La Giornata internazionale della donna, celebrata l'8 marzo di ogni anno, ricorda le conquiste sociali, economiche e politiche delle donne, oltre a sensibilizzare sulle discriminazioni e le violenze di genere. La ricorrenza affonda le sue radici nei primi movimenti femminili di inizio Novecento, con le prime celebrazioni negli Stati Uniti nel 1909 e in Italia nel 1922. Dopo la Seconda guerra mondiale, l'Unione Donne in Italia (UDI) promosse la celebrazione dell'8 marzo, introducendo la mimosa come simbolo, scelto per il suo significato di resilienza e solidarietà. Negli anni Cinquanta, durante la Guerra Fredda, la celebrazione incontrò ostacoli politici, ma dagli anni Settanta, con la nascita del movimento femminista, divenne un appuntamento di protesta e rivendicazione per i diritti delle donne. Ancora oggi, la Giornata internazionale della donna rappresenta un momento di mobilitazione globale per il raggiungimento della parità di genere.
In Italia, l'8 marzo ha assunto un significato potente, diventando simbolo di resistenza e cambiamento. Dalle donne che hanno partecipato alla Resistenza alle prime protagoniste della politica repubblicana, il loro impegno ha lasciato un segno indelebile. Ogni conquista è stata il risultato di battaglie combattute con passione, sfidando discriminazioni e pregiudizi.
Le donne della Costituente pioniere della democrazia
La storia italiana è segnata da donne straordinarie che hanno contribuito a plasmare la nostra democrazia. Prima fra tutte Nilde Iotti, prima donna Presidente della Camera dei deputati, che ha aperto la strada a una nuova stagione politica in cui le donne non erano più semplici spettatrici, ma protagoniste attive.
Figura emblematica fu la torinese Rita Montagnana, una delle 21 donne elette all'Assemblea Costituente italiana e fondatrice dell’Unione Donne Italiane, associazione femminista di promozione politica, sociale e culturale. Insieme a lei, anche un’altra torinese, Teresa Noce, fece parte dell’Assemblea Costituente: partigiana e sindacalista, è a lei che si deve la proposta di legge in difesa della maternità, un passo fondamentale per il riconoscimento dei diritti delle donne nel mondo del lavoro. Anche la genovese Teresa Mattei fu tra le organizzatrici delle prime celebrazioni italiane, nell'immediato dopoguerra, della Giornata internazionale della donna, lasciando un segno indelebile nella storia italiana: a soli 25 anni, fu la più giovane deputata dell'Assemblea Costituente e si impegnò per un linguaggio più inclusivo nella Costituzione, oltre a battersi per la parità di genere e i diritti dei bambini.
Queste figure straordinarie hanno aperto la strada a una società più equa, dimostrando che la politica è un campo in cui le donne possono avere un ruolo fondamentale.
Le donne nella Resistenza: eroine silenziose
Durante la Seconda Guerra Mondiale, molte donne italiane parteciparono attivamente alla Resistenza, contribuendo con coraggio e determinazione alla lotta contro il nazifascismo. Tra queste la torinese Carla Voltolina, moglie di Sandro Pertini, che operò come staffetta e collaborò con la stampa clandestina socialista, continuando la lotta dopo la liberazione di Roma. Anche la nota avvocata Bianca Guidetti Serra, conosciuta con il nome di battaglia "Nerina", fu una figura di spicco della Resistenza torinese, coordinando attività di propaganda, raccolta fondi e supporto ai partigiani. Inoltre, contribuì alla creazione dei "Gruppi di difesa della donna", una rete di supporto che si estendeva in tutta Italia volta al perseguimento di un duplice obiettivo: la partecipazione attiva nella guerra contro il regime e la «mobilitazione di forze in tutti i ceti e strati sociali» in favore delle «rivendicazioni propriamente femminili».
Tuttavia, molte donne offrirono il loro contributo alla causa con sacrificio estremo, perdendo la vita senza clamore, spesso nelle ombre della clandestinità. Tra queste, Stefania Moro, giovane staffetta partigiana originaria di Genova, che a soli 16 anni fu catturata dai nazifascisti mentre svolgeva il suo compito di collegamento tra diverse formazioni partigiane. Torturata per ore senza mai cedere, morì ad Asti il 9 ottobre 1944 a causa delle ferite riportate. La sua morte divenne simbolo del coraggio e del sacrificio delle donne nella Resistenza. Un'altra figura di grande valore fu Ines Negri, una partigiana che, dopo l'8 settembre 1943, entrò nei Gruppi di difesa della donna come staffetta partigiana. Nel 1944 fu catturata, torturata e poi fucilata: la sua morte scosse profondamente la provincia di Savona e fu seguita dalla promessa di molte donne di prendere parte attivamente ai combattimenti contro il regime. Ines Negri divenne così un simbolo del sacrificio femminile per la libertà e la dignità del paese. A lei sono stati intitolati una via e una scuola ad Albissola Marina, in memoria della sua lotta e del suo sacrificio.
Donne e cultura: voci ribelli
Ma la lotta femminista ha radici profonde e ben radicate e non si è espressa solo nella politica o nelle battaglie, ma ha provato a farsi strada anche nella cultura: attraverso la scrittura e l'educazione, molte donne hanno sfidato le convenzioni del loro tempo, aprendo nuove prospettive per le generazioni future.
Tra queste donne troviamo Clementina de Como che, attiva tra Provenza e Piemonte, comprese presto l'importanza dell'istruzione per le donne, fondando istituti educativi e scrivendo Émancipation de la femme (1853). Quest'opera, profondamente autobiografica, contestava il ruolo della Chiesa nell'educazione femminile e denunciava i limiti imposti dalla società patriarcale, raccontando il dramma della seduzione forzata e rivendicando il diritto delle donne all'autodeterminazione. Ciò suscitò reazioni fortemente critiche da parte dell’establishment maschile perché la sua voce rappresentava una sfida radicale alla mentalità dominante, evidenziando come la cultura potesse diventare uno strumento di ribellione e di cambiamento sociale.
Un’altra figura di spicco fu Maria Antonietta Torriani: nota come Marchesa Colombi, proveniva da Novara e fece della scrittura il suo mezzo per influenzare l'opinione pubblica. Con il saggio Della letteratura nell'educazione femminile (1871) sostenne il valore della lettura nella formazione delle donne, ponendo l’accento sulla cultura come via per l’indipendenza. Collaborò con il Corriere della Sera, diventando una delle prime firme femminili del giornalismo italiano e i suoi romanzi, spesso incentrati sulla condizione femminile, furono inizialmente considerati letteratura d’intrattenimento, ma furono rivalutati da figure come Natalia Ginzburg e Italo Calvino.
Donne, ieri e oggi: un cammino da difendere
L'8 marzo, quindi, non è solo un giorno per ricevere fiori, ma un'occasione per ricordare quanta strada sia stata fatta e quanta ancora ne resti da percorrere. La storia delle donne è una storia di lotte, sacrifici e conquiste, ma anche di speranza e determinazione. Le protagoniste di ieri ci insegnano che il cambiamento è possibile solo se si continua a lottare, con la consapevolezza che ogni passo avanti è il frutto del coraggio di chi ci ha preceduto. E, sulle tracce di queste splendide donne, da Torino a Novara, da Genova a Savona, il nostro gruppo editoriale continua continuare a lottare per un mondo dove ogni donna possa essere libera di scegliere il proprio destino.