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Cultura e spettacoli | 06 marzo 2025, 18:33

E se il Festival della canzone italiana traslocasse da Sanremo a Torino?

La Rai starebbe valutando lo spostamento nella città che nel 2022 ha ospitato l'Eurovision Song Contest. È braccio di ferro tra l'emittente e la giunta del sindaco sanremese

E se il Festival della canzone italiana traslocasse da Sanremo a Torino?

La Rai si agita, come un animale ferito, facendo trapelare la possibilità d'impugnare la fresca delibera della giunta del sindaco di Sanremo Alessandro Mager che avvia la manifestazione d'interesse per assegnare il Festival nel prossimo triennio (con eventuale estensione biennale), e già che c'è fa filtrare pure la 'minaccia' di valutare lo spostamento della kermesse in un'altra città, magari Torino dove nel 2022 ha organizzato l'Eurovision Song Contest

Ma il Comune non risponde alle provocazioni, evitando lo scontro (che non farebbe bene a entrambe le parti) e tirando dritto per la strada appena tracciata. Se a Palazzo Bellevue le bocche sono cucite è soprattutto per il riserbo dovuto a una procedura di evidenza pubblica, tanto più di fronte all'enormità degli interessi in gioco. Sarebbe irrituale e scorretto, si sussurra nei corridoi, rilasciare dichiarazioni in questa fase. Ciò non toglie che il sindaco resti impassibile: tutt'altro. Ai suoi non ha nascosto l'irritazione per una parte di quanto letto e sentito in queste ore. Ma all'esterno rimane soltanto il commento-spiegazione incluso nel comunicato diffuso martedì pomeriggio, poco dopo l'approvazione della delibera in questione. Anche perché, da buon avvocato qual è, sa che in questo momento eventuali contatti con la Rai (o con altri broadcaster potenzialmente interessati) potrebbero configurarsi in possibili reati, trattandosi di una gara pubblica. Da qui la consegna del silenzio, che vale per tutti in Comune.

La giunta ha fatto il suo, varando l'impianto sul quale basare l'affidamento del Festival per il triennio 2026/2028, ora tocca al settore turismo e manifestazioni (diretto da Rita Cuffini) stilare e pubblicare l'avviso “urbi et orbi”. Che, in teoria, potrebbe essere integrato da ulteriori specificazioni rispetto alla delibera, nel segno della massima trasparenza e dei maggiori chiarimenti possibili. La Rai si opporrà? Di certo è indispettita (eufemismo) dalla mossa dell'amministrazione sanremese, dopo che durante il Festival 2025 aveva annunciato l'intenzione di presentare una proposta economica al Comune poco dopo la conclusione dell'evento (non ancora pervenuta), nel solco dell'assunto della piena legittimità del sistema delle convenzioni attuato da decenni, alla base dell'impugnazione al Consiglio di Stato della sentenza del Tar ligure che l'ha bocciato, in parziale accoglimento del ricorso di un'etichetta discografica indipendente. L'organo d'appello nella giustizia amministrativa, al quale (come noto) si è rivolto lo stesso Comune, nell'udienza preliminare del 27 febbraio legata all'istanza di sospensiva (ora ritirata) ha respinto la richiesta di anticipare la data del 22 maggio fissata per la discussione nel merito. Nel contempo, però, ha assicurato che il dispositivo del verdetto sarà depositato il giorno stesso o al massimo in quelli immediatamente successivi.

E mentre la Rai tende a considerare un blocco unico marchio e format, il Comune li scinde in forza della proprietà del primo, registrato da molti anni nelle due versioni conosciute: Festival della canzone italiana (istituzionale) e Festival di Sanremo (popolare). Come dire: il Festival si può svolgere soltanto qui, dove è nato e si sviluppato per 75 anni fino a diventare il più grande evento musicale e televisivo italiano. Altrove sarebbe soltanto un surrogato.

La giunta Mager ha fissato in non meno di 6,5 milioni il corrispettivo annuo, contro i 5 milioni dell'ultima convenzione, aggiungendo un minimo dell'1% sugli introiti pubblicitari e lo sfruttamento del marchio, oltre a una serie di obblighi, tra cui quelli legati a eventi da riprendere e trasmettere in altri periodi dell'anno. Richieste che hanno provocato irritazione ai piani alti di viale Mazzini. E pensare che in passato la Tv di Stato ha prodotto a Sanremo decine e decine di spettacoli extra-Festival, pur di vedere confermato il rapporto con il Comune. O forse spaventa la somma ipotizzata, pur a fronte del gigantesco volume d'affari garantito dalla kermesse? E' l'inizio di un'intricata telenovela, nella quale i sentimenti non trovano spazio: contano soltanto gli interessi. Da una parte quelli della città, dall'altra quelli della Rai.



Gianni Micaletto - Redazione Sanremonews.it

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