/ Eventi

Eventi | 25 febbraio 2025, 19:20

Le mille vite di Mauro Rostagno nella docu-serie di Giovanni Troilo: "È stato un surfista della storia"

Dal 26 febbraio i due episodi scritti da Roberto Saviano e Stefano Piedimonte saranno disponibili su Sky Documentaries e in streaming su NOW. La figlia Maddalena: "Credo che ai giovani piaccia per la sua libertà e la sua credibilità"

Le mille vite di Mauro Rostagno nella docu-serie di Giovanni Troilo: "È stato un surfista della storia"

Mauro Rostagno. L’uomo che voleva cambiare il mondo è il documentario diviso in due parti diretto da Giovanni Troilo e scritto da Roberto Saviano e Stefano Piedimonte. Un viaggio tra le molte vite del giornalista ucciso in agguato mafioso nel 1988. 

Prodotto da Sky e Palomar in associazione con Sky Studiosin con il contributo di Film Commission è stato presentato ieri sera ma sarà in esclusiva dal 26 febbraio su Sky Documentaries e in streaming solo su NOW.  

Quando mio padre è stato assassinato avevo 15 anni - racconta la figlia Maddalena Rostagno -. Ingenuamente pensavo che i giornalisti arrivassero in massa al processo. Il 2 febbraio 2011 non c’era nessuno”

Per poter pagare quel processo ha scritto un libro che ripercorre la storia di suo padre e che è di fatto una trasposizione del documentario. “È stato solo un’operazione di marketing per attirare l’attenzione. Avevo bisogno di soldi per il processo. Abbiamo perso un sacco di tempo e di energie per quello, adesso potevamo pensare a mantenere viva la memoria di Mauro. Vale la pena raccontare la sua vita. La foto che c’è sulla copertina me la porto sempre in borsa. La mattina mi sveglio accendo la radio. Parte un pezzo e io so già dire se è prima dell’88 o dopo. Lui è legato alla musica. Non c’è un ricordo in particolare, ma tantissimi”.

“I due episodi raccontano le molte vite di Rostagno e poi il processo che si è tenuto nel 2011" spiega il regista Giovanni Troilo.   

“La domande era come fare a raccontare un personaggio così vasto? - racconta Stefano Piedimonte -. Siamo un po’ abituati ad archiviare le persone con un vestito soltanto. Lui è stato un sacco di cose. Giornalista d’avanguardia, sociologo, studioso, ha diretto le proteste studentesche, ha condizionato il dibattito pubblico, è stato un terapeuta, con il centro di Saman. Ma in tutto questo sfido chiunque a trovare un atto di violenza nella sua vita di Rostagno, è stato amore puro”.  

L'agguato e i depistaggi 

L'omicidio di Rostagno sin dall’inizio è stato segnato dai depistaggi, ma nel processo iniziato nel 2011 e concluso con la sentenza della Cassazione nel 2020, è stata confermata la condanna all’ergastolo del mafioso Vincenzo Virga quale mandante del delitto. 

“Per 22 anni il cavallo di battaglia che usavano gli inquirenti per dire che Rostagno era stato ucciso da altri, era questo pezzo della bascula del fucile - commenta Maddalena -. Quando siamo arrivati al processo c’è stata un'evoluzione balistica, c’era una banca dati, a un poliziotto è venuto in mente che sui reperti dei bossoli esplosi non si era mai fatta una comparazione con l’archivio Salta fuori che questi proiettili portavano i segni che faceva una persona che era già all’ergastolo, era il migliore tiratore della mafia all’epoca. Questo è stato il cavillo del miracolo che ci ha portato in aula”.

“È sempre stato avanti con i tempi - aggiunge il produttore Carlo Degli Esposti -. Mauro era un’intelligenza libera. Aveva una capacità di analizzare più forte degli altri. Poi è andato a fare una comunità terapeutica nel posto in cui la mafia più potente del mondo era presente. Non aveva valutato quello che c’era sotto Trapani”.  

Il legame con Torino 

Rostagno nacque a Torino nel 1942, proprio qui iniziò l’università e si unì alle lotte studentesche, ma il legame con la città non durò nel corso delle sue innumerevoli vite. “Mauro è scappato da Torino ed è tornato pochissimo, gli stava stretta - conferma la figlia -. Aveva deciso di non laurearsi, anche se poi decise di farlo per fare contenta la madre”. 

Un uomo, tante vite 

Dall'Università a Trento, al viaggio in India, fino alla comunità di Saman e all'esperienza giornalistica. Rostagno ha attraversato le epoche del nostro Paese dal '68 alla sua morte nel 1988. “Ognuna delle sue vite è quasi una traiettoria che traccia e che si ha la tentazione di seguire - spiega il regista - sarebbero serviti 20 episodi. Dovendo parlare a un pubblico giovane dovevamo partire dagli elementi fondamentali. È surfista della storia. La parte più difficile è rinunciare all’idea delle continue deviazioni. La grande sfida poi è stata portare tutte le persone disponibili in un set che ricordasse lo studio della sua tv Rtc, far tornare quelle persone a rivivere quei ricordi e quelle memorie per riportare quella intensità. E poi ovviamente c’era il repertorio da analizzare, una mole di lavoro che abbiamo dovuto maneggiare. Lì c’è l’ultima fase di Mauro”. 

Il messaggio ai giovani 

“Credo che ai giovani possa piacere la libertà e il fatto di essere molto credibile - conclude Maddalena -. Abbiamo una classe politica molto triste e molto ipocrita. Mauro era serio e totale in quello che faceva”. 

Chiara Gallo

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A FEBBRAIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium