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Eventi | 01 marzo 2025, 09:07

Sally Anselmo e l’aneddoto su Felice Casorati

Inaugurata a Palazzo Reale di Milano la mostra sulla grandiosità del Maestro piemon

Sally Anselmo e l’aneddoto su Felice Casorati

Felice Casorati? Un amico di famiglia” svela Sally Paola Anselmo Pinottini. Sì, infatti, sin dall’inaugurazione della Galleria d’Arte Narciso di Torino il 30 aprile 1960, la grande vena artistica di Felice Casorati si intreccia con le vicende e l’attività della Narciso, cui lui stesso contribuì ad assegnare la denominazione, suggeritagli semplicemente dal cognome di famiglia della signora Caterina, anzi Nuccia, moglie di uno dei fondatori, il Commendatore Amedeo Pinottini.

Da quella prima mostra del ’60, “Aspetti dell’arte torinese”, è presente con le proprie opere tutta la famiglia Casorati: Felice, la moglie Daphne Maugham e il giovane figlio Francesco, insieme con una cinquantina di artisti del territorio, ognuno con le proprie peculiarità, accuratamente scelti dall’occhio esperto del critico Luigi Carluccio, che conosceva a fondo quel mondo artistico.

Ammirare ora nella grandiosa antologica di Palazzo Reale, a Milano, il percorso creativo di un artista come Felice Casorati, che ha attraversato tutto il Novecento cogliendo gli aspetti innovativi nascenti nel panorama europeo e declinandoli in modo del tutto personale, influenzando nel contempo artisti sia coevi sia più giovani come il Gruppo dei Sei di Torino, è a dir poco una piacevole sorpresa e un sollievo allo stesso tempo.

È una mostra che rende merito all’accuratezza della ricerca dei curatori Fernando Marzocca, che focalizza l’attenzione sugli esordi dei primi due decenni del secolo scorso, Giorgina Bertolino, che ripercorre le vicende delle mostre e dei quadri, taluni perduti, tra il 1921 e il 1931 e, infine, Francesco Poli che percorre l’evoluzione della pittura dell’artista fra gli anni ‘30 e ‘40 fino ad arrivare alla sua creatività in campo teatrale e scenografico e agli albori del design italiano presentato da Davide Alaimo, campo espressivo anche dei Futuristi tra “cartelli lanciatori”, arredamento e oggetti.

Dall’innato amore per la composizione musicale alla composizione pittorica, come in “Scherzo Marionette” del 1914, alle ascendenze preraffaellite, klimtiane, simboliste, come in “Per sé e per suo ciel...” del 1918, alla costruzione spaziale dell’immagine, ad esempio in “Chitarra con Brocca” del 1926, acutamente colta da Albino Galvano, al ritmo lineare del “segno continuo, chiuso come in un cernecchio di vetrata” descritto da Luigi Carluccio nelle monografie pubblicate nel 1958 dal Centro Culturale Olivetti, da Teca di Torino nel 1964 e nell’opera grafica pubblicata da Einaudi nel 1965: spicca il virtuosismo di un’esecuzione equilibrata e plastica che ci restituisce profili psicologici di riservata introspezione e di raccoglimento.

Un percorso artistico di grande mestiere, un unicum singolare, calato nella storia viva di drammatici eventi, nei quali han sempre prevalso razionalità e rigore temperati nella suggestione compositiva.

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