Per la prima volta nella storia torinese, il numero di ginecologi non obiettori supera quello degli obiettori. Parallelamente, in città si registra un incremento dei neonati del 3,7% rispetto al 2023, in controtendenza con la provincia di Torino, dove le nascite sono calate dell'1,6%.
Negli ospedali torinesi, i ginecologi che praticano aborti sono 129. Se nel 2021 gli obiettori rappresentavano il 57,5% del totale e i non obiettori il 42,5%, nel 2023 i rapporti si sono invertiti: il 44% ha dichiarato obiezione di coscienza, mentre il 56% ha scelto di non obiettare. Nel 2024 la situazione è rimasta pressoché invariata, con il 44,2% di obiettori e il 55,8% di non obiettori.
Due terzi sono donne
Anche la distribuzione di genere tra i medici abortisti è cambiata: su 152 ginecologi attivi nel torinese, 59 sono obiettori e 93 non obiettori, e tra questi ultimi oltre due terzi sono donne.
A diffondere i dati è il consigliere comunale dei Radicali, Silvio Viale, che accusa la giunta regionale di reticenza nel pubblicare le statistiche su aborto, nascite e obiezione di coscienza. Le sue critiche si concentrano in particolare sull'assessore alle Politiche Sociali, Maurizio Marrone. Secondo Viale finanzierebbe le associazioni antiabortiste negli ospedali, anziché garantire la tempestiva diffusione dei report ufficiali.
Viale: "Ho i dati che il Piemonte non pubblica"
"I dati del 2024, che la Regione Piemonte non ha ancora reso noti, riguardano la relazione annuale su aborto, obiezione di coscienza e nascite – spiega Viale – In questi anni abbiamo assistito a un'inversione di tendenza tra i medici: per la prima volta i non obiettori hanno superato gli obiettori".
Tra i dati anche il primato per i servizi del Sant'Anna, l'unico ospedale con un servizio dedicato alle interruzioni volontarie di gravidanza nel contesto del Day Hospital- Day Surgery, dove nel 2024 ha effettuato I'83,9% degli aborti degli ospedali torinesi. Ma per il Sant’Anna il vero problema sembra essere la stanza dell'ascolto delle associazioni antiabortiste.
“No alla stanza dell’ascolto"
Il consigliere infatti ha ribadito la sua opposizione alla stanza dell'ascolto, spazio dedicato al supporto delle donne in gravidanza: "Ne avevo chiesto la revoca, perché la ritengo inutile dal punto di vista medico. Al Sant’Anna, per ora, sembra non essere nemmeno aperta, ma in ogni caso resta un luogo dal significato politico, privo di una reale connessione con la delibera sui finanziamenti alle associazioni antiabortiste".
Anche Andrea Turi, coordinatore a Torino di +Europa , critica la giunta regionale: "La Regione non fornisce dati ufficiali, ma è molto solerte nel destinare e aumentare fondi alle associazioni antiabortiste. Senza numeri reali, è difficile comprendere appieno la situazione e verificarne l’attendibilità”.