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Attualità | 06 marzo 2025, 15:30

Torino come il Texas: il clima cambia e la città corre ai ripari

Necessario invertire la rotta, altrimenti entro il 2050 avremo estati torride e inverni sempre meno freddi

Torino come il Texas: il clima cambia e la città corre ai ripari

Torino come il Texas: il clima cambia e la città corre ai ripari

Il 2024 è stato l'anno più caldo di sempre, segnando un’accelerazione evidente del cambiamento climatico. A rischiare molto è anche Torino, che potrebbe raggiungere entro il 2050 un clima come quello del Texas, negli Stati Uniti.

Il Climate City Contract

Ma la città sabauda non vuole restare a guardare: attraverso il Climate City Contract, la città si è impegnata davanti all'Unione Europea a sviluppare strategie innovative per affrontare la crisi climatica e migliorare la sostenibilità ambientale.

Sebbene non abbia valore giuridico, il Climate City Contract rappresenta un impegno scritto e dettagliato per rafforzare la transizione ecologica. L'obiettivo è potenziare le iniziative già in corso e coinvolgere attivamente cittadini, imprese, istituzioni finanziarie e università in un percorso condiviso verso un futuro più sostenibile.

Mobilità sostenibile: meno auto, più trasporti pubblici

Uno dei settori su cui Torino sta puntando maggiormente è la mobilità. La città mira a ridurre l’uso delle automobili nei centri urbani, incentivando il trasporto pubblico locale. A conferma di questa strategia, è stato stanziato un investimento di 170 milioni di euro per l’acquisto di una nuova flotta di autobus elettrici, un passo significativo verso un trasporto più ecologico.

"Rispetto al passato, abbiamo fatto scelte coraggiose per investire sull'ambiente e sulla transizione ecologica – ha dichiarato l'assessora alla Transizione Ecologica, Chiara Foglietta – Le nuove generazioni stanno già cambiando le loro abitudini di mobilità, preferendo mezzi più sostenibili. Davanti all'Unione Europea abbiamo preso un impegno chiaro, stabilendo nero su bianco gli obiettivi da raggiungere".

Città al centro della lotta al cambiamento climatico

Sebbene il cambiamento climatico sia un fenomeno globale, il ruolo delle città è cruciale: a livello mondiale, i centri urbani consumano il 65% dell’energia e producono oltre il 70% delle emissioni di CO2. Senza interventi decisi a livello locale, gli obiettivi fissati dagli Accordi di Parigi e dal Green Deal europeo rischiano di restare irraggiungibili.

Ma la strada è ancora lunga. Il limite di 1,5°C di aumento della temperatura globale, stabilito dagli Accordi di Parigi per il 2030, appare sempre più un traguardo lontano. Questo è stato uno dei temi centrali dell’evento "Torino e il clima che cambia: strategie per un domani sostenibile", organizzato dalla Circoscrizione 1, che ha messo a confronto cittadini, associazioni, esperti e rappresentanti politici.

"La città sviluppa politiche ambientali in collaborazione con gli esperti, che ci indicano le direzioni da seguire", ha spiegato Isabella Brianza, presidente della Commissione speciale Sostenibilità della Circoscrizione 1. "Il 2024 è stato un anno cruciale, segnato anche dall’uscita degli USA dagli Accordi di Parigi. Ma non serve guardare lontano: il Piemonte è tra le regioni italiane più colpite dai cambiamenti climatici, come dimostrano i nostri inverni sempre meno freddi".

Torino e il clima del futuro: caldo torrido e inverni miti

Il legame tra urbanizzazione e riscaldamento globale è evidente. "Quasi il 70% delle emissioni a livello mondiale proviene dalle città –ha sottolineato la professoressa Silvana Dalmazzone dell'Università di Torino – L’urbanistica ha un impatto diretto sull’ambiente, così come la gestione dei rifiuti e altre scelte amministrative. Torino, ad esempio, soffre ancora di una qualità dell’aria critica: solo cambiando le nostre abitudini possiamo migliorare la nostra qualità di vita".

A tracciare un quadro ancora più preoccupante è Roberto Mezzalama, esperto ambientale e fondatore del comitato Torino Respira: "Il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato. Il limite di 1,5°C fissato dagli Accordi di Parigi verrà probabilmente raggiunto prima del 2030. E secondo le previsioni, entro il 2050 molte città italiane subiranno trasformazioni climatiche radicali. Torino, in particolare, avrà temperature simili a quelle del Texas, con estati roventi e inverni sempre più miti".

Mezzalama ha poi sottolineato un aspetto spesso trascurato: "Non tutti inquinano allo stesso modo. Il 10% più ricco della popolazione è responsabile di quasi il 50% delle emissioni, a causa di consumi e stili di vita insostenibili". E ha lanciato una critica sulle recenti scelte del governo in merito al ritorno al nucleare: "Pensare al nucleare come soluzione risolutiva è un’illusione. Anche quando era attivo in Italia, non copriva l’intero fabbisogno energetico del Paese. Servono strategie alternative e più efficaci".

La città può davvero cambiare il suo futuro?

Il quadro delineato dagli esperti è chiaro: senza azioni concrete e immediate, la città rischia di affrontare un futuro con temperature estreme e problemi ambientali sempre più gravi. Tuttavia, il percorso avviato con il Climate City Contract dimostra che Torino sta cercando di anticipare il cambiamento, adottando strategie mirate per rendere la città più sostenibile e resiliente.

L'incontro ha infatti mostrato quante siano le realtà, spaziando dal mondo dell'associazionismo a quello del volontariato, in cui si cerca di andare verso la direzione di abitudini e scelte diverse per il benessere ambientale. 

Il ruolo che può avere la scuola

Un esempio è sicuramente la scuola, dove istituti come il Volta, ormai da anni organizzano importanti progetti per l'educazione ambientale degli studenti e non. Ma anche le realtà come Acmos, una comunità di giovani che vivendo insieme cercano di agire sul comportamento ambientale quotidiano, sono sempre più diffuse nelle grandi metropoli. 

"Proviamo a vivere in modo alternativo cercando di agire sul comportamento ambientale, per esempio recuperando il cibo invenduto dai supermercati o pulendo il bene pubblico – ha spiegato Lorenzo di Casa Acmos  Mettiamo in discussione le nostre abitudini e i nostri stili di vita, dandoci spazi per cambiare e vivere sulla nostra pelle l'educazione ambientale".

"Abbiamo avviato il progetto sVoltagreen, mettendo inizialmente le isole ecologiche nel nostro istituti per poi organizzare sempre più incontri sull'ambiente – hanno spiegato alcuni studenti del Liceo VoltaQuest'anno abbiamo vinto anche un bando che ci ha portato a realizzare uno spazio dentro la nostra scuola, un luogo dedicato agli studenti e al personale, per sensibilizzare tutta la comunità in merito a pratiche sostenibili".

Marco D’Agostino

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