I prezzi al litro di benzina e diesel aumentano, ma chi li vende guadagna sempre meno. C'è un paradosso che affligge il mondo dei trasporti, in questi mesi. Addirittura anni. E non si tratta solo del trasporto "professionale". Si parla di costo dei carburanti, che toccano da vicino tutti coloro che hanno un mezzo cui fare rifornimento. Ma a farne le spese, insieme agli utenti della strada, sono gli stessi benzinai.
Di nuovo a quota due euro al litro
"La situazione è disastrosa - spiega Vincenzo Nettis, presidente della Faib Confesercenti per la provincia di Torino -: è dall'inizio dell'anno che i prezzi sono in continua salita, a parte qualche lieve flessione che però è marginale. In modalità servito si arriva a quota 2 euro al litro, mentre in iperself si scende un po', ma siamo comunque a livelli preoccupanti e si vedono già contrazioni nelle vendite".
Per cercare di risparmiare, infatti, i clienti provano nuove strade: "Cercano alternative: si recano alle pompe bianche, che però hanno sistemi di monitoraggio diversi rispetto alle grandi aziende. Oppure cambiano proprio mezzo di trasporto per spostarsi: bus, monopattini e così via".
Il paradosso dei benzinai
Ed è qui che si innesca il paradosso. Con l'aumento dei prezzi alla pompa, i benzinai non vedono fiorire gli affari. Anzi. "Più costa cara la benzina, meno si guadagna - spiega Nettis -: non prendiamo infatti una percentuale sull'incasso, ma una porzione legata ai litri venduti. E così, se la gente fa meno benzina e compra meno litri, anche noi soffriamo a mettere su uno stipendio normale".
In particolare, la percentuale è di 4 centesimi al litro: "Peraltro lordi, quindi si arriva a circa 2 centesimi netti. Cui si sommano i costi di gestione del distributore e i costi monetari: sempre più clienti pagano anche solo 10 o 20 euro con carta e bancomat e si tratta di un altro carico per il gestore".
La situazione in Piemonte
A vivere questa situazione sono circa 1700 punti vendita in tutta la Regione. E tanti stanno chiudendo. "Succede così che le grandi compagnie finiscono per affidare 4-5 punti vendita allo stesso operatore, ma restano di fatto semi-aperti, senza un vero servizio", sottolinea ancora Nettis. "Noi siamo sentinelle, percepiamo il malessere della gente. Cerchiamo di resistere, anche a quella riforma che vorrebbe precarizzare ulteriormente il settore che vorrebbe cambiare il contratto di comodato 6+6 a contratti d'appalto per periodi di tempo sempre più brevi. Siamo sempre commercio di prossimità e come tale vogliamo essere tutelati".
Il ruolo del Governo
Essendo materia nazionale, ovviamente, la palla passa al Governo. "Questo esecutivo, al momento in cui si è insediato, ha reintrodotto circa 30 centesimi di accise al litro che erano state sospese dal Governo Draghi: è successo in due tranche da 18 e 10. E si è pensato che fossero i gestori a speculare sui prezzi della benzina, aumentando così la tensione sociale". Tanto che si è arrivati anche all'obbligo dell'esposizione del cartello con il prezzo medio regionale da aggiornare quotidianamente: "Tar e il Consiglio di Stato ci hanno dato ragione: non è onere del gestore aggiornare i prezzi medi. Ma poi sono prezzi su cui non siamo noi a incidere: decide la compagnia di carburanti e, per circa il 60% del prezzo, è lo Stato a pesare".