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Cronaca | 10 febbraio 2025, 19:09

VOCI DELLA CRISI. Giuseppe (Gurit): "Io, ingegnere con un dottorato, ora non so dove cercare lavoro"

A 32 anni è uno dei volti della vertenza che coinvolge la sede di Volpiano della multinazionale svizzera che vuole delocalizzare in Cina: "C'è stato un calo, ma gli ordini ci sono. Questa è una scelta manageriale"

persona in primo piano

Giuseppe, 32 anni, dipendente della Gurit di Volpiano

Giuseppe ha 32 anni, da quasi quattro anni abbondanti lavora in Gurit Italia e c'è anche lui, di fronte all'Unione Industriali di Torino a manifestare contro la chiusura dello stabilimento di Volpiano da parte della multinazionale svizzera.
Una doccia gelata, per un'azienda che gode di buona salute e che opera in un comparto - quello delle energie rinnovabili - che è tra quelli considerati in maggiore espansione a livello globale. Alle porte di Torino si occupano soprattutto di pale eoliche e di settore marittimo. "Lavoro qui da circa quattro anni e mi sono occupato di attività anche a livello globale, per l'azienda: ho collaborato anche con il sito Gurit che si trova in Cina, ma anche con l'India e la Turchia". 

Era nell'aria questa decisione da parte dell'azienda?
"Per nulla. Certo, c’è stato un calo, ma come in tutti i settori in questo periodo. Però a livello di top management hanno deciso di spostare i nostri ordinativi sullo stabilimento in Spagna e la produzione in Cina". 

Gurit Italia funziona, insomma.
“Certo. Gli ordini ci sono e i clienti sono entusiasti del nostro lavoro, ma solo stati dirottati in Cina dal management. La stessa cosa hanno fatto, queste persone, con un'altra azienda che lavorava a Longarone. Sono gli stessi". 

Siete preoccupati, per il vostro futuro?
"C’è molta apprensione, la crisi che colpisce altri settori come l’automotive di fatto limita la possibilità di trovare lavoro in altre situazioni. E pensare che io ho un dottorato di ricerca al Politecnico, dove mi sono laureato in ingegneria dei materiali”.

Cosa si può fare, adesso?
Siamo qui per far sentire la nostra voce, ma anche per dire che la politica in tutto questo non ci aiuta: a livello italiano, ma anche europeo, parlano tanto di energie alternative e rinnovabili, ma poi non si fa nulla di concreto. E succedono situazioni come la nostra”.

Massimiliano Sciullo

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