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Attualità | 23 febbraio 2025, 07:00

Guglielmo VII di Monferrato: l’ascesa e la caduta di un grande marchese

Guglielmo VII di Monferrato: l’ascesa e la caduta di un grande marchese

Figura di spicco nella complessa scacchiera politica del XIII secolo, Guglielmo VII di Monferrato, detto “Il Grande”, fu un abile stratega e un ambizioso signore che riuscì a espandere il proprio dominio nel Nord Italia. Nato intorno al 1236 da Bonifacio II e Margherita di Savoia, ereditò il marchesato nel 1254 e, attraverso matrimoni strategici e alleanze con potenti sovrani, consolidò la sua influenza. Le sue campagne militari lo portarono a governare importanti città come Alessandria, Milano, Alba e Vercelli, ma gli attirarono anche nemici temibili, tra cui Carlo d’Angiò e i Della Torre.

Nonostante la sua abilità politica e militare, la sua parabola si concluse in modo drammatico: nel 1290 fu catturato con l’inganno dagli Alessandrini e rinchiuso in una gabbia di legno, dove morì dopo diciassette mesi di prigionia. La sua vita, segnata da conquiste e sconfitte, testimonia le turbolenze dell’epoca e il fragile equilibrio tra potere e tradimento nel Medioevo italiano.

Torino: un’aspirazione frustrata

Il rapporto tra Guglielmo VII di Monferrato e la città di Torino fu segnato da ambizioni di conquista e rivalità con la dinastia sabauda. Nel 1274 Guglielmo riuscì a scacciare Tommaso II di Savoia da Torino con il supporto degli Astigiani, prendendo temporaneamente il controllo della città. Questo successo scatenò la reazione dei Savoia, desiderosi di riconquistare i loro domini.

La svolta avvenne nel 1280, quando Tommaso II di Savoia, con un abile stratagemma, fece catturare Guglielmo mentre questi era in viaggio verso la Spagna con la moglie Beatrice di Castiglia. Rinchiuso nel castello di Pierre-Châtel, il marchese fu costretto a cedere Torino e altri territori, oltre a pagare un ingente riscatto per la propria liberazione. Da quel momento, Torino rimase definitivamente sotto il controllo sabaudo e Guglielmo non ebbe più la possibilità di riprenderla, segnando il fallimento della sua espansione nell’area torinese.

Genova: tra onori e diffidenza

I rapporti tra Guglielmo VII di Monferrato e la Repubblica di Genova furono caratterizzati da una particolare ambivalenza. Nel 1284, il marchese inviò sua figlia Violante a Genova affinché potesse imbarcarsi per Costantinopoli, dove era destinata a sposare l’imperatore Andronico II Paleologo. I Genovesi la accolsero con tutti gli onori, le garantirono una scorta navale di galee e favorirono il suo viaggio verso l’Impero bizantino, con il quale intrattenevano importanti relazioni commerciali.

Tuttavia, nello stesso anno, quando Guglielmo cercò di entrare nella città per assistere al matrimonio della figlia, i Genovesi gli impedirono l’accesso, costringendolo a ripiegare su Finale. Questa esclusione potrebbe essere stata motivata dal timore che il marchese volesse coinvolgere la Repubblica nelle sue ambizioni espansionistiche oppure dalla volontà genovese di mantenere rapporti neutrali e privilegiati con Bisanzio, evitando possibili tensioni con Andronico II.

Vercelli: il sostegno alla fazione ghibellina

Il legame tra Guglielmo VII di Monferrato e Vercelli fu segnato da una stretta collaborazione politica e militare. Nel 1278, i Vercellesi lo elessero loro capitano per dieci anni, garantendogli un salario annuo di 4000 lire pavesi. Questo incarico rafforzò il suo controllo su un’area strategica del Piemonte, permettendogli di estendere il suo dominio su Ivrea e altre località del Canavese.

La sua influenza su Vercelli si manifestò anche nelle lotte tra guelfi e ghibellini. Nel 1281, intervenne per ristabilire l’equilibrio politico in città, riportando i Tizzoni ghibellini, precedentemente esiliati dalla fazione guelfa degli Avogadri. La sua politica filo-ghibellina lo portò, tre anni dopo, a un’azione militare diretta: nel 1284 assediò e conquistò il castello di Mongrando, roccaforte guelfa difesa da truppe milanesi e bresciane alleate degli Avogadri. Tuttavia, il suo intervento nelle lotte locali fu parte di un più ampio disegno politico che, seppur efficace nel breve termine, non gli garantì il controllo duraturo della regione.

Alba: dall’assalto alla signoria

Il rapporto tra Guglielmo VII di Monferrato e Alba passò dall’iniziale ostilità a un’acquisizione di potere duratura. Nel 1274, il marchese, alleatosi con Astigiani e Pavesi, attaccò la città, allora sotto il controllo angioino. L’obiettivo era colpire la presenza di Carlo d’Angiò in Piemonte, rappresentata dal siniscalco Filippo da Gonissa. Il saccheggio causò ingenti danni al territorio, minando l’influenza angioina nella regione.

Il 26 gennaio 1283, approfittando del declino del potere angioino seguito ai Vespri siciliani, ottenne dagli Albesi la signoria sulla città. Questo consolidò la sua autorità nel Piemonte meridionale, trasformando un’antica rivale in una delle sue basi strategiche e dimostrando le sue abilità politico e militari.

Asti: dall’alleanza al conflitto

Nel 1274, il marchese si alleò con gli Astigiani per contrastare la presenza angioina in Piemonte. Insieme saccheggiarono Alba, colpendo il siniscalco di Carlo d’Angiò e arrecando gravi danni alla città e al suo territorio. Tuttavia, questa fase di cooperazione non durò a lungo. Nel 1290, gli Astigiani ordirono una congiura con gli abitanti di Vignale, istigandoli a uccidere il podestà monferrino e a consegnare la città. Approfittando della rivolta, gli Astigiani si impadronirono anche del padiglione del marchese. Nello stesso anno, tramarono con gli Alessandrini e i Pozzi esuli per attaccare Guglielmo nella prima battaglia utile. Il marchese, venuto a conoscenza della congiura, cercò di reagire, ma la sua situazione si fece sempre più difficile.

Il tradimento degli Astigiani fu uno degli eventi chiave che portarono alla disfatta di Guglielmo VII. Dopo un lungo scontro, il marchese cadde prigioniero degli Alessandrini, che lo rinchiusero nel carcere della città, dove morì nel 1292. La sua cattura segnò un momento di crisi per il Monferrato: la perdita di territori, il declino dell’autorità marchionale e l’inizio di un periodo di instabilità dinastica.

Eredità e declino del marchesato di Monferrato

La morte di Guglielmo VII segnò un momento di crisi per il Monferrato, con una perdita di prestigio e di territori che compromise la stabilità della dinastia. Le sue ambizioni espansionistiche, sebbene avessero portato momentanei successi, finirono per attirargli potenti nemici e per minare il suo dominio. Il marchesato, una volta fulcro di alleanze e strategie politiche, si avviò verso un periodo di turbolenze, dimostrando quanto fosse fragile l’equilibrio del potere nel XIII secolo.

Il nostro gruppo editoriale è presente in tutte le città protagoniste di questa storia, da Genova a Torino, da Asti a Vercelli, da Alessandria ad Alba, seguendo le tracce di Guglielmo VII di Monferrato e delle vicende che hanno segnato il Medioevo italiano.

Valeria Toscano

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