Blitz a sorpresa questa mattina, lunedì 10 marzo, da parte di un gruppo di attivisti antimilitaristi in corso Marche, nei pressi della ex palazzina 37 della Alenia Aermacchi. Si tratta di un’area abbandonata da anni dove sorgerà quello che dai manifestanti è stato definito “il nuovo polo bellico”. Mentre gli operai hanno iniziato a stendere il filo spinato i presenti hanno messo in atto un'azione dimostrativa che si è svolta con fumogeni, cartelli, scritte e interventi diretti rivolti a passanti e automobilisti.
La manifestazione ha voluto mettere in evidenza le conseguenze della produzione bellica, con l’esposizione di vecchi abiti, scarpe e oggetti di uso quotidiano insanguinati, "simboli della morte" che le industrie di armi provocano.
"Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte. - si legge nella nota del Coordinamento contro la guerra e chi la arma - Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un polo di eccellenza promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino. “
Per gli organizzatori l’ateneo è accusato di non riuscire a mantenere una posizione neutrale nella ricerca scientifica. Secondo i manifestanti, l’istituzione universitaria sta accelerando il processo di integrazione con l'industria militare, trasferendo parte della ricerca in strutture di proprietà di Leonardo.
"Il Politecnico - scrivono - abdica a qualsiasi finzione di neutralità della ricerca rispetto agli interessi delle imprese e, nello specifico, di imprese il cui core business è lo studio, progettazione e costruzione di velivoli da guerra sempre più veloci, invisibili, micidiali. La ricerca costa e l’imprenditoria bellica gioca la stessa partita fatta per decenni dall’industria automobilistica a Torino: assorbire soldi pubblici per fini privatissimi.”
Secondo quanto riportano i presenti oggi alla manifestazione lo scorso dicembre il Politecnico ha annunciato di essersi aggiudicato 23 milioni di euro del PNRR per la costruzione del pezzo di propria pertinenza all’interno del perimetro dei vecchi capannoni industriali in rovina.
Contestate poi le "trattative con la Arexpo”, sostenuto dalla Camera di Commercio, dalla Regione Piemonte, dal Comune di Torino e dal DAP – il Distretto Aerospaziale Piemontese. Quest’ultimo “fondato dall’attuale ministro della Difesa Crosetto, che ha il compito di promuovere l’industria bellica nella nostra regione.”
E ancora: “La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO.”
"Queste armi - sostengono i presenti oggi - vengono vendute in ogni dove. Queste armi hanno ucciso milioni di persone, distrutto città e villaggi, avvelenato irrimediabilmente interi territori [...] Un’economia di guerra produce solo altra guerra. Ogni soldo speso per l’industria delle armi, è un soldo rubato alla tutela della nostra salute. Quante persone muoiono ogni giorno nel nostro paese, perché non sono riuscite ad accedere agli esami ed alle visite necessarie?”.
"La guerra non è lontana - concludono - La guerra è qui, nella nostra città."