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Politica | 17 febbraio 2025, 14:21

Disturbi alimentari, Conticelli (Pd): "Un grido di dolore da molte famiglie"

La consigliera regionale dem attacca: "L’assenza dell’assessore Riboldi davanti alla tragicità delle storie vissute sulla pelle delle persone non è in alcun modo scusabile". Dure anche Ravinale e Cera (AVS)

Nadia Conticelli, consigliera regionale del Pd

Nadia Conticelli, consigliera regionale del Pd

"E' stato un grido di dolore quello sollevato in audizione in commissione Sanità regionale dalle associazioni Rinati sotto la Mole e Lo specchio ritrovato, sulle problematiche dei disturbi del comportamento alimentare, rispettivamente su obesità e anoressia", sottolinea Nadia Conticelli, consigliera regionale PD.

"Avrebbe dovuto seguire una informativa sul tema da parte dell’assessore Riboldi, che avevo richiesto il 27 novembre scorso, per fare il punto sulla legge regionale per la prevenzione la cura dei disturbi della nutrizione. Una serie di disposizioni, dalla rete regionale, all’Osservatorio, dalla formazione al sostegno alle realtà territoriali, che si appresta a compiere tre anni e resta purtroppo in gran parte inapplicata. L’assenza dell’assessore davanti alla tragicità delle storie vissute sulla pelle delle famiglie non è in alcun modo scusabile, soprattutto perché questa commissione avrebbe dovuto essere calendarizzata mesi fa. Domani in aula col bilancio ci sarà il nostro emendamento per mettere almeno 500 mila euro di fondi regionali su queste patologie", aggiunge Conticelli.

"Soli, senza rete di supporto, con una presa in carico da parte del servizio sanitario nazionale a singhiozzo: il quadro tracciato dalle famiglie delle persone che soffrono di obesità, anoressia, disordini alimentari è impietoso, soprattutto perché la fascia dei pazienti sotto i 18 anni è raddoppiata nel post pandemia, mentre sono aumentati del trenta per cento fra gli adulti. E perché di anoressia si muore

"Gli unici posti letto si trovano all’interno dell’ospedale Molinette e sono passati dal 13 a 7, senza peraltro un reparto dedicato, ma sono all’interno della psichiatria, con tutte le problematiche connesse, che sono sfociate nelle violenze denunciate dalle giovani pazienti nei mesi scorsi. La legge regionale prevede una rete territoriale, che vada dai medici di base ai Centri di salute mentale, alle strutture ospedaliere, ai pronto soccorso che dovrebbero avere tutti il percorso lilla, fino alle scuole e alle associazioni. In assenza di questa, le famiglie sono abbandonate a loro stesse, con i ragazzi e le ragazze chiuse nella solitudine dei loro schermi e delle loro camerette. Per questo l’approccio psicologico  precoce, con un servizio territoriale stabilizzato e in connessione con le istituzioni educative sarebbe fondamentale. 

"Ma la tragedia nella tragedia è che i disturbi alimentari, soprattutto l’obesità, colpiscono spesso famiglie a loro volta disfunzionali e in fragilità economica. E va da sé che fare “educazione alimentare” diventa un lusso, perché un chilo di salsiccia costa un terzo rispetto a un chilo di filetto. Le carenze del sistema pubblico nella fase di prevenzione e di cura diventa una sentenza senza ritorno per molti di questi casi che non possono permettersi le strutture private fuori regione e non hanno l’accompagnamento  necessarie per l’accesso ai servizi, quando ci sono.

"Molti dei professionisti in forza al servizio pubblico, nei Csm e negli ospedali, sono precari a fine contratto, specializzandi, gettonisti, contratti a tempo determinato, se non saranno confermati a breve il servizio sarà interrotto e queste esperienze perse. La presa in carico a singhiozzo è il trauma peggiore per questi pazienti, esattamente come sta avvenendo all’ospedale di Lanzo.

L’obesità, che non ha ancora un riconoscimento nazionale all’interno dei Lea, i livelli minimi assistenziali obbligatori, insieme all’anoressia e alla bulimia sono malattie sociali croniche e dunque sono necessariamente tema di sanità pubblica, di presa in carico a trecentosessanta gradi, perché serve consapevolezza per chiedere di essere curati\e. In attesa del servizio sanitario, l’associazione "Lo specchio ritrovato" ha attivato uno sportello con l’ausilio della Circoscrizione uno di Torino, che in pochi mesi è stato contattato da oltre cinquanta famiglie, a testimonianza della diffusine del problema. Trentamila euro l’investimento annuale che servirebbe, una goccia rispetto alla sanità regionale, ma la Regione Piemonte ha scelto di non rifinanziare la legge sui disturbi alimentari con fondi propri, affidandosi unicamente al fonda nazionale, peraltro insufficiente", conclude Conticelli.

"A sentire l'assessore Riboldi, che questa mattina ha disertato la Commissione, le attività della Regione per il contrasto ai disturbi del comportamento alimentare sono più che sufficienti: addirittura, nel bilancio sono state azzerate le risorse regionali con la esplicita dicitura "le risorse statali e regionali già impegnate garantiscono copertura sono al 2026"

Ma non c'è copertura di un bel niente. Il quadro confermato questa mattina nell'audizione delle associazioni Lo Specchio Ritrovato e Rinati sotto la mole è disastroso.

A partire dalla mancata applicazione della legge regionale approvata tre anni fa: i contributi dati alle associazioni sono miseri (350 euro al mese per 8 ore mensili di psicologo per quanto riguarda Lo Specchio Ritrovato), e mancano completamente gli investimenti in formazione di medici di base, pediatri e insegnanti, ma anche dello stesso personale sanitario impiegato nei reparti.

Ad oggi l'unico reparto dedicato è quello delle Molinette, con soli 7 posti letto attivi e 4 medici dedicati. Nel centro di Lanzo, un tempo eccellenza regionale, oggi mancano servizi continuativi di psichiatria. Le prestazioni dietologiche non sono prevista dai Lea regionali. I servizi di medicina territoriale sono totalmente carenti. I servizi di neuropsichiatria infantile sono anch'essi indeboliti nel loro organico e non riescono a dare le risposte adeguate al territorio. L'unico sportello psicologico attivato a Torino dalla Circoscrizione 1 grazie alla collaborazione con Specchio ritrovato rischia di chiudere per mancanza di fondi.

Intanto, il numero di casi è raddoppiato soprattutto tra bambine e bambini e per i primi accessi ai centri di salute mentale si attendono almeno 3 mesi, senza poi coordinamento con l'unico reparto ad oggi attivo.

È inaccettabile che le associazioni si debbano sostituire al pubblico, e ancora più inaccettabile è che centinaia di giovani e le loro famiglie vengano lasciati soli a pagarsi privatamente, quando possono, percorsi di cura lunghi e molto costosi.

Di fronte alla menzogna della Giunta che parla di fondi "sufficienti fino al 2026", abbiamo presentato diversi emendamenti al bilancio volti a ampliare i servizi per il contrasto ai disturbi del comportamento alimentare, ad aumentare le risorse strutturalmente dedicate ai servizi di salute mentale e a rafforzare la neuropsichiatria infantile. Una Regione che spende oltre 900.000 euro all'anno per la "vita nascente" tramite il ricco finanziamento di associazioni antiabortiste non può poi trattare così male le famiglie e i ragazze e le ragazze che già esistono e che affrontano una patologia così dolorosa e sempre più diffusa. Per questo noi proponiamo di usare quei fondi per queste cure", hanno sottilineato Alice Ravinale Capogruppo AVS Regione Piemonte Valentina Cera Consigliera AVS Regione Piemonte.

“L’obesità deve essere riconosciuta come malattia cronica e per i disturbi alimentari ci vorrebbe un reparto ospedaliero dedicato”. Queste sono alcune delle richieste emerse nel corso dell’audizione tenutasi nella quarta Commissione, presieduta da Luigi Icardi, con le delegazioni delle associazioni che si occupano di aiutare le persone colpite da obesità e dai disturbi alimentari.

comunicato stampa

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