/ Politica

Politica | 13 febbraio 2025, 16:52

Carceri strapiene (non solo) in Piemonte: Europa Radicale propone il numero chiuso dei detenuti

L'iniziativa prevede misure alternative, inclusa la liberazione anticipata

Carceri strapiene in Piemonte: Europa Radicale propone il numero chiuso

Carceri strapiene in Piemonte: Europa Radicale propone il numero chiuso

Le carceri piemontesi sono al limite della capienza e il sovraffollamento sta minando le condizioni di vita dei detenuti e il lavoro degli agenti di polizia penitenziaria. Con questa denuncia Europa Radicale , da sempre sensibile al tema delle condizioni di vita dei detenuti, lancia la sua proposta: il numero chiuso. 

La proposta, realizzata insieme all'associazione radicale Adelaide Aglietta su ispirazione del modello inglese, chiede di limitare gli ingressi e favorire misure alternative alla detenzione, valutando caso per caso con l'intervento della magistratura.

Favorire le misure alternative al carcere

"Qualsiasi persona che vede il carcere di Torino, si rende conto che la struttura non è adatta al suo ruolo non essendo più un luogo di reinserimento, ma in cui gli individui escono in condizioni peggiori di prima – ha commentato Igor Boni di Europa Radicale – Il primo punto da risolvere è il sovrapopolamento, perché questi edifici strutturalmente non riescono a contenere tutti i detenuti. Dovremmo fare come la Gran Bretagna, in cui c'è il numero chiuso e non può esserci un'unità in più senza che qualcuna prima sia uscita".

"Se le carceri avessero il numero chiuso, non avremmo risolto i problemi, ma daremmo la possibilità di svolgere il lavoro ai poliziotti e una detenzione che rispetta i diritti – continua Boni – Il numero chiuso è una proposta che mettiamo sul tavolo, sarebbe bello trovare riscontro nei direttori degli istituti per poi rivolgersi al governo. Offriamo queste proposte ai carceri piemontesi, riteniamo che dal punto di vista politico sia un'azione davvero concreta". 

L'idea del numero chiuso dei detenuti

Luigi Debernardi, esponente dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, ha spiegato che il numero chiuso sarebbe soprattutto una provocazione: "Il numero chiuso non è la soluzione definitiva, ma una provocazione per aprire il dibattito sulla dignità dei detenuti e sulla necessità di un sistema rieducativo vero".

Oltre ai problemi di sovrapopolamento e problematiche strutturali, emergono anche criticità sociali tra cui l'istruzione e la mancanza di un mediatore culturale. 

"Abbiamo scoperto che l'istruzione degli adulti, nel carcere Lorusso e Cutugno, ha pochissimi studenti evidenziando così un grosso problema – ha segnalato l'ex professore dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti, Ennio Avanzi – Per esempio, a febbraio, ci saranno gli esami di norma per gli adulti ma i numeri di ammessi sono bassi: su 1440 carcerati sono solo in 6 ad essere stati ammessi agli esami, mentre gli insegnanti sono 15. Quasi a far pensare che ci siano più insegnanti che studenti". 

L'assenza dei mediatori culturali

"Al netto del sovrapopolamento e del servizio scolastico, un altro dato che scandalizza è che, a fronte di metà detenuti stranieri non c'è nemmeno un mediatore culturale nella struttura – ha spiegato Samuele Moccia, studente di Politica Internazionale – Abbiamo riscontrato, dopo un recente sopralluogo del 22 gennaio, che non ci sono ruoli di questo tipo, ma che spesso questa figura viene sostituita dai detenuti stessi".

Il numero chiuso, al fine di aprire il dibattito politico, è stato proposto simbolicamente anche ai sindacati che operano nelle carceri. Inoltre l'associazione Nessuno tocchi Caino, insieme a Europa Radicale e associazione Adelaide Aglietta, ha annunciato il calendario dei prossimi sopralluoghi: dove per i futuri appuntamenti l'attenzione sarà rivolta agli istituti del cuneese.

"Le soluzioni ci sarebbero anche, per esempio dovremmo incarcerare i colpevoli, in modo da ridurre il sovrapopolamento, solo dopo aver avuto un'udienza di convalida – ha raccontato il vice segretario generale dell'Osapp Gerardo Romano Inoltre c'è anche il problema della polizia, bisogna ribadire che gli agenti non sono aguzzini, ma che è il carcere a non essere più rieducativo".

"Carcere istituzione importante come la scuola"

"Il carcere è un'istituzione come la scuola, immaginate una classe con sessanta studenti, sarebbe impossibile fare lezione, per il carcere è la stessa cosa, ma nessuno prende provvedimenti perché è ormai un argomento che oggi non interessa – ha spiegato Silvja Manzi dell'associazione Nessuno Tocchi Caino – Per questo il numero chiuso è una proposta semplice ma efficace. Il governo attuale e il parlamento intero non metta la testa sotto la sabbia. Noi andremo avanti nelle nostre battaglie, a inizio marzo faremo un nuovo giro nelle carceri della provincia di Cuneo per tenere viva l'attenzione su questa realtà".

Marco D’Agostino

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A FEBBRAIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium