Oggi incontriamo :
Cinzia Dutto, 49 anni, scrittrice e blogger. La sua passione per la montagna nasce dall’infanzia; il nonno, un partigiano, aveva una baita nelle valli piemontesi. Dice di sé : “Non ho mai fatto vacanze al mare: finita la scuola, si saliva con la famiglia in Valle Stura e si restava tutta l’estate; lì ho vissuto momenti indimenticabili, che hanno plasmato il mio amore per quei luoghi.”
Quando la montagna è diventata un elemento imprescindibile?Il momento decisivo è stato quando ho scelto di trasferirmi a vivere in baita. Per anni era solo il rifugio dei weekend, ma mi sentivo così bene che ho deciso di farne casa mia. Ho vissuto a oltre 1200 metri s.l.m, nelle valli di Borgo San Dalmazzo in provincia di Cuneo; in quel periodo lavoravo con la PET Therapy, occupandomi di ragazzi diversamente abili. Poi ho iniziato ad interessarmi al mondo degli asini e ho aperto una “asineria”, per attività riabilitative e di trekking. Mi chiamavano la “ragazza degli asini” perché vivevo davvero come Heidi, in una struttura che comprendeva agriturismo, stalle e una ludoteca. Sono stati 12 anni intensi e ricchi di significato.
Ci sono stati momenti difficili?
Purtroppo sì. Anche se cavalchi l’onda dei sogni, a volte la vita ti costringe a lasciarli andare. È successo a me: per problemi personali ed economici, mi sono trovata sola con mio figlio di cinque anni e 18 asini. Non potevo più portare avanti quell’attività e mi sono dovuta reinventare.
Raccontaci?
Avevo 39 anni, sono andata a lavorare in fabbrica perché avevo bisogno di mantenere la mia famiglia. Era il completo opposto della mia vita precedente e dopo due anni di turni e sacrifici, ho avuto un brutto incidente tornando a casa di notte. Quell’episodio mi ha fatto riflettere profondamente, e mi sono chiesta cosa desiderassi davvero per la mia vita. Anche se il mio sogno si era infranto, potevo raccontare i sogni degli altri. Così ho iniziato a scrivere.
Parliamo della tua attività di scrittrice?
All’inizio ho scritto di resistenza, ispirata dalla vita di mio nonno partigiano, poi la montagna è tornata al centro. Dopo il periodo buio in fabbrica, ho aperto un blog che si chiama “Il Pensatoio" e raccoglie storie di persone che hanno mollato tutto per vivere a contatto con la natura. Non racconto solo i luoghi, ma veri e propri “sogni” di chi ha scelto di cambiare vita e ce l’ha fatta.
Storie che ti hanno colpito particolarmente?
Me ne vengono in mente due, in particolare. Un medico nucleare e sua moglie, responsabile di un’agenzia di viaggi, che hanno lasciato tutto per aprire un’attività in montagna dove si arriva solo a piedi. Erano estranei a quel mondo, per fare un esempio lui ha imparato ad usare il decespugliatore con un tutorial su YouTube! Un’altra storia che amo ricordare, è quella di due fotografi del National Geographic che viaggiavano in giro per il mondo in luoghi straordinari. Ma un giorno, mentre si trovavano in Patagonia per un servizio, uno dei due si è girato verso l’altro e ha detto: “A te non manca la bagna cauda?”. Quella frase, semplice ma potentissima, li ha portati a lasciare il loro lavoro per tornare nelle montagne piemontesi, al loro paese natale. Hanno trasformato una vecchia casa in un bed & breakfast accogliente, dove la bellezza dei luoghi trova radici profonde. Ognuna di queste storie mi ha dato la forza di continuare per la mia nuova strada.
Pensi di aver ispirato qualcuno?
Credo di sì, molti mi scrivono per dirmi che le mie storie li hanno motivati; persone che non frequentavano la montagna ora la esplorano, incuriosite dai racconti. Ho anche ricevuto richieste di aiuto, per trovare nuove opportunità di vita; ma la montagna è anche rinuncia e sacrificio. Mollare tutto non è facile, ci vuole una grande consapevolezza delle vere priorità personali; tuttavia le valli piemontesi, sanno regalare “quel buon vivere in natura” che può ripagare per scelte economicamente svantaggiose. Sembra un libro dei “sogni”, eppure ci sono persone che li hanno realizzati davvero.
Parliamo dei tuoi libri?
Le storie che ho raccolto sono confluite in due libri: “Echi dalle terre alte e Montagne da vivere.” Potrebbero sembrare guide turistiche, ma sono molto di più; perché raccontano le persone e le loro scelte straordinarie. Non suggerisco di visitare un luogo solo per la sua bellezza, ma per incontrare anche chi ci vive. Un libro a cui tengo particolarmente si chiama invece “La Stagione”, parla di donne e di rinascita; un viaggio interiore nell’emisfero femminile dove le avversità si trasformano in un motore di cambiamento.
Di cosa si tratta?
È una celebrazione della resilienza. Una donna “pastore” che torna alle sue origini, un’altra che supera un periodo di violenze e ritrova sé stessa in montagna, una madre che trasforma un lutto in una nuova opportunità di vita, e una novantenne che affronta la solitudine tra i monti. Quattro storie diverse, ma unite dalla stessa forza propulsiva verso un futuro possibile. Un libro che parla a tutte le donne che pensano di non farcela, ricordando loro che le radici profonde non gelano mai.
Se la Cinzia di oggi potesse parlare alla Cinzia della fabbrica?
Le direbbe: è solo un momento, devi passarci. Ma dentro di te c’è tutta la caparbietà per uscirne e reinventarti. Non esiste un’età o un momento giusto: esisti tu, con i tuoi progetti, e la forza di realizzarli.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Vorrei organizzare dei tour alla scoperta delle persone che vivono in questi luoghi isolati e meravigliosi. Non solo posti ma storie che possano unire le valli, creando una rete; perché la montagna, alla fine, deve essere un grande coro che trova la stessa nota !