposizioni legali: per contestare cartelle esattoriali e atti esecutivi illegittimi.

L’Avvocato Monardo è gestore della Crisi da Sovraindebitamento ai sensi della L. 3/2012, iscritto presso gli elenchi del Ministero della Giustizia e figura tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Se hai bisogno di una soluzione concreta per cancellare i tuoi debiti, non aspettare oltre. Contatta qui lo Studio Monardo oggi stesso per una consulenza personalizzata e inizia il tuo percorso verso la libertà finanziaria.

Richy Garino