L’atto di bere qualcosa in compagnia è divenuto nel tempo l’icona assoluta di convivialità e condivisione, che essa avvenga tra familiari o con amici e conoscenti. Quando ci si immerge in occasioni di questo genere l’attenzione tende spesso a ricadere sul bartender e gli armoniosi movimenti che esegue shaker alla mano, da sempre un motore di curiosità intriso di grande fascino.
Sono in tanti, infatti, i professionisti del settore che oggi esercitano l’arte del drink making proprio grazie a episodi simili, catturati dall’interessante e vasto mondo della mixology.
Che si sia un professionista o dei semplici appassionati intenti a investire nell’ambito, ciò che non può assolutamente mancare nel proprio arsenale di strumenti è indubbiamente lo shaker, iconico attrezzo che ha reso leggendaria l’aura dei bartender. Esso è infatti essenziale affinché gli ingredienti necessari alla preparazione di un qualsiasi cocktail vengano miscelati adeguatamente, andando a creare l’amalgama di cui è possibile godere in bar, pub e cocktailerie. Esistono tuttavia diversi tipi di shaker per barman, ognuno con le proprie peculiarità e caratteristiche.
Boston Shaker
Il Boston Shaker è uno dei più conosciuti e comuni. Esso è composto da due parti generalmente fatte d’acciaio, una più piccola, chiamata half tin, e l’altra di dimensioni maggiori, che prende il nome di tin. Talvolta tuttavia l’half tin viene utilizzato in vetro, come ad esempio nel caso di bicchieri che vanno a sostituire il classico tin d’acciaio.
La particolarità di questo shaker risiede nell’alta capacità di ossigenazione che garantisce, il che lo rende ideale specialmente per drink che prevedono succhi o polpe di frutta.
Cobbler Shaker
Il Cobbler è probabilmente quello più popolare e iconico in assoluto, oltre che il tipo di shaker meno recente. A differenza del Boston, questo è composto da tre parti in acciaio, ovvero il tin classico, dove vengono inseriti tutti gli ingredienti, un tappo forato che funge da filtro al momento del versamento del drink nel bicchiere e un ulteriore tappo chiuso utilizzato al momento durante la shakerata per evitare che gli ingredienti fuoriescano.
Questo tipo di shaker risulta essere particolarmente indicato per tutti quei cocktail che prevedono mix di alcolici al loro interno, il che lo rende uno strumento irrinunciabile per chiunque si dedichi alla preparazione di drink.
Parisienne
La variante francese del Boston Shaker presenta le stesse caratteristiche strutturali del modello originario americano, ma è caratterizzata da forme molto eleganti. Questa peculiarità lo rende probabilmente uno degli shaker più difficili da maneggiare, in quanto la presa su di esso non è esattamente comoda e immediata.
Rispetto al Boston, il Parisienne offre una minore ossigenazione, rivelandosi ottimale anche per quei cocktail che fanno uso di panna, che all’interno di questo strumento viene molto ben emulsionata.
Quale shaker scegliere?
Ognuna delle tipologie di shaker menzionate nei precedenti paragrafi si presenta ideale per determinati tipi di cocktail, ma quale di queste conviene scegliere?
Se si è dei professionisti del settore è altamente consigliabile averli tutti e tre, in modo da avere una massima copertura nella preparazione delle ricette. Al contrario chi si diletta nel cocktail making potrebbe iniziare investendo sul Cobbler Shaker, in quanto si presenta come ottimo per preparare grandi classici della mixology, e in generale, è molto versatile.