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Attualità | 17 gennaio 2025, 16:10

Materie prime e dinamiche geopolitiche: quando l'utilizzo di uno smartphone influenza le sorti del pianeta

Il direttore del CNR di Pisa Andrea Dini ne ha parlato in dialogo con Luigi Civalleri nell'incontro di Giovedì Scienza

L'importanza delle materie prime al centro di una interessante conferenza

L'importanza delle materie prime al centro di una interessante conferenza

Quante volte al giorno utilizziamo uno smartphone per effettuare una chiamata o una videochiamata, inviare un messaggio, pubblicare contenuti sui social o, semplicemente, navigare sul web? 

In una società massicciamente votata al consumismo, tendiamo a conferire maggiore importanza al bene materiale "fatto e finito", piuttosto che a tutte le fasi previste ai fini del suo assemblaggio ed ai costituenti di cui si compone. E, in ultimo, anche all'eventuale limitatezza di questi ultimi. 

Nessuna domanda in proposito, dunque. 

Nel caso specifico, il telefonino è composto da metalli. Siamo abituati ad immaginarli in fili o lamine, caratterizzati da una maggiore o minore plasticità a seconda della tipologia in questione. 

Ma da cosa si ricavano? 

Per rispondere a questo quesito, bisogna fare riferimento al substrato, ossia alla composizione del terreno. In particolare, i metalli vengono estratti da miniere, ossia da cavità rocciose sotterranee, oppure da cave a cielo aperto. In seguito, a seguito delle varie fasi di lavorazione, si giunge fino al prodotto finito che può presentarsi in varie forme. A sua volta, il metallo nella sua forma finale viene poi utilizzato per la produzione dell'oggetto. 

Quando si pensa a quest'ultimo, quindi, non si può sottovalutare tutto il processo necessario per poter utilizzare i metalli che lo compongono, come ha evidenziato Andrea Dini, direttore dell'istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR di Pisa, in dialogo con Luigi Civalleri.  

Vi sono poi le dinamiche di carattere geopolitico relativamente alla produzione dei minerali necessari ai vari prodotti in uso, e il discorso sulle cosiddette terre rare ne è un esempio. Il trasferimento di gran parte delle attività di estrazione e trasformazione dei metalli in paesi lontani ha contribuito a distogliere ulteriormente l'attenzione da questi processi, conducendo alle recenti crisi. L'Europa ha cercato di cambiare rotta con la promulgazione del Critical Raw Materials Act del 2024 affrontando, tra le altre cose, la questione della dipendenza da pochi paesi produttori. 

Ma l'Italia come si pone? Può offrire il suo contributo, ad esempio riattivando qualche miniera dismessa? 

È quello che i relatori si augurano, perché il nostro Paese ritorni ad essere più attivo in questo scenario. 

Federica De Castro

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