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Economia e lavoro | 10 febbraio 2025, 10:44

Gurit, si spegne il sole anche sulle rinnovabili? “Lavoravano anche nei weekend da tre anni, ora tutto finito”

L’azienda chiude e delocalizza in Cina: 56 lavoratori su 64 rischiano il posto. "Proprio nel momento in cui si punta sulle energie alternative"

Manifestazione di sindacati e lavoratori Gurit

Manifestazione di sindacati e lavoratori Gurit

Protesta davanti alla sede dell’Unione Industriali di Torino, questa mattina, per i lavoratori della Gurit di Volpiano. Una delle vertenze più strane del periodo, a Torino, perché di crisi non si parla. Ma 56 lavoratori su 64 sono a rischio di licenziamento da parte della multinazionale svizzera. Peraltro in un settore come quello delle energie rinnovabili, che da più parti viene descritto come uno dei più promettenti. Eolico e marittimo, le loro specialità.

Calo di commesse e tutti in Cina

L’azienda ha motivato la decisione con un drastico calo delle commesse, che non consente di proseguire l’attività produttiva, anche a causa della crescente concorrenza cinese e del costo elevato dell’energia nel nostro Paese, fattori che hanno portato la società a delocalizzare proprio in Cina.

Lavoravamo anche sabato e domenica 

Ci chiediamo il perché di questa decisione - dice Luigi Palopoli, Uiltec -. Da tre anni c’erano turni a ciclo continuo, compreso sabato e domenica e avevamo addirittura chiesto assunzioni. Non si è mai fatta cassa integrazione e si era stabilito un indennizzo di 30 euro per chi lavorava nei fine settimana. Ci sono addirittura lavoratori mandati a insegnare in altri stabilimenti in Cina o Turchia”.

Nulla da perdere

Siamo pessimisti, ma non abbiamo nulla da perdere e ci attiveremo anche a livello nazionale - prosegue -, visto che la politica parla di rinnovabili e si fanno spese da Paesi stranieri. Compreremo pale eoliche dalla Cina?”.

Strategia sbagliata

Abbiamo chiesto di vedere il presidente del consiglio di amministrazione (lo svedese Sven Daniel Dalmqvist, ndr) per capire meglio la situazione - aggiunge Carlo Giunta di Filctem - anche se hanno già detto che è per tagliare i costi. Ma ci sono soluzioni alternative, ci sono ammortizzatori sociali. E poi ci pare una strategia sbagliata anche per l’azienda perché vorrebbe dire consegnare il settore alla Cina”. “Hanno già chiuso qualcosa in Turchia e Danimarca, rimane qualcosa in Spagna. Ma certe lavorazioni le fanno solo loro”.

Massimiliano Sciullo

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