Nell’ultimo triennio i reati “spia” relativi alle violenza sulle donne restano pressoché invariati. A dirlo sono in dati calati sul Piemonte: 1.864 le denunce nel 2022, diventate 1.932 nel 2023, scese, di poco, a 1.794 nell’anno appena concluso. Così come i casi di stalking (1.317 nel 2022, 1.375 nel 2023, 1.269 nel 2024) e violenze sessuali (476 nel 2022, 484 nel 2023, 511 nel 2024). Nell’ultimo anno, inoltre, sono state 4.074 le donne piemontesi che si sono rivolte a un centro anti violenza.
In sintesi: tanto è stato fatto, ma molto resta da fare. C’è la necessità di fare un passo in avanti, soprattutto culturale e formativo. Con queste intenzioni è stato siglato oggi, venerdì 7 marzo, il protocollo che mette insieme vari soggetti per un “fronte comune” contro la violenza sulle donne.
"Siamo attrezzati, ma non è sufficiente"
“Le nostre Procure sono in emergenza - ha commentato oggi il Procuratore Generale del Piemonte e della Valle d’Aosta Lucia Musti -. Oggi giorno aleggia l’incubo di quanti 'codice rosso' verranno posti all’attenzione di chi indaga. Siamo attrezzati, culturalmente preparati, ma tutto questo non è sufficiente”.
L'accordo, che vede la partecipazione di numerosi enti e istituzioni piemontesi, tra cui la Regione, la Città Metropolitana di Torino, le Prefetture, le amministrazioni provinciali, la Procura Generale della Repubblica di Torino e le Università degli Studi di Torino, del Piemonte Orientale e il Politecnico.
Cosa prevede il protocollo
L’intenzione è favorire una collaborazione a 360 gradi tra i vari soggetti istituzionali, con l'obiettivo di realizzare iniziative concrete in grado di prevenire e contrastare la violenza di genere, modificare comportamenti e pregiudizi radicati, sensibilizzare l'opinione pubblica e sostenere le competenze specifiche in questo campo.
Un ruolo fondamentale sarà affidato alle attività formative per gli operatori delle Forze dell’ordine e per le Reti Antiviolenza che si propone di garantire un coordinamento efficace tra le diverse entità coinvolte nella gestione della violenza di genere, con l'obiettivo di fornire una risposta tempestiva ed efficiente alle vittime.
Le università capofila nella formazione
"L'aspetto innovativo - ha commentato il Prefetto di Torino Donato Cafagna - è quello della formazione e della conoscenza con la collaborazione tra istituzioni di vario livello con un approccio multidisciplinare e multisettore”.
Capofila, in questo senso, sarà l’Università: “La violenza di genere è la madre di tutte le violenze - ha spiegato il Rettore di Unito Stefano Geuna -. Combattere questa sfida vuol dire cambiare il mondo e cambiarlo per il meglio. Effettueremo eventi formativi, dove tutti impareremo qualcosa dagli altri".
Si opererà con un Gruppo di lavoro regionale, che avrà il compito di individuare percorsi formativi e facilitare il raccordo operativo tra le forze dell'ordine e la rete territoriale antiviolenza. Il Gruppo si concentrerà anche sulla promozione di azioni volte a migliorare l'accoglienza delle donne vittime di violenza nelle strutture della Polizia di Stato e dei Carabinieri.
L'intervento della Regione
La Regione è intervenuta con 400mila euro. Fondi che andranno coprire la parte di difesa legale a quelle donne che, per vari motivi, non possono accedere ad altri fondi di tutela, come il gratuito patrocinio.
“Un sostegno vero e concreto - ha commentato l’assessore alle Pari Opportunità della Regione Piemonte Marina Chiarelli -, per far valere i propri diritti. Parallelamente a quella che è l’azione diffusa all’interno di tutti i centri anti violenza dislocati su tutte le province che operano attraverso l’ausilio dei servizi sociali e l’ausilio di professionisti messi a disposizione sia in ambito psicologico che forense”.
“Con questa iniziativa dobbiamo dire alle donne che non sono sole - ha poi aggiunto la vicesindaca della Città Metropolitana di Torino Rossana Schillaci -. L’impegno deve essere continuo e non deve essere limitato all’8 marzo o al 25 novembre”.
I dubbi della Cgil
CGIL Torino e CGIL Piemonte hanno evidenziato perplessità e contrarietà rispetto al progetto. "Il protocollo presentato, infatti, non aggiunge purtroppo nulla di nuovo a quanto di già esistente, non risponde alla richiesta avanzata dalle organizzazioni sindacali di Torino di costituzione di una rete territoriale che veda protagoniste le istituzioni tutte e i sindacati insieme ai centri antiviolenza per individuare azioni concrete".
"Se la violenza di genere si contrasta con azioni capillari, abbiamo bisogno di attivare tutte le potenzialità e le competenze di chi è presente sul territorio e nei luoghi di lavoro. Il metodo che si sta utilizzando negli ultimi anni e che è stato nuovamente confermato dall’incontro di questa mattina, non va verso questa direzione", hanno poi aggiunto Cgil Torino e Cgil Piemonte. "Non aderiremo al protocollo come ci è stato suggerito ma chiederemo un incontro al Prefetto per spiegare perché le Organizzazioni Sindacali dovrebbero essere parte del Gruppo di Lavoro Regionale e per chiedere che il coinvolgimento previsto a livello provinciale acquisisca carattere concreto, coinvolgendo le strutture sindacali competenti".