Sono scesi in piazza per un flashmob a denunciare la situazione in cui sono costretti a lavorare gli educatori e gli oss che operano per le Cooperative sociali del comune di Torino e della Regione. Per dire “no alle soluzioni al ribasso” e chiedere “tariffe aggiornate” e il “rispetto del contratto nazionale”.
Si tratta di personale inquadrato con il contratto nazionale del Terzo Settore che lavora nei servizi residenziali e semi-residenziali.
Le motivazioni della protesta
Tra le motivazioni che li ha portati a protestare c’è il rinnovo dell’accreditamento 2025/26 con Regione e Comune che, stando a quanto riportano i presenti oggi, non avrebbero aggiornato le tariffe alla Cooperative a fronte di un aumento contrattuale del contratto collettivo.
"La Regione ha riconosciuto un aumento del 3,5% per i soli servizi residenziali, a partire dal 2024 - si legge in una nota che spiega le ragioni dell’iniziativa - Il Comune ha prorogato la scadenza per presentare richiesta di accreditamento al 31 marzo 2025, promettendo il medesimo adeguamento al 3,5 % della Regione. Tale micro aumento è risibile, in più non riguarda i centri diurni e i servizi territoriali. La situazione viene attualmente gestita in tavoli istituzionali tra enti e centrali cooperative e con diffide legali di alcune cooperative in realazione al non riconoscimento degli aumenti già in essere al momento del rinnovo.”
Si teme il 'ribasso'
Quello che oggi temono questi lavoratori è la “pratica del ribasso” che porterebbe a una rinuncia degli aumenti contrattuali, alla trasformazione a un lavoro più precario fino alla chiusura dei servizi.
"Lo scenario che si intravede è una grande e bella vetrina - si legge ancora nella nota - che nasconde la distruzione delle tutele collettive per tutti e che farà da modello per gli altri settori dei servizi non ancora direttamente coinvolti: dumping salariale, dequalificazione delle figure professionali coinvolte, fragilizzazione delle equipe di lavoro, finte progettualità per le persone con disabilità.”
"Vogliamo dire a chi non lavora a diretto contatto con le persone - concludono i partecipanti alla manifestazione - quale deve essere il rapporto operatore-utente, quante ore di lavoro diretto e quante di lavoro indiretto servono, l’assurdità del minutaggio, l’idiozia nel considerare la parte economica più decisiva di quella progettuale.”
"La nostra Italia, purtroppo, è rimasta ancorata a un sistema di welfare che risale agli anni ’80 - commenta Davide Tramonta oggi presente al flashmob - Non possiamo ignorare che le esigenze della società sono profondamente cambiate e che è necessario evolverci per rispondere ai bisogni attuali. È auspicabile garantire una paga dignitosa, modificare l'orario di lavoro e equiparare i titoli professionali di noi giovani educatori ed educatrici. È tempo di riconoscere il valore del nostro lavoro e di fare passi concreti verso un futuro più equo e giusto per tutti."