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Attualità | 21 febbraio 2025, 19:32

L’ultimo saluto a Maria d’Cianolu, la donna villafranchese che ha mantenuto vivo il ricordo delle ‘piole’

Scomparsa mercoledì aveva gestito il Caffè della Posta, dove era entrata a lavorare nel 1964 diventò un punto di riferimento per il locale e per la vita sociale del paese

Maria d’Cianolu

Maria d’Cianolu

Per tutti è sempre stata Maria d’Cianolu - oppure Maria Battisti - e pochi villafranchesi si ricordano il suo cognome da ragazza: Giacone. Era appena una giovane donna quando nel 1964, sposata con Giovanni, fece il suo ingresso al Caffè della Posta, il bar del suocero Sebastiano Battisti detto appunto ‘Cianolu. Timida, forse quasi spaventata da quel posto fumoso, frequentato prevalentemente da uomini che giocavano a carte e non tenevano in bocca le battute, Giacone cominciò a servire al bancone diventando a mano a mano l’autorità del bar, attivo ancora oggi, vicino alla piazza del mercato di Villafranca Piemonte.

Scomparsa mercoledì 19 febbraio, a ottantacinque anni, all’istituto di riposo Conti Rebuffo dov’era ospitata, Maria d’Cianolu si conquistò un ruolo di primo piano nella vita sociale villafranchese come ricordano i concittadini che le hanno dato l’ultimo saluto oggi (venerdì 21 febbraio) al funerale nella chiesa di Santo Stefano.

“Maria è stata uno dei personaggi del nostro paese. Simpatica e scherzosa, aveva la battuta pronta e adatta a tutti: dai bambini alle persone anziane” ricorda Agostino Bottano, sindaco di Villafranca Piemonte che nei giorni scorsi ha reso omaggio alla sua memoria sulla sua pagina Facebook.

“Una bella signora che sapeva scherzare e rispondere prontamente ad una battuta con un’altra battuta, in modo determinato e deciso” gli fa eco Ignazio Barberis, villafranchese che ora vive a Torino ma che iniziò a frequentare il Caffè della Posta fin da piccolo, quando era uno dei pochi posti del paese in cui si potesse guardare la televisione.

Ripercorrere la storia di Giacone significa anche rivivere la storia del locale in cui ha sempre lavorato, all’inizio affiancata dai suoceri, dal marito e dai cognati. “Da bambini alle quattro del pomeriggio si andava da Cianolu per assistere in Tv all’arrivo del Giro di Italia. Chi poteva uscire la sera, inoltre, lì guardava il Carosello e il telegiornale. Quando c’era ‘Lascia o raddoppia’, poi, addirittura si litigava per conquistare le sedie vicino allo schermo – ricorda Barberis –. La sala era scura, fredda, riscaldata appena dalla stufa a legna”. Il sabato e la domenica si riempiva dei giocatori di carte: “Si giocava un po’ a tutto. Alcuni si sfidavano ad una versione villafranchese del ‘Trionfo’ che qui si chiamava ‘Triun’. Bisogna immaginare un’atmosfera ‘semplice’ e che probabilmente oggi non verrebbe considerata rispettosa del genere femminile: perché quando entrava una donna le venivano rivolte delle battute cercando di entrare in confidenza – continua –. Nonostante tutto lei sapeva rispondere a tono, con sicurezza: era capace di scherzare ma tenendo comunque le distanze”.

Delle atmosfere dei bar e della vita sociale di un tempo Giacone ha continuato a testimoniare alle generazioni più giovani: “Era lei che sotto l’ala comunale, durante la Sagra dei Pescatori, immersa nelle ricostruzioni delle ‘Piole d’na volta, intratteneva i visitatori raccontando il passato” spiega Bottano. Nel libro dedicato a Villafranca Piemonte e ai suoi cittadini, Giacone aveva voluto narrare proprio gli aneddoti legati al bar, ripercorrendo la storia del locale anticamente posto tappa per diligenze e soffermandosi su ciò che accadde dagli anni Sessanta in poi: ‘A quei tempi, genuini come la gente, si consumava caffè latte anziché il cappuccino, ed il latte, che sapeva di latte, si andava a prendere in cascina con il barachin’ scriveva.

Eppure quel luogo che imparò ad amare, tanto da continuare a vivere sopra il bar, all’inizio non le aveva creato pochi timori: “Mi ricordo quando arrivò da ‘Cianolu’: ci diede l’impressione di esser una donna timida, quasi impaurita – rivela Barberis –. Poco a poco però prese il comando, assieme alla cognata, e divenne un’autorità riconosciuta”.

Elisa Rollino

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