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Sanità | 20 febbraio 2025, 11:42

Il Regina Margherita, l'ospedale dell'accoglienza e della prevenzione [VIDEO INTERVISTA]

La visione della direttrice del Dipartimento Patologia e Cura del bambino Franca Fagioli, che ai microfoni di Dix TV ha spiegato come dovrebbe evolvere la sanità nel nostro Paese

Il Regina Margherita, l'ospedale dell'accoglienza e della prevenzione

Il Regina Margherita, l'ospedale dell'accoglienza e della prevenzione

Dall'importanza della prevenzione all'accoglienza dei bambini palestinesi ospitati al Regina Margherita: in onda su Dix TV una chiacchierata a tutto tondo con Franca Fagioli, la direttrice del Dipartimento Patologia e Cura del bambino presso l’ospedale Regina Margherita di Torino. La dottoressa ha parlato della difficoltà di esercitare una professione del genere, in un reparto dove si vedono morire bambini e si viene a contatto con la disperazione delle famiglie, anche se le difficoltà più grandi le vivono i giovani infermieri, a causa dell'età e del tempo passato a contatto coi pazienti.

"Ognuno di noi - ha spiegato - ha strumenti propri per cercare di superare il burnout derivante da questo tipo di professione complicata. I più esposti sono gli infermieri, ragazzi giovani che si laureano e sono a contatto con i bambini malati coi quali spesso ci sono pochi anni di differenza. È molto difficile crearsi delle barriere tra il paziente e il professionista, che deve rimanere lucido e distaccato per erogare bene la nostra professionalità. Ma il nostro cuore sanguina, questo è indubbio. Io ad esempio mi chiudo dentro a chiave".

Una triste conseguenza delle malattie oncologiche, a cui meno si pensa, è la spesa economica per sostenere le cure, che spesso si somma alla tragedia della malattia e colpisce le famiglie in modo pesante: "La malattia oncologica induce anche uno stato di povertà. Con noi lavorano assistenti sociali per capire che nucleo abbiamo di fronte, il loro livello sociale, per vedere se hanno bisogno di aiuti economici. Poi fa una foto della casa per capire se il bambino immunodepresso può rientrare in quel nucleo familiare e, terzo punto, li aiuta nelle pratiche burocratiche per il mantenimento del posto di lavoro, nel caso che si debba stare per un anno a occuparsi del figlio".

Ma il Regina Margherita è anche esempio di accoglienza, con l'arrivo di bambini da zone di guerra, sia dall'Ucraina che da Gaza. "Abbiamo ricevuto bambini dall'Ucraina - ha raccontato Fagioli - perché quando è iniziato il conflitto ci pareva impossibile non aiutarli. Avevamo già contatti coi medici dell'Ucraina e conoscevamo il tessuto dell'est Europa, ci è parso quasi naturale andarli a prendere. Abbiamo curato 32 bambini provenienti dall'Ucraina e abbiamo creato un modello organizzativo. L'UGI si è messa in rete con tutte le altre associazioni per fornire alloggi, trasporti, abiti, supporti economici. Quando c'è un'emergenza tutti noi dobbiamo intervenire perché la medicina dovrebbe essere anche di tipo inclusivo e solidale. Sono arrivati i primi due bambini dell'operazione Food for Gaza. Sono arrivati carichi di dolore ma anche speranza, credo che la speranza non vada mai spenta".

Per finire, un'analisi sulla situazione e sul futuro della sanità in Italia, con i cambiamenti da affrontare e prevenire e l'importanza che stanno avendo gli screening sui neonati. "Il futuro della sanità - ha concluso Fagioli - mi auguro che sia un ripensamento del nostro sistema sanitario sulla base di quella che è la proiezione dello stato di salute della popolazione. La nostra fisionomia sta cambiando, con la natalità che si è ridotta e abbiamo molte persone anziane e migranti, ma è vero anche che ci troviamo di fronte a patologie che non conoscevamo e sfide terapeutiche che ci permettono di guarire malattie che prima non guarivano. Le strutture sanitarie si devono adeguare a quella che è la proiezione dello stato di salute tra qualche anno, non sono proiezioni complicatissime".

"Il pediatra dovrebbe essere sempre di più il medico che fa medicina preventiva, nella malattia tumorale oggi sappiamo che tra il 10 e il 20% hanno delle caratteristiche genetiche che ci permettono di identificare se questo bambino svilupperà il tumore. Questa è la vera rivoluzione: prevenire - ha sottolineato - In Piemonte si sta andando in questa direzione, in particolare sui neonati: stiamo lavorando tantissimo sullo screening e siamo stati la prima Regione ad applicare lo screening neonatale in modo esteso. Abbiamo esaminato 500 malattie genetiche su oltre 4000 neonati, con un indice di positività del 13%. La vera strategia è la prevenzione che nasce dallo screening, dalle vaccinazioni e dalla buona qualità di vita”.

Segui l'intervista su Dix TV:

Francesco Capuano

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