Quattro nuovi titoli – fino al 17 aprile – in giro per i teatri storici e i palcoscenici comunali del Piemonte, con le consuete audiodescrizioni realizzate in diretta. Dichiara il direttore di Fondazione Piemonte dal Vivo, Matteo Negrin: “La parola audiodescritta è moltiplicatore della visione. Da un lato, essa amplifica l’esperienza di fruizione dello spettacolo dal vivo, rendendone tangibili gli aspetti “silenziosi”; dall’altro – in una prospettiva il più possibile inclusiva – stimola l'immersività all'interno di un linguaggio come quello performativo altamente stratificato. Il servizio è sempre realizzato live, armonizzando spazio-tempo dell’azione scenica (unico e irripetibile) e 'qui e ora' della lettura del copione. Non manca inoltre, a TEATRO NO LIMITS, una forte impronta sperimentale: si è voluto infatti percorre, specie con l’audiodescrizione della danza, un sentiero nuovo, esplorando quelle grammatiche che si situano al confine tra dimensione verbale e teatro fisico. Valore aggiunto dell’operazione è infine la formazione di nuove professionalità del comparto, specializzande nell’ambito dell'audiodescrizione in tempo reale”.
Nell’ambito della linea strategica dedicata all’accessibilità, perciò, Piemonte dal Vivo – Circuito Regionale Multidisciplinare ha scelto anche per questa stagione di aderire a TEATRO NO LIMITS, promosso e realizzato dal Centro Diego Fabbri di Forlì in collaborazione con l’Associazione Incontri Internazionali Diego Fabbri APS, il Dipartimento Interpretazione e Traduzione dell'Università di Bologna (Campus di Forlì) e la SIAE - Società Italiana degli Autori ed Editori. In Piemonte, il progetto si avvale della collaborazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – Consiglio Regionale del Piemonte ETS, con il sostegno di Fondazione CRT. “Braccio operativo” sul territorio è la compagnia Teatro della Juta, responsabile del servizio di audiodescrizione in diretta.
Si riparte martedì 11, mercoledì 12, sabato 15 e domenica 16 marzo – tra Oleggio, Venaria Reale, Cuneo e Nichelino – con lo spettacolo Arlecchino?, interpretato da Andrea Pennacchi in qualità di protagonista: frammenti di cabaret, burlesque, avanspettacolo, commedia e dramma, in un mix di stili che unisce postmoderno e Commedia dell’Arte. In questo interrogativo Arlecchino? si fanno sussultare i tanti antenati che, nel tempo, ne hanno reso immortale la maschera: sbandamenti, uscite di scena, fughe dal copione. Un dialogo serrato con l’attualità, in un turbinio di azioni assurde e di gesti affastellati che riscrivono la grande commedia goldoniana mediante una forma dirompente, in grado di riscostruire la tradizione dopo averla tradita.
Dal 20 al 23 marzo, poi, i palcoscenici di Savigliano, Asti, Novi Ligure e Pinerolo ospitano il riadattamento teatrale del romanzo di Nicola Lagioia, La ferocia (Einaudi 2014), storia del trionfo e della rovina dell’Occidente, attraverso la micro-vicenda della famiglia Salvemini. Una saga familiare in cui le colpe dei padri si specchiano nelle debolezze dei figli; un bestiario che racconta della nostra incapacità di sopprimere l’istinto di prevaricazione e il nostro sentirci perennemente incatenati alle leggi della natura. La vicenda dei Salvemini ha infatti i tratti di una tragedia contemporanea, particolare e universale al tempo stesso, e si nutre delle parole uscite dalla penna di un grande romanziere, nato e cresciuto in un Sud da sempre percorso da forti mitologie.
Il 28 marzo all’Alfieri di Asti e il 30 marzo al Milanollo di Savigliano, doppia replica per Le sacre du printemps, un appuntamento a cavallo tra danza e performance, in cui la ricerca coreografica dei Dewey Dell si ispira alle iconografie della storia dell’arte e del regno animale. La compagnia si confronta con Le sacre di Igor Stravinskij, pietra miliare della drammaturgia musicale nonché affascinante sorgente visiva. In scena, il mistero della primavera e della violenta venuta al mondo della vita, in un conflitto tra suono e visione, tra potente seduzione della musica e furiosa energia dei corpi.
A chiudere la rassegna 2024/2025 è Boston Marriage, coproduzione tra Centro Teatrale Bresciano e Teatro Biondo Palermo, con al centro Maria Paiato. Autore è il Premio Pulitzer 1984 (e plurinominato agli Oscar per le sue sceneggiature) David Mamet: un piccolo capolavoro teatrale, diretto per l’occasione da Giorgio Sangati. Spiega il regista: “Stati Uniti, fine Ottocento, un salotto, due dame e una cameriera. Tutto farebbe pensare a una trama convenzionale, un incontro tra amiche un po’ affettate, ma alla forma non corrisponde la sostanza: nella conversazione dal vocabolario ricercato fioccano volgarità e veniamo a sapere che le due sono state un tempo una coppia molto affiatata. L’espressione ‘Boston Marriage’, infatti, era in uso nel New England a cavallo tra XIX e XX secolo per alludere a una convivenza tra donne economicamente indipendenti da uomini”. In scena a Tortona il 15 aprile, a Vercelli il 16 aprile e – dulcis in fundo – a Savigliano il 17 aprile.