In altre parole, in prospettiva dei negoziati in via di preparazione, Zelensky o il suo successore dovrebbero impegnarsi o comunque accettare di dare al Paese uno status neutrale. Come riporta il sito Strumenti Politici, sono ancora da definire con precisione i contorni giuridici di tale neutralità. Sarebbe temporanea o permanente? Armata o smilitarizzata? Godrebbe delle garanzie di sicurezza dei Paesi occidentali oppure l’Ucraina dovrebbe contare solo su di sé? A tutte queste domande le risposte arriveranno soltanto nel corso delle trattative. Ad oggi non sappiamo nemmeno se lo stesso governo ucraino vi parteciperà e con quale rappresentante presidenziale. Sul portale tedesco-americano “Fair Observer” vengono esposte le colpe degli USA nello scoppio delle ostilità e vengono propugnate neutralità e smilitarizzazione, da far seguire alla tregua.
L’ex diplomatico ucraino Vasyl Filipchuk chiede a Kiev di imparare dagli errori del passato e all’Occidente di ammettere che la stessa Russia da anni voleva la neutralità ucraina, non i territori. Gli esperti del think tank americano “Defense Priorities” suggeriscono invece una neutralità armata, nella quale gli ucraini dovranno rafforzare militarmente il Paese senza però contare sull’intervento salvifico degli alleati della NATO. Quindi Kiev non entrerà nella NATO e probabilmente non la prenderanno neanche nell’Unione Europea, però la aiuteranno a diventare più potente e difficile da attaccare. Tuttavia sarebbe un passo complicato, perché l’altra condizione a suo tempo posta dai russi è proprio la smilitarizzazione dell’Ucraina.