Attualità - 08 febbraio 2025, 17:22

"Mal'Aria di città 2025": Torino bocciata per smog e mobilità urbana

Il rapporto annuale di Legambiente evidenzia le carenze del capoluogo piemontese. Anche se c'è chi sta peggio: Frosinone, Milano e Verona maglie nere

"Mal'Aria di città": Legambiente boccia Torino in tema di smog e mobilità urbana

Solo cinque anni ci separano dai nuovi limiti europei sulla qualità dell'aria, ma le città italiane sono drammaticamente impreparate: l'aria resta irrespirabile e i livelli di inquinamento attuali sono ancora troppo distanti dai parametri che entreranno in vigore nel 2030. È quanto emerge dal nuovo report di Legambiente "Mal'Aria di città 2025", che l’associazione ambientalista ha lanciato nel giorno di avvio della sua campagna itinerante Città2030, come cambia la mobilità .

Una campagna di mobilitazione che, fino al 18 marzo, attraverserà le città italiane per capire quanto manca alle aree urbane per avere un sistema di trasporto sostenibile, efficiente, accessibile e che renda le strade più sicure, a partire dagli utenti più deboli come i pedoni e i ciclisti. 

Frosinone, Milano e Verona maglie nere

Il report Mal’Aria ha analizzato nei capoluoghi di provincia i dati relativi alle polveri sottili (PM10) e al biossido di azoto (NO2). Nel 2024, 25 città, su 98 di cui si disponeva del dato, hanno superato i limiti di legge per il PM10 (35 giorni all'anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo), con 50 stazioni di rilevamento – dislocate in diverse zone dello stesso centro urbano. In cima alla classifica troviamo Frosinone (Frosinone scalo) per il secondo anno di fila e Milano (centralina di via Marche), il capoluogo laziale con 70 giorni oltre ai limiti consentiti, quello lombardo con 68 giorni. Nel capoluogo lombardo, anche le centraline di Senato (53), Pascal Città Studi (47) e Verziere (44) hanno superato il tetto massimo.

Al terzo posto assoluto si posiziona Verona, con Borgo Milano a quota 66 sforamenti (l’altra centralina, Giarol Grande, si è fermata a 53), seguita da Vicenza-San Felice a 64. Anche altre centraline vicentine hanno superato i limiti: Ferrovieri con 49 giorni e Quartiere Italia con 45. Segue Padova, dove la centralina Arcella ha registrato 61 sforamenti e Mandria 52, mentre a Venezia via Beccaria ha toccato quota 61. Nel capoluogo veneto altre quattro centraline hanno superato i limiti: via Tagliamento con 54 giorni, Parco Bissuola con 42, Rio Novo con 40 e Sacca Fisola con 36.

Male anche Torino in tema di smog

Non si sono salvate neanche le città di Cremona, Napoli, Rovigo, Brescia, Torino, Monza, Modena, Mantova, Lodi, Pavia, Catania, Bergamo, Piacenza, Rimini, Terni, Ferrara, Asti e Ravenna.  

Una situazione di picco, quella dello sforamento del limite giornaliero di PM10, che in molti casi ha riguardato molte centraline della stessa città. Un quadro che secondo Legambiente rivela come l'inquinamento atmosferico sia un problema diffuso e strutturale, ben più esteso di quanto amministratori locali e cittadini vogliano ammettere. 

Tante le città "fuorilegge" per i valori di PM10

Se per le medie annuali di PM10 e NO2 nessuna città supera i limiti previsti dalla normativa vigente, lo scenario cambierà con l’entrata in vigore della nuova Direttiva europea sulla qualità dell'aria, a partire dal 1° gennaio 2030. Per il PM10, sarebbero infatti solo 28 su 98 le città a non superare la soglia di 20 µg/mc, che è il nuovo limite previsto.

Al 2030, 70 città sarebbero dunque fuorilegge. Tra le città più indietro, che devono ridurre le concentrazioni attuali tra il 28% e il 39%, si segnalano Verona, Cremona, Padova e Catania, Milano, Vicenza, Rovigo e Palermo. Il quadro non migliora con il biossido di azoto (NO2): oggi, il 45% dei capoluoghi (44 città su 98) non rispetta i nuovi valori di 20 µg/m³. Le situazioni più critiche si registrano a Napoli, Palermo, Milano e Como, dove è necessaria una riduzione compresa tra il 40% e il 50%. 

"Con soli cinque anni davanti a noi per adeguarci ai nuovi limiti europei al 2030, dobbiamo accelerare drasticamente il passo - dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente - È una corsa contro il tempo che deve partire dalle città ma richiede il coinvolgimento di regioni e governo. Servono azioni strutturali non più rimandabili: dalla mobilità, con un trasporto pubblico locale efficiente e che punti drasticamente sull’elettrico e più spazio per pedoni e ciclisti, alla riqualificazione energetica degli edifici, fino alla riduzione delle emissioni del settore agricolo e zootecnico, particolarmente critico nel bacino padano. Le misure da adottare sono chiare e le tecnologie pronte: quello che manca è il coraggio di fare scelte incisive per la salute dei cittadini e la vivibilità delle nostre città”. 

Gli interventi suggeriti da Legambiente

Per uscire dall'emergenza smog - evidenzia Legambiente - servono politiche strutturali che incidano tutti i settori corresponsabili dell'inquinamento. Le priorità sono:  

  • Ripensare la mobilità urbana, mettendo le persone al centro: da un lato potenziare con forza il trasporto pubblico che deve essere convertito con soli mezzi elettrici entro il 2030, dall'altro avviare uno stop progressivo ma anche incisivo ai veicoli più inquinanti nei centri urbani, creando una rete diffusa di aree pedonali e percorsi ciclopedonali, perseguendo il modello della "città dei 15 minuti”, creando Low Emission Zones e usando politiche come Città30, già attivata con successo a Bologna, Olbia e Treviso. 
  • Accelerare la riconversione degli impianti di riscaldamento, mappando quelli esistenti e programmando l'abbandono progressivo delle caldaie a gasolio, carbone e metano in favore di sistemi come le pompe di calore a gas refrigeranti naturali; 
  • Intervenire sul settore agrozootecnico, specialmente nel bacino padano dove le condizioni geografiche e meteorologiche favoriscono l'accumulo di inquinanti, riducendo gli allevamenti intensivi e le conseguenti emissioni di metano e ammoniaca attraverso l'implementazione di buone pratiche come la copertura delle vasche e il controllo degli spandimenti; 
  • Integrare le politiche su clima, energia e qualità dell'aria, considerando anche il ruolo del metano nella formazione dell'ozono troposferico. 

Mal’Aria in Piemonte: tutti i numeri

In Piemonte si assiste ad un calo delle concentrazioni degli inquinanti. 
Alessandria, che negli anni passati vedeva una situazione fortemente negativa, non registra superamenti alla soglia di legge, con 32 sforamenti giornalieri del limite di 50 ug/m3. Asti risulta fuori legge sulla centralina “D’acquisto” con 37 superamenti dei valori di riferimento. Torino supera i livelli normativi in quattro centraline delle cinque prese in esame: Grassi (36 sforamenti giornalieri); Lingotto (55 sforamenti giornalieri); Rebaudengo (55 sforamenti giornalieri); Rubino (41 sforamenti giornalieri). Non si registrano sforamenti relativi agli ossidi di azoto. 

“Nel 2024 le concentrazioni degli inquinanti sono sensibilmente calate – dichiara Alice De Marco, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – In assenza di quei provvedimenti strutturali che chiediamo a gran voce da tempo, il calo registrato negli ultimi due anni è da attribuirsi alle eccezionali condizioni meteo registrate: nell’inverno 2023/2024 le precipitazioni sono state superiori alla media degli anni 1991-2020 con un surplus di 87.9 mm (pari al 60%); la primavera ha battuto i record storicidegli ultimi 70 anni, con 30 giornate di “pioggia significativa” registrati a metà maggio (quasi il doppio di quanto osserviamo in una primavera “normale”) ed un surplus di 300.6 mm (pari al 102%) rispetto alla norma degli anni 1991-2020. Ciò detto resta il fatto che dal 2030 i limiti normativi che entreranno in vigore saranno più stringenti e a parte Biella, Cuneo e Verbania nessun altro capoluogo risulterebbe entro i limiti. Il calo delle emissioni è ancora troppo lento, per questo riteniamo sia necessaria un’accelerazione decisa attraverso politiche coraggiose ed ambiziose. È evidente come la strada da fare sia ancora molta, a tutela della qualità dell’aria piemontese e della salute pubblica”. 

Appuntamento a Torino il 27 febbraio

Il tour 2025 di Legambiente, partito il 4 febbraio a Milano, proseguirà verso Genova (11 -12/02), Firenze (13 -14/02), Prato (14/02), Modena (22/02), Bologna (24/02), per approdare Torino il 27 febbraio e concludersi a Roma il 17-18 marzo.

redazione