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Attualità | 23 gennaio 2025, 07:02

Veleni nell'acqua? Secondo GreenPeace a Torino e Bussoleno sono tra i Comuni più a rischio

Gli esperti: "Contaminato quasi l'80% dei campioni raccolti, situazione che comprende tutte le regioni". Per il Piemonte, male anche Novara e l'Alessandrino

acqua raccolta da una persona presso una fontana

Torino e Bussoleno sono tra i Comuni più a rischio secondo GreenPeace

Allarme Pfas, nell'acqua che beviamo in Italia. E anche Torino si trova nel bel mezzo del problema. La sigla rappresenta le sostanze cosiddette "poli- e per-fluoroalchiliche" e, secondo gli esperti di Greenpeace che hanno analizzato campioni lungo tutta la penisola, si trovano nel 79% dei casi, coinvolgendo tutte le regioni. 

L'esito della ricerca è stato presentato a Roma. Tra le molecole più diffuse: il cancerogeno PFOA (nel 47% dei campioni), seguito dal composto a catena ultracorta TFA (in 104 campioni, il 40% del totale, presente in maggiori quantità in tutti quei campioni in cui è stato rilevato) e dal possibile cancerogeno PFOS (in 58 campioni, il 22% del totale). 

Torino, Bussoleno e non solo

Livelli elevati di queste sostanze, in particolare, sono state registrate in numerosi comuni del Piemonte: a Torino, appunto, ma anche a Novara e in alcuni Comuni dell’Alessandrino, ma anche a Bussoleno, in Valle di Susa. 

Secondo le evidenze raccolte da Greenpeace Italia con la campagna “Acque senza veleni”, milioni di persone nel nostro Paese hanno ricevuto nelle loro case acqua contaminata da alcuni PFAS classificati come cancerogeni, la cui presenza è considerata inaccettabile in molte nazioni. Infatti, confrontando i risultati con i limiti vigenti in altri Paesi, dalla raccolta dati di Greenpeace è emerso, ad esempio, che il 41% dei campioni analizzati supera i parametri danesi e il 22% supera i valori di riferimento negli Stati Uniti.

Focus sul Piemonte

Il Piemonte, peraltro, è particolarmente in difficoltà quando si parla di TFA, la molecola del gruppo dei PFAS più diffusa sul pianeta, per cui nel nostro Paese non esistono dati pubblici. Il TFA è una sostanza persistente e indistruttibile ancora oggetto di approfondimenti scientifici che, per le sue stesse caratteristiche, non può essere rimossa mediante i più comuni trattamenti di potabilizzazione. Il comune di Castellazzo Bormida (provincia di Alessandria) ha mostrato i valori più elevati (539,4 nanogrammi per litro), seguito da Ferrara (375,5 nanogrammi per litro) e Novara (372,6 nanogrammi per litro). Concentrazione molto alta si registra anche a Torino e Casale Monferrato. La Sardegna (77% dei campioni positivi), il Trentino Alto Adige (75% dei campioni positivi) e il Piemonte (69% dei campioni positivi) sono le Regioni in cui la contaminazione da TFA è risultata essere più diffusa.

"È inaccettabile che, nonostante prove schiaccianti sui gravi danni alla salute causati dai PFAS, alcuni dei quali riconosciuti come cancerogeni, e la contaminazione diffusa delle acque potabili italiane, il nostro governo continui a ignorare questa emergenza, fallendo nel proteggere adeguatamente la salute pubblica e l’ambiente - afferma Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia -. Ancora oggi non esiste nel nostro Paese una legge che vieti l’uso e la produzione dei PFAS. Azzerare questa contaminazione è un imperativo non più rinviabile. Il governo Meloni deve rompere il silenzio su questa crisi: la popolazione ha diritto a bere acqua pulita, libera da veleni e contaminanti".

Da tempo Greenpeace Italia ha lanciato una petizione che chiede al nostro Governo di mettere al bando l’uso e la produzione di tutti i PFAS, sostituendoli con alternative più sicure e già disponibili nella quasi totalità dei settori industriali. La petizione, sottoscritta da oltre 136mila persone, non ha trovato ancora alcun riscontro nell’azione legislativa.

Massimiliano Sciullo

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